42 • Perché Mi Fai Questo?

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🌻 Summer 🌻

Avevo passato la notte in bianco.
Nuovi ricordi di me ed Evan chiusi nel suo ufficio, mi avevano tenuta sveglia fino all'alba.
Mi aveva guardata come se non fossi nessuno, mi aveva parlato come se fossi il suo peggior nemico -e in questo momento, lo ero davvero eh?- mi aveva toccata con freddezza, con indifferenza, senza passione, senza amore.
Eppure, per una volta avevo lasciato da parte le sensazioni spiacevoli per concentrarmi su quei pochi secondi di estasi.
Avevo ripercorso ancora e ancora -e ancora- l'attimo in cui le sue labbra erano state vicinissime alle mie, quando le sue parole mi si erano schiantate sulla bocca incontrando il mio respiro, e la manciata di secondi in cui le sue dita avevano toccato la mia pelle per riprendersi quella maledetta chiave della porta.
Era stato niente, di sicuro non qualcosa per cui valesse la pena fantasticare ore intere, ma ero così disperata e così bisognosa di rivivere delle emozioni legate ad Evan, che su quel niente ci avevo fantasticato lo stesso.
Sei tornata quella ragazzina rannicchiata su quel dannato divano, quella che lo osservava di nascosto sognando una vita con lui, e i suoi baci, e le sue carezze.
Sei tornata quella bambina che si rifugiava nella sua immaginazione a vedere cose che non esistevano.
E invece no.
Avevo smesso di vivere soltanto una volta chiusi gli occhi, avevo smesso di avere paura, avevo smesso di essere debole, fragile, piccola.
Anche se Evan, con il suo atteggiamento aggressivo, un po' di quelle sensazioni me le aveva fatte rivivere.
La vecchia versione di me probabilmente si sarebbe messa l'anima in pace, arresa, rassegnata, e sarebbe corsa a nascondersi per la vergogna e i sensi di colpa.
Quella nuova, al contrario, stava mettendo in moto la fantasia per escogitare possibili modi per avvicinarmi a lui.
La sua determinazione nel tenermi alla larga mi preoccupava e mi scoraggiava, ma non per questo avrei rinunciato all'uomo che amavo.
Non avrei mai rinunciato ad Evan. Mai.
<<Tesoro, sul pavimento dell'ingresso ho trovato un biglietto per te. Qualcuno deve averlo passato sotto alla porta stamattina>> annuncia Grace, quando metto piede in cucina per fare colazione.
Sul tavolo in legno bianco c'è effettivamente un cartoncino rosso ripiegato che mi aspetta.
<<Per me?>> domando perplessa, aprendolo.

-Sei bellissima. Smetti di splendere così tanto, mi hai accecato sin dalla prima volta che ti ho vista. Ho perso la testa per te- Tuo, S.

Ma che diavolo..?
Mostro il biglietto a Grace, che sputacchia ovunque il caffè che stava bevendo prima di scoppiare in una risata esagerata.
<<Ma che roba è? E chi accidenti sarebbe S? Rettifico, tuo S. C'è qualcosa che dovrei sapere, cuginetta?>>
Caspita, la sta proprio divertendo un sacco questa storia.
Al contrario di me.
<<Assolutamente no! Sono sorpresa quanto te>> ribatto, continuando a rigirarmi il cartoncino tra le dita.
Erano settimane che non mi succedeva. Durante la tournée capitava spesso che dopo gli spettacoli dei ragazzi facessero recapitare fiori e biglietti nei nostri camerini o nelle nostre stanze, ma qui, in casa mia...
<<Non hai proprio idea di chi possa essere?>>
<<No, nessuna... come fanno a sapere dove vivo? Non è inquietante?>>
Dal mio punto di vista, lo è parecchio.
E il brivido per nulla piacevole che mi risale su per la schiena, lo conferma.
<<Summer, hai un ammiratore segreto! Guarda che è una cosa figa, invece! Su, è soltanto un innocuo bigliettino lasciato sotto alla porta, non spaventarti>>
Le vecchie abitudini sono dure a morire.
Ricordi e mostri sotto al letto ancora di più.
Ma Grace ha ragione, sono una persona facilmente suggestionabile a volte.
<<Be', lo metterò nella scatola dove ho conservato tutti quelli ricevuti negli ultimi mesi>>
<<Interessante. Chissà come deve essere cresciuta la tua autostima>>
Le faccio l'occhiolino e infilo il foglietto in tasca prima di tagliarmi un po' di frutta.
Vivo qui da a malapena due giorni ma posso già affermare che la mia nuova libertà mi piace.
Per un anno ho vissuto negli hotel e non è stata la stessa cosa che avere una casa mia, una routine mia.
<<Allora, non è che per caso vuoi aggiornarmi su ieri sera?>>
Sospiro, e poi riporto per filo e per segno ognuno degli istanti trascorsi nell'ufficio di Evan.
<<Ti sei infilata la chiave nel reggiseno?>> strilla Grace, gli occhi quasi fuori dalle orbite. <<Ma chi sei tu e cosa ne hai fatto di mia cugina?>>
<<Non ridere di me. Questa nuova versione di lui mi rende disperata>> chiarisco, rendendomi conto di quanto sia vero e preoccupante.
<<Intraprendente, oserei dire. Avrei voluto essere lì per godermi la scena. Sembra proprio deciso a evitarti, eh?>>
<<Già. Mi serve qualcosa che lo scuota nel profondo, qualcosa che gli renda impossibile ignorarmi>>
Qualcosa come riesumare un altro fantasma del passato, oltre a me.
<<Mmh, la tua faccia mi suggerisce che forse hai già escogitato un piano>>
Il sorrisetto che mi incurva le labbra è già una conferma.
<<E se Ariel tornasse a ballare?>> azzardo.
<<Cosa? Tu sei proprio impazzita!>>
<<Credimi, ne sono consapevole>>
<<Sarò sincera, ok? Credo che dovresti lasciargli un po' di tempo>> aggiunge, stringendomi una mano.
<<Io invece credo che non servirebbe. Vuole scappare lontano da me, Grace. Ho paura che se mi fermo adesso, non riuscirò più a raggiungerlo>>

Rompi Questo Silenzio (Until I Breathe #2)Onde histórias criam vida. Descubra agora