il lavoro part-time

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Iniziavo il mio primo giorno di lavoro part-time in un caldo giorno d'estate, purtroppo uno qualunque, né più afoso, né più fresco di altri, con ansia e agitazione, come ogni giorno da quando riesco a ricordare.
Iniziavo a lavorare in un bar in un quartiere degradato e dimenticato di Seoul, tanto per guadagnare il minimo indispensabile per la mia sopravvivenza. Non si stava male, però, nel mio appartamento di cinquanta metri quadrati in cui regnava la solitudine e l'inquietante sensazione che qualcuno sarebbe potuto entrare dalla finestra rotta da un momento all'altro. Insomma, si stava una favola.
Nonostante ciò, tiravo avanti.
Avevo un bel gruppetto di amici e un sogno per il quale stavo lavorando da un po'. Ma a questo ci arriveremo più tardi.

"merda non ci posso credere" fu ciò che pensai con un espressione in cui si poteva leggere la parola "terrore" mentre osservavo ciò che la mia nuova tinta blu aveva lasciato sull'uniforme da lavoro. Sì, avevo dormito con quella adosso in caso me ne fossi dimenticato la mattina seguente appena uscito di casa.
Mi faceva un vitino stretto ed accentuava quanto le mie gambe fossero storte, inoltre me le ingrossava leggermente.
Me la sistemai per bene allo specchio (infondo era il mio primo giorno, volevo fare bella figura) e mi affrettai ad uscire, ricordandomi miracolosamente le chiavi. Tanto se ne non le avessi prese, sarei entrato dalla finestra.

Erano le 7:45, per le 8:00 avrei iniziato ufficialmente il mio lavoro estivo in quel bar, il "Jung's".
Inziai quasi a correre in modo da arrivare in orario. Alla fine fui lì in anticipo.
Entrai scrutando attentamente il locale. Non c'era anima viva, se non la gentile signorina che giorni prima mi aveva assicurato il posto di lavoro e mi aveva lasciato la divisa.

< tu devi essere Jaemin! > esclamò la ragazza non appena i nostri sguardi si incontrarono, ed immediatamente le regalai un sorriso.
< esatto, sono io. Uhm sono arrivato già in divisa, spero non sia un problema. >
<certo che no. Per le prossime volte però vieni vestito normalmente, ti cambierai qui! > era così carina, era la piccola luce di quel posto losco in cui succedevano cose che ancora non mi immaginavo.

Annuì assecondando le sue parole e la raggiunsi dietro il banco, appoggiando i gomiti su di esso e aspettando che qualcuno di interessante entrasse dalla porta.

Per un'oretta non feci nulla di che: le ordinazioni le prendeva Chaeryeong, la mia "collega", mentre io pulivo tenendo lo sguardo basso sui tavoli sporchi. In quel locale venivano clienti abituali. Degli uomini sulla mezza età che avevano visto le loro vite bruciarsi, e nemmeno gliene importava. Chaeryeong diceva che non ero "pronto" per avvicinarmi a loro. La trovavo una cosa un po' buffa.

Mi stavo annoiando osservano la mia immagine riflessa nel tavolino che avevo appena pulito, finché non sentii qualcosa picchettarmi sulla spalla, o meglio, qualcuno.

< scusa è libero quesro tavolo? >
Ascoltai quella voce con un che di perplesso. Non era il solito vocione di quegli uomini vecchi e sporchi. Mi voltai e mi ritrovai a pochi centimetri un ragazzo con un viso pulito e particolare, uno che appena vedi, ti ridordi di aver visto. I suoi capelli marroni incorniciavano il suo volto timidamente sorridendente. I suoi occhi si erano stranamente persi nei miei, e la cosa mi faceva sentire a disagio, e non poco. Lentamente anche i miei cadevano nei suoi scuri, e quella sensazione di disagio si trasformava pian piano in un'atmosfera piacevole, da cui non sarei mai voluto uscire.

< certo che sì, accomodati pure. > parlai con un filo di voce e con le gote leggermente arrossate mentre gli lasciavo posto per sedersi.
Rimasi qualche secondo ad ammirarlo, ma alla fine tornai da Chaeryeong, in cerca di una risposta alla domanda "che ci fa un ragazzo del genere in questo posto?". Glielo chiesi con gli occhi, e lei mi fece cenno di tornare là e fare l'ordinazione.

< hai già deciso che prendere? > avevo il taccuino e la penna in mano e gli occhi fissi sul suo viso intento a leggere il menù. Chiuse quest'ultimo e finalmente i nostri sguardi si incrociano di nuovo.
< mangerei volentieri la tua faccia... > "come scusa?" sgranai gli occhi e mi strozzai con l'aria. Seriamente lo aveva detto? Stava sorridendo naturalmente mentre io andavo a fuoco.
< ma sono qui per cercare lavoro. Quindi, posso lasciarti il numero? Sono di fretta. > si avvicinò a me e subito indietreggiai continuando a guardarlo.
< sono Jeno. > prese il taccuino e la penna dalle mie mani e scrisse velocemente il suo numero.
< e questo è il mio numero. > disse quasi sussurrando lanciandomi un'ultima occhiata prima di uscire.

Era solo il primo giorno e già avevo ricevuto il numero di splendido sconosciuto che avrebbe mangiato volentieri la mia faccia, e che dire, anche io avrei tanto voluto mangiare la sua.

&quot;𝙹𝚄𝙽𝙶'𝚂„ ︙% 𝗻𝗼𝗺𝗶𝗻 ♡ Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin