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Beatrice Herondale è una ragazza di vent'anni che vive perennemente nel paese delle meraviglie. Tra l'università e le passioni quotidiane...
"Eppure mi parlavano di ciò che non finiva, mentre il loro ogni cosa cessava, moriva".
-J.kai
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Mi portai una mano tra i capelli lasciandomi andare contro il materasso tiepido. Un sospiro tremante e le guance ancora infuocate. -Jace io...- Lui si avvicinò torreggiando su di me. Le mie ginocchia a stretto contatto con le sue gambe. -Parla...- Sussultai al suono della sua voce. Un tono stranamente pacato e privo di freddezza, non come invece era solito parlare. - ...Io voglio solo essere qualcuno a cui puoi rivolgerti quando hai bisogno, non voglio intromettermi nella tua vita personale...- Mi fermai, evitando d'incontrare i suoi occhi. -Voglio in qualche modo, esserti d'aiuto...- Trascinai lentamente lo sguardo su di lui, incontrando un'espressione seria e insospettita. -E perché mai vorresti essere tutto questo per me?- Le mie guance si infiammarono, costringendomi a voltare lo sguardo altrove per la seconda volta. E nel profondo, pregando che smettesse di chiedermi domande così dirette. -Dimmi una cosa...- Si chinò su di me, le braccia ai lati del mio viso. I nostri respiri così prossimi e amalgamati. -Per caso... ti piaccio?- Merda! Sgranai la vista impreparata. Scombussolata dalla sua audace affermazione. Una dichiarazione a dir poco ardita, diretta, senza alcun briciolo d'imbarazzo. Quella che avevo da sempre temuto. -No...! Sì...! Insomma non nel modo che pensi tu- Jace sorrise divertito, scoprendo di nuovo quelle fossette incantevoli. Ancora una volta risuscitando i miei impulsi repressi. I sintomi di un cuore in burrasca. E non potevo negare che mi piacesse, che avessi una folle e sconsiderata cotta. Tuttavia, non ero quel tipo di ragazza che si approfittava del ragazzo di un'altra. E sapevo bene di non essere il suo tipo. -E dimmi, in che modo...?- Era troppo vicino, talmente tanto da non permettermi di pensare a una risposta concreta. Lucida. Il profumo del suo corpo sotto le mie narici, la sua forma possente come un tetto sulla mia figura. -Come un'amica. Soltanto come un'amica- dissi più a me stessa che a lui. Jace storse la bocca, le sopracciglia aggrottate con fare perplesso. -Amica?- Lo disse con sdegno, gli occhi improvvisamente freddi. -Sì Jace, un'amica niente di più-
Chi cavolo volevo prendere in giro?
Lui si levò, permettendomi di mettermi seduta. -E fare cosa? Prenderci un gelato insieme?- Il tono sarcastico, quasi simile a una beffa. Socchiusi la bocca stupita. -Jace!- -No! Dimmi tu, sedirci in spiaggia e parlare di noi? Dei nostri piani per il futuro?- Non capivo perché fosse così irritato. - Che c'è di male nell'amicizia? Non ti capisco!- Jace scattò in piedi, intascando le mani nei pantaloni. -Non voglio che tu sia mia amica e non voglio esserti amico- Il mio volto fu sostituito da un'espressione scioccata, se non peggio, ferita. Un improvviso male nel petto e nel fondo delle mie viscere. -Devi smetterla di pensare così bene di me, perché forse... Il mio pensiero non coincide con il tuo- Scossi il capo, alzandomi a mia volta. Confusa e adirata allo stesso tempo. -Che vuoi dire? Che cosa ho detto di male?- Rimase in silenzio per qualche secondo in più, gli occhi puntati su di me. Un volto turbato, attraversato da sfumature di esaurimento. -Perché continui a respingermi?- Feci pressione: le mani sudate, la testa pronta a scoppiare. Jace si morse il labbro inferiore, e prima che potessi spostarmi, mi strinse a sé in un gesto repentino. Il braccio destro attorno alla mia vita. -Non capisci proprio niente...- Spostò una ciocca ribelle dal mio viso, il tocco delicato. Una scintilla elettrizzante per ogni parte che sfiorava di me. Per ogni punto che tracciava con le sue dita. -No, non capisco...-ripetei, completamente assorta. Soggiogata dalla sua forte presenza. Un'aura così risonante da farmi perdere l'uso della lingua. Il senso delle parole. -Se te lo dicessi, ti ferirei Bea. E quelle non sono le mie intenzioni...- Restai con lo sguardo sul suo. La testa inclinata verso l'alto. - Ecco, io cerco il mio piacere, cerco quello che fa comodo a me. Sono egoista Bea, e credimi, che esserti amico è l'ultima cosa che voglio...- Socchiusi gli occhi offesa, pertanto, amareggiata una seconda volta. Scossa dalle sue sanguinanti affermazioni. -Bea, io voglio soltanto fotterti... E non vi è nulla di amichevole in tutto questo-