CAPITOLO 56: MEZZE VERITA'

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il giorno seguente

-Papà, ora voglio sapere la verità!- esclamò Bryan, osservando lo sguardo di suo padre pensieroso, mentre scriveva un articolo. James lo osservò attentamente e cercava di ponderare attentamente le parole da dovergli dire. -Vuoi sapere perché da quando siamo qui non ho sostenuto la tua relazione con Hope?- gli chiese, cercando di evitare giri di parole, per riuscire ad andare direttamente al sodo. -Sì. Credo che tu mi debba rivelare quello che stai cercando di nascondermi da tempo- rispose Bryan, incrociando le braccia e cercando di mantenere uno sguardo di biasimo. -Hope è una ragazza speciale ed è la figlia del mio migliore amico. Sfortunatamente lei...beh, ha una malattia molto grave- disse James, mentre Bryan iniziò a perdere quella parvenza di durezza nei suoi confronti e con una voce stroncata, gli chiese: -Cosa?- e si sedette al suo fianco. James annuì col capo e proseguì con una voce dimessa:- suo padre ha intrapreso questo viaggio verso Napoli proprio perché credeva che qui potesse trovare una cura. Lui ha fatto il possibile per evitare che lei si innamorasse di qualcuno, per evitare sia a lei che al ragazzo delle sofferenze-. Bryan sembrava perdere le forze, mentre si lasciava cadere sulla sedia alle sue spalle. -Perché lei non mi ha detto niente?- chiese con una voce che perdeva sempre più quel tono superbo e assumendone uno più dolce. -Lei non lo sa: né suo padre, né sua madre hanno avuto il coraggio di dirle la verità. L'ironia è che il giorno in cui il peggio potrebbe accadere, è proprio il giorno del suo diciottesimo compleanno-. James osservava lo sguardo di Bryan e le lacrime che scendevano sul suo viso, così lo strinse a sé e Bryan si lasciò andare al pianto. -Era questo che cercavo di evitarti e mi spiace di non esserci riuscito- disse fra un singhiozzo e l'altro di suo figlio. Trascorsero in quella posizione qualche minuto, dopodiché arrivò anche il resto della famiglia e sua madre, preoccupata, gli chiese di cosa si trattasse. -Niente di importante- disse Bryan, cercando di asciugarsi gli occhi e di riassumere un tono normale, mentre andava verso la sua camera. Una volta uscito dalla stanza, Livia si avvicinò a James per chiedergli cosa fosse successo. -Il ragazzo ha avuto la sua prima cotta, ma la ragazza non lo ha corrisposto. Lo sapevamo che prima o poi sarebbe successo- le spiegò James, cercando di non darle ulteriori dettagli. -Spero solo che gli passi al più presto! Mi strazia il cuore vederlo in questo stato!- esclamò Livia, poggiando la mano sulla spalla di James. -Credo che abbia bisogno di distrarsi un po': che ne dici di andare a fare una passeggiata? A Bryan farà bene-. Livia acconsentì e lo propose ai figli. Allison fu contenta, ma Bryan non si sentiva nelle condizioni migliori. Fu suo padre a convincerlo che restare a casa non gli sarebbe stato utile. Bryan si sciacquò il viso, cercando di celare tutto il suo dolore, ma non riusciva ad accettare che una ragazza così giovane ed attraente come Hope, potesse essere destinata ad una morte tanto orribile: suo padre gli aveva spiegato che sarebbe perita poco a poco, cominciando a dimenticare tutto. I suoi ultimi giorni sarebbero stati su di un letto di ospedale, dove non avrebbe riconosciuto neanche i suoi genitori e le forze l'avrebbero abbandonata, mentre la morte si sarebbe avvicinata sempre più inesorabilmente. Stavano per uscire, quando il datore di lavoro richiamò James, chiedendogli l'articolo per il giorno successivo. -Mi sa che oggi mi tocca una lunga giornata di lavoro!- disse alla sua famiglia, notando la delusione negli occhi della piccola Allison e di sua moglie. -So che avevo promesso di non parlare più di lavoro durante il viaggio, ma credo che se non porterò a termine questo lavoro, avrò terminato la mia carriera. Voi però andate e divertitevi!- esclamò, dopodiché abbracciò suo figlio, sussurrandogli di aver detto a Livia una bugia, dicendole che la ragazza non corrispondeva i suoi sentimenti. Salutò anche la piccola Allison e Livia, ritornando in camera. Non appena ebbe terminato, scrisse rapidamente una bozza del suo articolo: Malcom gli aveva promesso il suo aiuto, ma ora non aveva il tempo necessario per raggiungerlo e raccontargli quanto stesse avvenendo. L'unica cosa che poteva fare era prendere tempo col suo datore di lavoro, scrivendo un articolo in cui si parlava dei dubbi circa le persone coinvolte in quelle esplosioni. Iniziò a parlare di un gruppo di persone che attaccavano i luoghi che erano di maggiore attrazione per la città, ma che al contempo erano anche i luoghi meno popolati, per segno di protesta. Su quale fosse il motivo di tale protesta non ne fece parola, perché questo dettaglio doveva essere discusso prima con Malcom. Per rendere il suo articolo credibile, riportò il segno che c'era stato sul luogo dell'esplosione, dandone una spiegazione che difficilmente poteva essere confutata. Lavorò su quell'articolo per tutto il giorno e nel pomeriggio spedì un' e-mail al suo capo. -Non credo che questo possa definirsi un vero e proprio articolo- gli disse il capo, urlando e sbraitando come James non lo aveva mai sentito fare prima. -Credo che tu non sia destinato al giornalismo e forse dovresti riprendere la tua attività familiare- gli disse, con un tono che sembrava quasi surreale. Se non avesse la certezza che Malcom sarebbe giunto al più presto per aiutarlo con l'articolo, probabilmente avrebbe rifiutato e sarebbe ritornato alla sua misera attività. Il suo sogno, però, era quello di essere un giornalista e non si sarebbe arreso tanto facilmente. Da buon giornalista qual era avrebbe dovuto trovare una buona storia da raccontare al suo capo, cercando di convincerlo che quella era un'ottima tattica per far uscire i criminali allo scoperto. In cuor suo, però, sperava che quell'articolo attirasse l'attenzione di Malcom, così che potesse aiutarlo. -Non sono sicuro che funzioni, ma voglio darti una possibilità. Se però non riuscissi nel tuo intento, sappi che non ci sarà un prossimo articolo per te sull'edizione della prossima settimana-. James fu felice che era riuscito nell'intento, ma iniziò anche a preoccuparsi di trovare un modo più sicuro di contattare Malcom. Sperava che con la sua capacità di leggere il pensiero, Malcom potesse essere capace di capire che doveva tornare.

LICANTROPO IGNARO 2: LA RINASCITA DELL'OSCURITA'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora