CAPITOLO 59

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"Non conosci il tuo valore".

-J.Kai

La sua presa era salda, quasi stritolante

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La sua presa era salda, quasi stritolante.
A momenti, come se stesse trascinando qualche criminale verso la prigionia dove sarebbe rimasto.
-Jace, non è come credi!-
Mi ignorò, ignorò tutti i miei pretesti e ogni mia intenzione di calmare il suo spirito focoso.
Mi portò con sé oltre la folla, dritto verso il primo ascensore libero, per poi salire verso il terzo piano.
-Jace! Lo so! Ho sbagliato a nominare Beatrice, non dovevo!-
Non mi rispose, limitandosi a stringere la mano libera in un pugno, l'altra ancora stretta sul mio avambraccio.
-Parla ancora e ti ammazzo qui in ascensore!-
All'apertura delle porte, mi trascinò con lui verso i lunghi corridoi.
Era livido dalla rabbia, le vene pulsanti sul collo. Il modo in cui cercava di calmare il ritmo del suo corpo. I passi rapidi che avanzavano sul tappeto rosso.
-Jace...?-
Aprí la serratura di una stanza con la carta ricevuta dalla reception, per poi spingermi a suo interno.
-Ora parla!-
Accese le luci, chiudendo la porta dietro di sé. Il tono incisivo, privo di compassione.
Le mani nelle tasche dei pantaloni.
Si appoggiò con la schiena sulla parete della stanza da letto, aspettando con falsa pazienza che aprissi la bocca.
-Sapevo che il piano di sequestrare Beatrice, fosse tuo. Che centra Tyson?-
Deglutii, cercando le parole giuste da rilasciare.
-Tu sai com'è Tyson... Insomma... Sai che è da anni che perseguitava Daniel, e non ci ha mai rinunciato neanche dopo la sua morte...-
Jace socchiuse gli occhi, inclinando la testa di lato, invitandomi a continuare.
-...All'epoca non sapevo quello che conosco oggi Jace! Non sapevo di tutto questo! Ero ancora incazzato con te e volevo vendicarmi...-
Mi fermai, pensando a come fosse infantile e stupida la mia precedente motivazione.
Jace avanzò di un passo, scostandosi dalla parete, abbastanza da mettermi in allerta.
- E lui… Anche lui voleva vendicarsi di voi e quindi gli ho detto che lo avrei aiutato…-
Jace avanzò nuovamente, costringendomi a indietreggiare d'istinto.
- Jace per favore! Non conoscevo la verità...!
-Che cazzo gli hai detto?!-mi interruppe, chiudendo la distanza tra di noi in poche falcate.
Deglutii una seconda volta, cercando qualche appiglio per non essere buttato a terra, da come la situazione stesse degenerando. Mi lasciai sostenere appoggiando una mano contro il muro, cercando una continua via di fuga, nel tentativo di evitare di essere colpito.
-Gli ho detto che  Beatrice è il tuo punto debole...-
Alle mie parole, Jace scattò verso di me, la mano destra sollevata in un pugno. L'ira nei suoi occhi instabili. Mi portai le braccia sopra la testa, chiudendo gli occhi, pronto a ricevere il colpo imminente diretto verso la mia figura.
Eppure con mia sorpresa, non arrivò, lasciandomi ulteriormente confuso.
Aprii gli occhi lentamente, ancora in certo, ma Jace aveva già abbassato il braccio.
-Perché...?-
Sembrava deluso. Appariva costernato. Gli occhi limpidi, chiari come il vetro. Un tipo di vulnerabilità alla quale non si esponeva mai. E la cosa mi fece sentire tremendamente in colpa, tant'è che per un attimo non riuscii a guardarlo.
-Comprendo se volevi farmi male... Dem. Era accettabile se ti fossi vendicato di me, ma me soltanto...!-
Sospirò, scuotendo il capo, incrementando la mia fitta nel petto. Nel lato sinistro, dove soggiornava il cuore.
-Ti ho confessato che Beatrice era il mio punto debole... E non solo non sei stato capace di mantenere questo segreto. Mi hai venduto facilmente solo per vendicarti...-
Abbassai il capo.
-Mi dispiace Jace...-
Lui si allontanò, creando uno spazio tra di noi.
-Andrò a risolvere il casino che hai iniziato, tu nel frattempo resta qui. E non muoverti-
Sgranai la vista, scuotendo il capo con determinazione.
- No! Vengo con te! Ho fatto io questo casino e voglio risolverlo! Per favore permettimi di-
Jace non mi fece finire.
-No! Hai già fatto abbastanza!-
Lo fissai dritto nei suoi occhi esigenti, luminosi, leggendovi una sottile sfumatura d'ansia. Le dita arricciate in una morsa.
-Damien...! Cristo Santo! Resta qui!-
Sussultai al tono della sua voce, voltando la testa da un'altra parte.  Avevo miserabilmente finito le parole e non vi era più nient'altro da aggiungere.


🔸️🔸️🔸️


BEATRICE

La stanza sembrava come girare. Le verdi lenzuola del letto. Il lussuoso candeliere sul soffitto. Le grandi finestre vetrate che davano sulla città notturna.
E in tutto questo stava il mio crescente mal di testa, dovuto al ciclo che doveva arrivarmi presto, oppure alle notti insonni che avevo passato ultimamente; a domandarmi se stesse bene e se non fosse in pericolo.
Vi erano tante cose su cui avevo meditato, molte di cui non avevo trovato risposta alcuna.
Jace era sparito tra la folla, portandosi dietro un Damien piuttosto turbato e non ero nemmeno riuscita a fermarlo.

Senza alcuna spiegazione, mi avevano portata via, trascinata da Nicholas con una fretta tale da farmi preoccupare.
E poi se n'erano andati tutti, ma non prima di lasciarmi in una stanza solitaria. Un motel non molto lontano dall'hotel da cui eravamo usciti.
Mi avevano ordinato di aspettare qui e di non cercare di scappare; di chiamare se avessi avuto bisogno.
Come se la mia esigenza giacesse in una semplice chiamata qualunque; quasi come se non volessi unicamente correre verso la sola persona di cui avevo realmente bisogno.

Accidenti a lui!

Mi presi la testa tra le mani, sedendomi sul letto matrimoniale.

Che cosa stava succedendo? Perché erano tutti così ansiosi? E peggio... Perché Nicholas aveva caricato la pistola che teneva in tasca?

Fissai il pezzo di carta, il numero di Nicholas inciso con poco riguardo. 

La scrittura trasandata di un uomo rigido. Le chiavi che mi aveva lasciato, nel caso avessi sentito il bisogno di prendermi una boccata d'aria.

Pertanto, per quanto cercai di tenere la rabbia sotto controllo, mi ritrovai a scarpinare rapidamente per quella strada. La confusione saliente e la frustrazione strangolante.

Mi ricordai di essermi già arrabbiata per una cosa del genere, un flashback lontano. Una mancanza di Jace nei miei confronti. Non che fosse obbligato a dirmi cosa lo tormentava, né delle paure di cui viveva.
Tuttavia, mi lasciava all'oscuro. Non mi permetteva di aiutarlo, né di dargli un supporto soddisfacente.

E spariva sempre... Jace si allontanava spesso.
E se non spariva, si chiudeva totalmente.

Stavolta non lo avrei aspettato qui come una bambola di pezza, né sarei stata agli ordini di nessuno.
Mi alzai decisa, afferrando le chiavi, per poi uscire dalla stanza di corsa.
Verso qualunque destinazione fossero andati.

BE HONEST (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora