27 - Trick or Treat (I)

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Dean però chiarì con un sorriso pigro che quell'idea non li aveva neppure sfiorati. «Solo per la festa di Halloween» mi tranquillizzò, agguantando una maglietta. «Potremmo aver corretto un po' il tradizionale punch della signorina Davis.»

Mi segnai mentalmente di non toccare le bevande che ci sarebbero state quella sera, ma, prima che potessi replicare, l'altoparlante sopra alle nostre teste ci avvertì per l'ennesima volta dell'inizio della partita.

Deglutii inquieta. «State attenti, okay?» Feci scorrere lo sguardo tra di loro, lasciandomi convincere dai sorrisi tranquilli che mostravano. Sapevo di non avere nulla di che preoccuparmi, perché erano anni che facevano parte della squadra, ma sapevo anche quanto il football potesse essere violento.

In tutta risposta però, si misero a ridere. Sembravano trovare estremamente inutili le mie preoccupazioni.

«Tieni le tue preghiere per la prossima partita contro i Lupi di Beverly. Questi li battiamo di sicuro» commentò allegro Dean.

I Lupi di Beverly. La squadra che secondo Alice aveva iniziato il giro di scommesse al Blackout. Le stesse persone con le quali Alex e Christian si erano scontrati.

Il respiro mi si bloccò in gola e percepii distintamente la mia espressione ansiosa farsi di ghiaccio. Stavo combattendo contro un sentimento di smarrimento che avevo cercato di ricacciare dentro di me con forza, seppellendolo sotto strati di buonsenso. Perché io non avrei dovuto sapere nulla di tutta quella faccenda: della droga e delle scommesse.

Non importava quanto fossi stata convincente del ripetermelo, perché non riuscii a impedire quel brivido che percorse la mia schiena e che automaticamente mi fece spostare lo sguardo su Caleb. E lo sapevo, che non mi sarei dovuta comportare così. Sapevo che avrei dovuto mantenere i nervi saldi, contenere la mia sorpresa. Erano tutte reazioni che generalmente ero in grado di controllare. Quando ero preparata.

In quel frangente però, non avevo preventivato di dover mantenere il controllo. Ero stata troppo presa dai nostri discorsi, per avvertire l'odore del pericolo. E la mia reazione, i miei occhi sgranati, i miei lineamenti tesi... tutto rese evidente a Caleb la verità. Io sapevo. E ciò che era peggio, lui lo aveva capito.

Lo vedevo nel modo in cui mi guardava. La risata era appassita sul suo volto. I suoi occhi si erano incupiti. Le mani che prima stringevano con forza l'allacciatura delle protezioni ora erano abbandonate lungo il corpo.

Ci guardammo a lungo. Dean ignaro, continuava a blaterare di quanto fossero scarsi i loro avversari, mentre indossava la maglia blu e argento dei Falchi, e noi stavamo semplicemente lì, immobili a fissarci.

Sotto un certo punto di vista, avrei dovuto ritenermi soddisfatta, no? Caleb non avrebbe più potuto mentirmi, nella sua personale guerra contro Alex, perché adesso tutti eravamo a conoscenza di ciò che fosse successo. Tuttavia, a essere onesta, sentivo solamente il peso di quella rivelazione, che generava nuovi problemi che avrei dovuto affrontare prima o poi.

Probabilmente però, non ero tenuta a farlo proprio in quell'esatto istante, perché la porta dietro di noi sobbalzò, aprendosi di schianto, e le urla del coach Russell risuonarono in quel piccolo stanzino.

«Evans! Scott! Non vi pago per chiacchierare con le ragazze.»

Gli occhi porcini di Russell ci osservavano infuocati, nonostante fossero riparati dalla visiera del cappello che aveva calcato sulla testa calva.

Era la mia via di fuga.

Mi affrettai a ruotare il busto, dando le spalle ai due ragazzi. Speravo davvero di riuscire a limitare i danni, ma non volevo pensarci in quel momento.

IGNIWhere stories live. Discover now