Capitolo 3

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Capitolo 3

Nel momento in cui noi cominciano a cercare l'amore,

l'amore comincia a cercare noi.

- Paulo Coelho

Athena e Spencer erano nella sala di quest'ultimo con un caffè tra le mani. Nessuno aveva fiatato dalla fine del discorso di lei. Era come se il tempo si fosse fermato e tutto quello che riuscivano a fare fossero azioni quotidiane: andare in cucina, prendere il caffè e sedersi sul divano. In silenzio. Sul tavolino davanti a loro erano ancora posati i libri che aveva letto il ragazzo la sera prima e qualche altro quaderno non meglio identificato.

«Oh, hai aggiunto i miei libri» disse Athena dopo quella che sembrava un'eternità e si girò verso il ragazzo. Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Una lunga, intensa, incontrollabile risata. Era come se tutta la loro tensione si fosse sfogata in una fragorosa risata. Se uno sconosciuto fosse entrato in quel momento li avrebbe scambiati per due matti, matti ma felici.

La ragazza lasciò cadere la testa all'indietro dopo essersi calmata, rigirandosi la tazza tra le mani. «Ti prego, dì qualcosa. Qualsiasi» disse quasi in un sussurro guardandolo. Spencer era in silenzio e osservava intensamente il suo caffè, immerso nei suoi pensieri. Sembrava che non riuscisse a trovare le parole giuste da dire. Il che era paradossare: una persona capace di parlare per ore di qualsiasi cosa, si ritrovava a corto di parole. Inoltre la sua notte insonne non stava aiutando a rimanere lucido.

«Henry Wald Bettmann» rispose lui abbozzando un sorriso, lasciando comunque lo sguardo basso. Athena a stento non riuscì a non far roteare gli occhi. Ammetteva di aver detto 'qualsiasi' ma era un modo di dire, non doveva prenderla alla lettera. Però si trattava pur sempre di Reid, quindi doveva aspettarselo.

«Compositore di Scacchi statunitense. Era uno specialista di , docente di tale materia all' e autore di vari scritti e monografie nel campo medico. Dimostrò grande talento e facilità di composizione soprattutto nei concorsi a tema obbligato e si interessò particolarmente ai temi di promozione. È famoso il suo problema di in tre mosse che vinse il primo premio in un concorso tematico del 1925/26 sul , composto in soli cinque giorni» continuò a dire non sentendo alcuna replica da parte della ragazza. Girò appena il volto per vedere quello di lei nella confusione più totale. «Il suo compleanno era il 14 gennaio, come il giorno in cui ci siano incontrati. Così ogni volta che gioco a scacchi mi vieni in mente te». Si strinse nelle spalle e prese un respiro. Si era buttato, era fatta. Era sicuro che avrebbe avuto rimorsi e ripensamenti per i giorni a seguire, ma sapeva anche che non sarebbero stati peggiori di quelli avuti la notte appena passata, quando temeva di averla persa per sempre.

Athena ridacchiò appena scuotendo la testa. «È il tuo modo da super intelligentone che c'è spazio nella tua vita per me?» chiese girandosi verso di lui, inarcando un sopracciglio. Era sveglia da così tante ore e con pochissime ore di sonno che anche la cosa più semplice sembrava un ostacolo impossibile. Il ragazzo sorrise, non poteva fare altro, sapeva che sarebbe stato da folli lasciarla andare. Aveva ancora tutte le sue paure, insicurezze, ma le avrebbe parlato a tempo debito, un po' alla volta. Il suo approccio era stato sbagliato anche se dettato da buone intenzioni. Era chiaro che Athena sarebbe rimasta, ora doveva solamente accettare i propri sentimenti ed essere capace di esprimerli, soprattutto quelli per Maeve. Lei era la chiave per essere finalmente padrone delle proprie emozioni e riuscire ad avere una relazione sana con Athena.

«Ti ho lasciato mettere mano alla mia libreria, pensi che sia una cosa permessa a chiunque?».

Penelope Garcia stava prendendo il suo primo caffè della giornata quando vide in coda davanti a lei una chioma bionda familiare. Tamburellò appena le dita sul telefono cercando di ricordarsi dove l'avesse sentito la sua voce, però. A lavoro ascoltava tante voci diverse che spesso sembravano tutte uguali dopo un po'. «Forza Garcia, pensa» mormorò per non farsi sentire mentre si concentrava sulla ragazza che aveva appena ordinato. A causa di un colpo di tosse della persona dietro di lei non era riuscita a cogliere il nome dato dalla ragazza per l'ordinazione. «Devo averla vista lo stesso giorno in cui Zuccherino mi aveva...» continuò la sua riflessione, interrotta però dalla ragazza dietro al bar che esclamò «Athena!» nel suo stesso istante. Era Athena, la ragazza di Spencer. Ecco dove aveva sentito quella voce! Al telefono ogni volta che Reid chiedeva un 'favore personale'. Era decisamente lei, e la foto sul suo tesserino universitario non le rendeva decisamente giustizia, pensò Garcia.

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