Da quando Jungkook aveva dato di matto e l'aveva picchiato, Jung-hee era stato molto più attento e circospetto nei suoi confronti, cessando immediatamente di dargli fastidio ... principalmente perché i suoi genitori lo avevano avvisato che non era il caso di dare fastidio ad un Jeon.

A Jungkook piaceva che quei tre stessero sempre in guardia, adesso che la situazione era cambiata.

Gli provocava una certa soddisfazione sapere che solo conoscere il suo nome e le sue implicazioni ora li teneva buoni e alla larga.

Jungkook non amava suo padre né apprezzava i suoi metodi di insegnamento, ma su una cosa doveva aver ragione, se quello era ciò che si provava quando gli altri ti riconoscevano superiore. Superiore perché avevi maggior potere, perché avevi più soldi.

Jungkook non aveva mai nemmeno una volta usato il nome di suo padre per avere dei favori o per farsi ascoltare, ma cominciava a credere che forse avrebbe dovuto farlo.

«Jeon» lo riconobbe l'altro e Jungkook provò ancora più soddisfazione. Sì, lui era Jeon Jungkook.

«Stai ancora dietro a Taehyung, Jung-hee?» chiese, alzando un sopracciglio.

I tre si guardarono.

Jungkook sapeva che il suo atteggiamento li confondeva. Erano passati mesi e mesi da quando il piccolo Kookie era impazzito e gli era saltato addosso. Jeon Jungkook era più forte di Kookie, era più importante.

Non parlava con la sua piccola vocina infantile, il suo corpo mingherlino non era più un ostacolo perché dopo la fatica degli allenamenti, anche se non arrivava al livello dei suoi coetanei, era comunque più forte e resistente di quello del piccolo Kookie.

Ora manteneva lo sguardo fisso, aveva la schiena dritta.

«Perché?»

«Voglio sapere che cosa fa a scuola. Se è in qualche progetto, o se ha ancora l'insegnate di sostegno» disse lui, senza che la sua voce cambiasse il suo tono assertivo.

Jung-hee ridacchiò: «Credevo che foste migliori amici, ragazzini»

«Credi quello che ti pare. Voglio una risposta»

I tre davanti a lui ritornarono in silenzio e si scambiarono delle occhiate.

Jung-hee, alla fine, alzò le spalle e si accese una sigaretta: «So che i suoi voti sono migliorati e che ora è in quello stupido club di checce»

«Quale club?» chiese Jungkook, infastidito dall'odore acre della sigaretta.

«Quello di teatro. È pieno di femmine e lui è l'unico maschio. Fanno un sacco di esercizi scemi, roba zen e yoga che fa ridere i polli» si passò la lingua sulle labbra, mentre aveva ancora la sigaretta in mano. «Ci va tre volte alla settimana»

«Mmm» Jungkook abbassò lo sguardo e rifletté.

Era una cosa buona che Taehyung avesse cominciato a fare qualcosa che gli piaceva e che riempisse le sue giornate solitarie. Jungkook non aveva il minimo dubbio che sarebbe riuscito molto bene: Taehyung era sicuramente portato per quella disciplina.

«Vuoi una sigaretta?» gli chiesero i ragazzi più grandi. Lui fece una smorfia e se ne andò, senza rispondere.

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