CAPITOLO 4

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"Permettimi di invadere la tua terra e terminare il mio viaggio nel tuo continente".

-J.Kai

-Come Sta?-Sua sorella minore stava contro di lui, ancorata

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-Come Sta?-
Sua sorella minore stava contro di lui, ancorata.
Il volto nascosto nella sua felpa larga. In lacrime, forse.
Anche perché mio padre mi aveva detto che la loro madre era finita in coma. Una botta alla testa. Un colpo fatale. Per non parlare delle altre lesioni sul corpo.
In quanto a Jace... Non mi aveva neppure considerata.
Da quando ero giunta qui, non aveva nemmeno alzato lo sguardo. Anzi, silenzioso, era rimasto a fissare la figura di Katelyn. Una ragazzina bassa, di 11 anni, dall'aspetto stanco e assonnato. Assomigliante a un cielo tempestoso.
Un paradiso spento e desolato...

Sospirai profondamente, sedendomi di fianco a loro. Sulla panca grigia nella sala d'attesa.
Mio padre si era spostato da un'altra parte con il signor Eyre, lasciandoci qui ad aspettarli.
Immersi in un silenzio triste. Soffocante.
Pertanto, Jace non solo mi aveva ignorato, ma non mi aveva ancora dato una risposta. E pareva non esser intenzionato a farlo.
Non voleva proprio parlarmi.
Lo sguardo fermo, immobile. Impietrito. Ghiacciato.
Fremetti dentro di me, addolorata dalla loro sofferenza, o meglio dalla sua. Una parte di me avrebbe voluto alzarsi, andargli incontro e abbracciarlo.
Stringerlo, proprio perché non lo avrebbe voluto. Proprio perché era il tipo di persona che lo avrebbe respinto.

-Perché sei qui?-

La sua domanda venne gelida e inaspettata, tanto da farmi sussultare.
Interrompendo ogni mio pensiero e spazzando ogni mia riflessione.
Boccheggiai per un secondo non sapendo come rispondergli. Non capendo il significato della sua domanda.
-Per darvi conforto...- risposi piano. Pensavo fosse ovvio che ero lì per quello.
Lui sfoderò un sorriso tra il sarcasmo e il disprezzo.
-Non sei obbligata a farlo, a ma la pena conosci la mia famiglia-
Perché faceva così?
Perché in qualche modo mi andava contro quando non facevo altro che venire verso di lui.
Perché trovava sempre un recinto dove io trovavo la mia libertà?
-Hai ragione, ma so che mio padre considera il tuo un caro amico. E so che vostra madre è importante per voi. Come posso ignorarvi?-
Jace socchiuse gli occhi, per la prima volta, alzando lo sguardo su di me. Il male tangibile nelle pupille. L'espressione tumefatta dalla confusione. Appariva arrabbiato e perplesso. Cupo e sorpreso.
Il mio cuore invece palpitava aggressivo, il corpo ribelle, per quanto anelava a toccarlo, a sfiorarlo con le dita. Eppure non potevo fare nulla.
-Jace voglio solo farvi sapere che se avete bisogno, io ci sono...-
Lui scosse il capo piano.
-No, vorrei solo che tu la smettessi. Smettila di fissarmi con quella luce negli occhi. Smettila di considerarmi un tuo esperimento-
Persi un colpo, forse anche di più. E senza neanche pensarci due volte, mi alzai dalla panca, correndo fuori.
Lontano da lui e da tutto quello che avevo pensato di conoscere.
Come poteva dire una cosa simile?
Un'esperimento?
Dal momento che stavo solo cercando di essere d'aiuto. Non avevo altre cattive intenzioni. Dannazione! Non le avevo mai avute...

Mi sedetti sulla panchina fuori dall'ospedale, accartocciata su me stessa. Un groppo alla gola. Un senso di smarrimento.
Poiché sapevo bene come lo guardavo, ero a conoscenza di cosa trapelava dal mio sguardo. Ero difatti come un libro aperto, e si poteva ben vedere l'ammirazione che serbavo per lui. L'attrazione, la curiosità e la volontà di conoscerlo. La brama di conoscere le ragnatele nella sua mente. L'oscurità nel suo cuore. I muri che si costruiva attorno e i cancelli che chiudeva al suo passaggio.
Jace Erye assomigliava a una caverna negli estremi della foresta. Un luogo proibito. Un posto dove non mi sarei mai dovuta addentare, tuttavia, continuavo a scarpinare in quella direzione. Come se quella fosse la mia unica soluzione. L'unico posto in cui potevo andare.
-Bea! Che ci fai qui fuori al freddo?-
Mio padre occupò la mia visuale, facendomi trasalire.
-Oh nulla! Stavo solo prendendo una boccata d'aria...-
Mi ricomposi, cercando di sembrare meno strana.
-Sicura?-
I suoi occhi scrutatori restarono su di me, in cerca di una qualche verità. Convinto che stessi dicendo una menzogna.
-Sì papà, sto bene. Cosa c'è?-
Lui sbuffò, per poi voltare lo sguardo verso la strada.
-Io resterò qui, assieme a Jonathan Eyre, tu torna pure a casa a riposare...-
Annuì con un cenno del capo. Dopotutto, stavo cominciando a sentire la stanchezza come un macigno sul corpo.
-Non a casa nostra però, dormirai con Katelyn. Falle compagnia-
Strabuzzai gli occhi.
-Cosa?!-
-Cosa?-
Mio padre inarcò un sopracciglio. L'aria sospetta.
-Oh... niente!-
Rientrai subito in ospedale, cercando di nascondere il mio imbarazzo. La mente in tilt e i pensieri in disordine.
A casa con Jace?!

BE HONEST (In Revisione)Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum