43 • Non Ho Il Controllo

2.2K 154 168
                                    

🍁 Evan 🍁

Se avessi saputo che sarebbe bastato salire su un aereo e allontanarsi da Charleston per ritrovare la pace dei sensi, sicuramente avrei organizzato questo viaggio improvvisato molto prima.
Mentre me ne sto comodamente seduto al mio posto in prima classe, mentre mi perdo con lo sguardo tra distese di cielo azzurro macchiate di bianco, capisco perché la maggior parte delle famiglie si concedano almeno un viaggio ogni anno. Capisco cosa voglia dire staccare la spina.
A parte la voglia di esplorare il mondo, immagino che sentano il bisogno di cambiare letteralmente aria.
Di salire su un qualsiasi mezzo che li porti lontano, che gli permetta di lasciarsi alle spalle difficoltà, paure e paranoie.
La tua meta non è casa tua: lì non ci sono problemi pronti a tenderti un agguato. Non c'è nessuno che si aspetti qualcosa. Ci sei tu e un territorio da esplorare. Ci sei tu, e la tua mente impegnata a tracciare itinerari, a viversi nuove esperienze, a respirare aria pulita anche solo per un paio di giorni.
È rigenerante mettere piede sul suolo di New York.
S

apere che per quarantotto ore, le catene invisibili che mi stringono i polsi si dissolveranno.
Mi lascio alle spalle l'immenso aeroporto, e accanto ad una lussuosa auto grigia riconosco Sebastian.
Dio, quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti.
Sono anni che non vengo a trovarlo, anni che mi limito a sentire la sua voce per telefono e a scambiarmi con lui qualche breve messaggio.
Come me, ormai è un uomo a tutti gli effetti, oggi.
Un uomo che farà sicuramente girare la testa a parecchie donne con quella barba folta, quelle iridi azzurre, quei tatuaggi scuri e quel viso da duro che si ritrova.
So che è la vita ad averlo reso così, ad avergli modellato i lineamenti e lo sguardo vigile, attento, circospetto.
Non appena alza gli occhi dal telefono e mi nota, allarga le braccia per darmi una mezza stretta che ricambio volentieri.
<<Non so se ti ho ancora perdonato per l'ultima volta che sei stato qui senza passare per un saluto>> esordisce, riprendendomi bonariamente.
Si riferisce a quando, l'anno scorso, sono venuto a New York per la prima dello spettacolo di Summer. Dopo averla vista, sono fuggito da questa città come se avessi il diavolo sulle mie tracce.
<<La mia mente era molto incasinata in quell'occasione, non se la sentiva di fermarsi per un soggiorno. Però adesso sono qui, no? E poi, potresti venire a trovarmi anche tu qualche volta>> azzardo, sebbene conosca già la sua risposta.
<<Ho chiuso con Charleston>> sospira infatti, stringendo le labbra.
Ovviamente, posso capirlo. Una città che ti incrimina ingiustamente, è difficile da perdonare.
Neanche io potrò mai farlo del tutto, ma il fatto che le persone che amo vivano tutte lì, ha contribuito a far restare quel posto casa mia.
Per Sebastian è stato più facile partire, e suppongo che la sua famiglia sia in questa metropoli adesso.
Per quanto si tratti di una famiglia alternativa.
<<Vieni, andiamo a casa mia, avrai bisogno di una rinfrescata>>
Dio, sì.
Senza farmelo ripetere due volte, salgo nella sua auto chiedendomi da quando ne abbia una.
Sebastian non mi rende molto partecipe della sua vita, è molto misterioso e ho una vaga idea del perché, ma quando ci sentiamo sono proprio informazioni di contorno come comprarsi una moto o una macchina nuova, quelle che mi fornisce.
<<Da dove salta fuori questa?>> indago, accarezzando i sedili di pelle.
<<Me l'hanno prestata. Non fare troppe domande se non vuoi entrare in possesso di informazioni scomode>> ammicca, allungando una mano per scompigliarmi i capelli.
<<Piantala, idiota>> lo riprendo, colpendolo al fianco.
Mi era mancato il suo marcato atteggiamento da fratello maggiore, nonostante non ci togliamo che pochi mesi. Infatti, ho capito che il suo comportamento è dovuto più al tipo di differente esistenza che conduciamo che alla nostra età.
Temo sia rimasto sulla cattiva strada e sono preoccupato per lui. Così come so che è un uomo buono ed è la ragione per cui gli sono rimasto amico.
Anche se non è da me, quando si tratta di lui ho imparato a chiudere un occhio.
E poi, gli devo davvero tanto.
Durante il tragitto lo aggiorno su Xavier, ma mi zittisco all'istante quando entriamo in un quartiere che incute quasi timore.
Non tanto perché sia povero o degradato o altro, ma perché... cupo, un po' sinistro, ecco.
<<Immagino di non dover fare domande neanche adesso>> lo stuzzico.
<<Immagini benissimo>>
Lo osservo attentamente, e noto che è un po' preoccupato.
Preoccupato del mio giudizio.
Cambio discorso un'altra volta, perché non voglio che pensi che lo stia giudicando.
Insomma, era così giovane e solo quando è uscito di prigione che ha dovuto riprendere in mano la sua vita contando solo su stesso.
Come potrei mai giudicare una persona che alla fine, come la maggior parte di noi, cerca solo di sopravvivere mentre tutto e tutti ti remano contro?

Rompi Questo Silenzio (Until I Breathe #2)Where stories live. Discover now