Capitolo 8: The Beach.

12.8K 799 470
                                    

Prima di leggere questo capitolo ci tengo ad avvisarvi che contiene TEMATICHE SENSIBILI quali VIOLENZA SESSUALE, AUTOLESIONISMO e SUICIDIO, se siete particolarmente suscettibili al riguardo e dovessero turbarvi in qualsiasi modo vi invito a procedere oltre.
Inoltre vorrei specificare che ho cercato di trattare questi temi con la maggior serietà possibile e che non ho voluto in alcun modo banalizzarli per inserirli in questa storia, nonostante ciò non descriverò niente nei minimi particolari per non turbare nessuno, quindi tutto sarà scritto in modo da farvi capire bene la situazione senza però essere troppo esplicito e dettagliato. Buona lettura.

Vuota.
Vuota era esattamente come mi sentivo in quel momento, non una parola in più, non una parola in meno: vuota.
Mi sarebbe bastato un piccolo ed insignificante passo per non sentire più quella sensazione, mi sarei solo fatta un piacere e le persone attorno a me nemmeno se ne sarebbero accorte. Ogni tanto mi passava per la testa il pensiero di un mio ipotetico funerale, insomma, sapere chi avrebbe partecipato, chi pianto o qualsiasi altra cosa e finalmente avevo l'occasione per scoprirlo.

Guardai le onde del mare infrangersi contro gli scogli appuntiti, che in questo momento stavano circa ad una ventina di metri sotto di me, e mi passai i palmi delle mani sulle guance per asciugare le lacrime e togliere qualche capello che mi offuscava la vista e che si era mosso a causa del vento.
Abbassai la testa verso i miei piedi e la mia attenzione fu catturata dal sangue, ormai secco, presente sui miei polsi ricordandomi che non ero nemmeno stata abbastanza forte da finire quello che avevo iniziato.
Singhiozzai e chiusi gli occhi vedendo immediatamente davanti a me, più vivide che mai, le immagini di quello che era successo solo qualche ora prima sentendo di nuovo ogni singola sensazione che avevo provato a causa delle sue mani sul mio corpo. Mi portai una mano al collo e tracciai con le dita i lividi ricordandomi esattamente dove le sue dita avevano fatto pressione per tenermi ferma mentre mi schiacciava con tutto il suo peso contro il letto di camera sua.

Evidentemente me lo ero meritato perchè ero stata sempre stupida abbastanza da decidere di dargli una seconda possibilità, poi una terza, una quarta e così via, perchè mi fidavo ciecamente e davo la colpa alla droga che assumeva, inoltre non pensavo si sarebbe mai potuto spingere così lontano come stasera.
Sfortunatamente per me però era andata così ed avevo sopportato già abbastanza.

Non sarei mancata a nessuno. Pensai lasciandomi sfuggire una risata amara.
I miei genitori avrebbero sempre avuto Olivia, la mia perfetta ed odiosa sorella maggiore che era la gioia della loro vita.
I miei "amici" si sarebbero scordati di me non appena un nuova gossip sarebbe iniziato a circolare per la città.
E per ultimo, ma non meno importante, Rafe speravo si domandasse il perchè del mio gesto, e che prima o poi sarebbe giunto alla conclusione che era stata solo ed esclusivamente colpa sua e che avrebbe vissuto tutto il resto della sua patetica vita con il senso di colpa di avermi uccisa un po' alla volta.

Scacciai questi pensieri dalla mia testa e sospirai avvicinandomi sempre di più al bordo della scogliera dove il vento era veramente forte e sembrava quasi mi stesse schiaffeggiando.
Un passo ed è fatta, Harlow. Non dovrai più soffrire così tanto.
Allungai un gamba sentendo immediatamente il vuoto sotto di essa e sorrisi pensando che finalmente avevo finito.

-Hey!- Sussultai a causa dell'urlo e riportai il piede sinistro sul suolo girandomi poi verso la fonte della voce.
Un ragazzo biondo era fermo davanti a me a poco più di due metri di distanza che mi guardava intensamente.

Wicked Games; JJ Maybank¹Where stories live. Discover now