40 • Io Lo Rivoglio

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🌻 Summer 🌻

Anni fa ho letto in un libro che sforzarsi di identificare le sensazioni che si stanno provando quando ci si sente turbati, provati, irrequieti, aiuta a fare chiarezza e a diventare consapevoli.
E così, da quel momento ho imparato a soffermarmi e ad analizzare quasi sempre ciò che provo.
Delusione.
Frustrazione.
Angoscia.
Malinconia.
Tristezza.
Rabbia.
Sono caduta in ostaggio di emozioni troppo forti e troppo contrastanti tra loro per riuscire a riprendermi in tempi brevi.
E poi, sembro troppo melodrammatica se dico che credo sia più o meno questo ciò che si prova davanti alla morte di qualcuno?
Evan è vivo e vegeto, certo.
Ma non è Evan.
E i sensi di colpa che provo nel pensare che è colpa mia se i cattivi sentimenti se lo sono mangiato vivo quel ragazzo buono, per poi risputare fuori questa versione glaciale e spietata...
Forse precipitarmi da lui come prima cosa da fare una volta aver rimesso piede a Charleston, è stata una decisione stupida e lo ammetto.
L'ho colto di sorpresa.
Gli ho teso un'imboscata.
E alla rabbia per come è finita tra noi, si è aggiunta la rabbia del mio agguato.
Tutto questo, insieme, lo ha reso freddo e incazzato.
E posso capirlo.
Ma qui non si tratta solo di quello.
Ho provato a implorarlo, a ringraziarlo, a toccarlo, ad avvicinarmi, ad instaurare un legame visivo con lui.
Ho provato a cercarlo.
Ma la persona che mi sono ritrovata di fronte... io non la conosco.
Quella persona ha risucchiato l'uomo di cui mi sono innamorata.
E il senso di mancanza che ho provato nel rendermene conto, è ancora più potente e definitivo di tutta la mancanza provata in dodici mesi.
L'ultimo anno per me è stato così ricco -ricco di persone, esperienze, avventure- da compensare in qualche modo tutti i precedenti. Se mi guardo indietro, sorrido nel ricordare le serate passate a recitare e ricevere applausi, le cene notturne tra colleghi, i pomeriggi passati a visitare le città che ogni tanto ci concedevamo.
E le risate, le nuove amicizie fatte, la crescita personale.
Ma nei momenti di silenzio, tutto quello non bastava a farmi stare bene e a cancellare la mancanza.
Ogni giorno c'era almeno un momento in cui restavo da sola ed ero circondata dal silenzio.
Ogni giorno c'era almeno un momento -ma solitamente molti più di uno- in cui la mente correva ad Evan. E ricordava.
E assorbiva altra mancanza.
Quando la tournée è giunta al termine, una parte di me si è sentita sollevata.
Avevo bisogno di riposo, di calma, ma soprattutto di tornare a casa.
Avevo conosciuto ed ero stata circondata da persone meravigliose, è vero.
Ma la mia famiglia ed Evan erano pur sempre su tutt'altro piano.
Indispensabili.
Sì, mi ero resa conto che erano indispensabili.
Perciò, ero tornata con un ben preciso obiettivo.
Riprendermi tutto.
Ma avevo idea che sarebbe stato molto più difficile persino di ricominciare a parlare dopo tredici anni.

🍁 🍁 🍁

Non ho avvisato nessuno del mio ritorno a Charleston, nessuno tranne Grace.
Sono arrivata intorno alle sette di ieri sera, mi sono precipitata da Evan, e poi in lacrime sono andata a chiedere asilo a mia cugina che da un paio di mesi ha affittato una nuova casa tutta sua.
Casa che presto sarà nostra.
Papà crede che torni tra una settimana, e io non l'ho informato del cambio di programma per fare una sorpresa a lui e agli altri.
Ieri sera non me la sono sentita di andare da loro, nonostante mi mancassero un sacco.
E poi, ero proprio uno straccio.
Stamattina invece, alle dieci in punto busso alla porta della mia vecchia dimora, e poco dopo mi ritrovo davanti la faccia assonnata di papà che a stento frena uno sbadiglio mentre regge una tazza di caffè in mano.
Vederlo lì, con i capelli mezzi legati e mezzi arruffati, la barba incolta e il pigiama a quadri, mi riporta indietro a tutti i sabato e le domeniche mattina e alle colazioni insieme.
I suoi occhi così uguali ai miei si spalancano increduli prima che lui posi la tazza nel mobile più vicino, e torni indietro per stringermi tra le sue braccia.
Forse è meglio dire per "stritolarmi" tra le sue braccia.
<<Mio Dio! Sei qui! La mia bambina è tornata>> farfuglia contro i miei capelli, mentre le sue mani non la smettono di accarezzarmi e io assorbo ogni granello d'affetto che questo contatto mi infonde in corpo.
Non è il caso di commentare il suo modo di chiamarmi, so che non smetterà mai di definirmi la sua bambina.
Quando si allontana, scorgo Jade con Arya e Kade al seguito in fondo al corridoio, tutti altrettanto sorpresi. Vado ad abbracciare anche loro prima di prendere un'Arya assonnata in braccio, e stupirmi di quanto diavolo sia cresciuta.
Al suo prossimo compleanno compirà tre anni, e non ci sono più dubbi su quanto somigli a Jade. Kade invece, con i suoi ricci indomabili e costantemente sparati da tutte le parti, è più simile a papà.
Da piccoli si cresce sempre troppo in fretta, accidenti.
Un giorno ti ritrovi un fagottino minuscolo che se ne sta beatamente accoccolato sul tuo petto a sonnecchiare, e quello dopo quel fagottino è già un bambino bello e buono, alto quaranta centimetri, che non sta fermo neanche per un attimo e che parla già.
Essermi persa un anno della vita di mia sorella -e di mio fratello- è una delle cose per cui sono più dispiaciuta.
<<Ci sei mancata>> mi saluta sincera Jade, mentre Kade si aggrappa alla mia gamba come un koala.
La mia famiglia.
La mia bellissima famiglia.
<<Mi siete mancati tanto anche voi>> riesco a rispondere, rendendomi conto di quanto non sia più difficile come una volta per me esprimere le emozioni.
Alla fine, il teatro ha fatto proprio tanto per me.
Non sarei mai cresciuta fino a questo punto senza vivere l'esperienza che ho vissuto, e questo è il motivo per cui, nonostante tutto e nonostante ciò che forse ho perso, in fin dei conti non posso rinnegare la mia scelta né tantomeno pentirmi di aver imboccato quella strada.
Li seguo in cucina, mi accomodo al mio vecchio posto e finisco per fare colazione con loro, con i pancake appena cucinati e un cappuccino caldo.
Vedere i loro occhi lucidi e felici mi fa sentire amata e fortunata, e se da un lato questo amore compensa la freddezza ricevuta ieri sera, dall'altro mi chiedo come sarebbe stato ricevere lo stesso calore da lui.
Come sarebbe stato se i suoi occhi avessero luccicato invece di mandare saette. E se le sue parole mi avessero accolta invece che respinta. E se le sue braccia si fossero tese verso di me, mi avessero toccata e stretta invece che tenuta alla larga.
Ma forse ha ragione lui.
Sono stata una stupida a credere sarebbe potuta andare davvero in quel modo.
Non era bastato sottolineare svariate volte quanto quella scelta l'avessi presa per me, quanto avrei potuto continuare ad amarlo lo stesso.
Evan si era focalizzato sul rifiuto e sulla partenza e non era riuscito a vedere nient'altro.
Quando Kade e Arya si mettono a guardare i cartoni e papà si isola per una telefonata di lavoro, riesco finalmente a prendere Jade in disparte.
<<Non è vero che sono arrivata stamattina come vi ho raccontato a tavola, sono arrivata ieri sera e sono corsa da Evan>> le svelo. <<Immaginavo non ve l'avrebbe detto. Come sta, Jade? Ogni volta che te lo chiedevo mi rispondevi che stava bene. Mi hai mentito. Evan neanche esiste più!>>
Jade sospira, distoglie lo sguardo per un attimo e incrocia le braccia.
<<Non è stato felice di vederti, suppongo>>
Se proprio vogliamo essere riduttivi.
<<Per nulla>> confermo, avvertendo il ritorno di quel fastidioso nodo alla gola.
