Capitolo 19 "Come un uragano"

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"Siamo sicuri di ciò che stiamo facendo?" chiesi.

"Non lo so, ma c'è solo un modo per scoprirlo."

"Ho paura, Jason. Ho una paura fottuta che ciò che succederà questa notte in questa stanza possa non avere tanta importanza per te, quanto ne avrà per me. E questo mi distruggerebbe, lo sai."

Lui annuì, porgendomi una mano.
Esitai per un po' infine lo raggiunsi sul letto, sedendomi a cavalcioni su di lui.
Le sue mani afferrarono le mie natiche attraverso i pantaloni, poi andarono ad accarezzare la mia schiena. Si sollevò, avvicinando il suo volto al mio.

"Non ti farò del male, te lo prometto. Lo desidero tanto quanto te." mi rassicurò.

Si riappropriò delle mie labbra ed io sospirai, affogando dell'estasi di quel momento.

"Ti piace?" sussurrò sulla mia bocca, facendomi tremare.

"S-sì..."

Ribaltò le posizioni e mi fece distendere le braccia sopra la testa, per poi lasciare una scia di baci e morsi sul mio petto ed addome, per poi arrivate alla mia intimità. Sorrise, sfilò pantaloni e boxer contemporaneamente, poi leccò la punta, facendomi sussultare. Sarah mi aveva fatto dei lavoretti di bocca in passato, ma il piacere che Jason stava donando al mio corpo, era su un altro livello.
Strinsi i suoi capelli e mi lasciai andare, fregandomene dell'ultimo briciolo di pudore che mi stava trattenendo dal gemere.

E quando arrivammo all'atto stesso, qualcosa nell'universo cambiò: percepivo una sensazione di sollievo all'altezza del petto, come se avessi appena trovato la persona perfetta con cui condividere tutto. Il mio corpo, la mia anima, la mia vita.
Faceva malissimo, sì, ma la sua voce e le sue parole dolci sussurrate all'orecchio come un segreto intimo, mi tranquillizzarono. In pochi istanti, la sofferenza diede spazio ad altre sensazioni, nuove e piacevoli.
Iniziò a muoversi delicatamente, poi sempre più veloce, accogliendo i miei gemiti nella sua bocca. Eravamo due corpi uniti, due essere umani che sfavano facendo l'amore e vivendo il momento: niente nomi, niente etichette, niente pregiudizi. Solo piacere.
I nostri gemiti erano gli unici suoni che riempivano quella stanza, testimone di un atto così perfetto.
Quando raggiungemmo l'apice di quell'esperienza così nuova, delle lacrime rigarono il mio volto e lui appoggiò la fronte sulla mia spalla.

"Perché piangi?" domandò, con voce spezzata.

L'avevamo appena fatto: non ero ubriaco, non erano gli ormoni, a me era davvero piaciuto.

"N-Non lo so..."

Avevamo ancora il fiatone.

"Non ti è piaciuto? Ho fatto qualcosa di sbagliato?"

"Non è quello." mormorai. "Non so nemmeno io perché sto piangendo."

Appoggiai le mie labbra sulle sue, in un delicato contatto.

"Però sono sicuro che è stata un'esperienza piacevole." aggiunsi.

Quella notte dormimmo abbracciati e dopo mesi di insicurezze e disastri, trovai finalmente il mio riparo: le sue calde braccia.

Mi svegliarono dei rumori dal piano di sotto. Mi alzai di scatto e vidi Jason sdraiato accanto a me. Ebbi un déjà vu: la mattina di capodanno. L'unica differenza però, era che quella notte l'avevamo davvero fatto.
Indossai dei boxer e non feci in tempo ad aprire la porta, perché si aprì da sola: era Eric, il quale mi guardò con occhi sgranati.

"Vedo che ti sei divertito, eh? Com'era la cena?"

Gli diedi una pacca sulla spalla e lo guardai malissimo.

"Non è come credi!" esclamai.

"Credimi Eric, è esattamente come credi." disse Jason, ancora sotto le coperte.

Mi girai di scatto.

"Jason!" lo ripresi.

"Ragazzi vi lascio soli, vado a preparare la colazione." disse Eric, facendomi l'occhiolino.

Mi avvicinai al letto e Jason ne approfittò per farmi sdraiare su di lui.

"Jake Smith, sei entrato in un gioco che non puoi più gestire. Io ti voglio e credimi: ottengo sempre ciò che desidero."

"Vuoi dire che ora sono tuo o una cosa simile?"

"Temo proprio di sì." sorrise.

Aveva ragione, avevo iniziato a giocare con il fuoco e mi stavo bruciando. Forse ero gay, ma avevo paura di innamorarmi di uno come Jason. Avevo paura che un giorno, così all'improvviso, se ne sarebbe andato, spezzandomi il cuore.
Ma ormai era tardi: era piombato nella mia vita come un uragano, stravolgendola completamente.

Jake e Jason | Come un uraganoWhere stories live. Discover now