<<Cosa avrei dovuto dirti, Summer? Lui non voleva che ti raccontassi di come stesse. Con noi non è cambiato poi molto, ma ovviamente io mi sono accorta di qualcosa: è come se fosse circondato da un'aura di indifferenza e freddezza per la maggior parte del tempo. Soltanto io e i bambini riusciamo a scalfirla un po'>>
Saperlo mi rende così triste.
L'ho... rotto?
<<Avresti dovuto dirmelo lo stesso>> insisto, anche se non so a cosa sarebbe servito in fondo.
Magari a prepararmi?
Ma no, delle parole dette attraverso un telefono non avrebbero mai potuto prepararmi a ciò che mi ero ritrovata davanti.
Era uno scenario quasi surreale.
Era come andare alle Hawaii e ritrovarsi il mare ghiacciato.
Nessuno penserebbe mai che quel mare, che quell'acqua limpida e calda e piena di vita, possa trasformarsi in una lastra di ghiaccio.
<<Ti voglio bene e lo sai, ma voglio bene anche a mio fratello. E non posso stare dalla parte di nessuno. Mi è sembrato giusto rispettare le sue volontà, tutto qui>>
Ha ragione.
Certo che ce l'ha.
<<Lo capirei se stessi dalla sua parte>>
Mentirei se dicessi di non aver provato paura all'idea che Jade potesse odiarmi per quello che avevo fatto ad Evan.
Lei, al contrario di papà, mi aveva sempre sostenuta apertamente mettendo da parte le paranoie.
E io probabilmente l'avevo delusa.
<<Io capisco entrambi invece. Tuo padre intendeva questo quando diceva che eravate in fasi della vita troppo diverse per stare insieme. Evan vuole sistemarsi e tu vuoi esplorare il mondo, com'è giusto che sia. Ma io vedevo anche che quello che c'era tra voi non si poteva fermare, non vi avrei mai detto di rinunciare a quell'amore. Io per prima, grazie a tuo padre, so che certe cose si devono vivere anche col rischio che finiscano. Be', almeno questo è il mio pensiero. Non ce l'ho con te, lo sai vero?>>
Oggi lo sapevo, perché me l'aveva ripetuto tante volte al telefono.
<<Io lo rivoglio>> sussurro, sentendomi un po' come una bambina capricciosa.
Anche se il mio, non è affatto un capriccio.
Jade mi stringe le mani.
<<Sarà dura>> comincia, ma non ho modo di scoprire cos'altro abbia da aggiungere perché papà torna da noi e la discussione muore.
Il resto della giornata la passiamo tutti insieme, e dopo pranzo ne approfitto per farmi aiutare a impacchettare la roba rimasta nella mia camera.
Papà ha accettato in silenzio, anche se a malincuore, di lasciarmi andare a vivere con Grace.
Ha accettato il mio bisogno di indipendenza perché lui, semplicemente, mi capisce.
Prima di cena mi accompagna col furgone da lavoro nella mia nuova abitazione, che si trova a soli dieci minuti da quella vecchia, e mi aiuta a portare le scatole nella luminosa stanza azzurra e blu prima di tornarsene a casa.
Quando finalmente tutta la mia roba è qui, a ricoprire qualsiasi superficie disponibile fino a non lasciare neppure un centimetro libero, esausta mi lascio cadere sul letto a peso morto.
Penso che potrei non alzarmi più.
Penso che vorrei andare in letargo per mesi.
Quando alla stanchezza fisica si aggiunge quella mentale, quando accumuli stanchezza da tutti i punti di vista, è questo quello che succede.
<<Non è giusto. Non dovresti stare così, speravo che tornare a casa dopo la tournée ti avrebbe fatto bene. Che fossi raggiante, orgogliosa di te, soddisfatta... e invece sei solo triste. E io sono preoccupata per te>> mi rimprovera Grace, sedendosi accanto a me e passandomi una mano tra i capelli.
<<Sarei tutte queste cose se solo Evan non mi avesse trattata in quel modo>> bisbiglio, ammettendo apertamente quanto la sua reazione mi abbia fatto male.
<<Non potevi davvero aspettarti che ti accogliesse a braccia aperte, come se niente fosse>>
Già. Solo che non mi aspettavo neanche questo.
E una stupida e ingenua parte di me, aveva davvero sperato che quello che provavamo avrebbe superato il rancore e la rabbia.
<<Devo trovare il modo di parlargli. So che non avrò pace finché non potrò passare del tempo con lui, da soli e senza possibilità che scappi via>>
Ne ho bisogno.
Anche se le possibilità che io riesca a resuscitare il mio Evan sono quasi pari a zero.
Anche se le sue parole potrebbero ferirmi ancora e più dell'ultima volta.
Ma non posso lasciarlo andare e fare finta di niente, non posso e basta.
Rassegnarmi non è in programma.
Perché so, al di là di quanto lui sia ferito e ce l'abbia con me, che quello che abbiamo avuto prima della mia partenza non è morto.
È troppo e troppo importante per morire.
<<Be', a meno che non lo leghi ad una sedia, buona fortuna>> ribatte Grace, palesando tutto il suo scetticismo.
<<Non voglio legarlo. Però ho un'idea>>
Un po' azzardata, senza alcun dubbio.
Ma, a mali estremi estremi rimedi, no?
Mi auguro solo di non sanguinare troppo, anche se ho pur sempre deciso volontariamente di essere rinchiusa in una gabbia con una tigre molto arrabbiata.

Rompi Questo Silenzio (Until I Breathe #2)Where stories live. Discover now