Capitolo 2

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Capitolo due

Dalla stessa apertura da cui entra l'amore,

s'intrufola la paura.

Quel che ti voglio dire è che se sarai in grado di amare molto,

soffrirai anche molto.
- Isabel Allende

Il caso era finito e Spencer non aveva più scuse per rimandare la conversazione con Athena. Nella sua testa era 'La conversazione' perché sapeva benissimo cosa avrebbe scatenato. Non sapeva se fosse pronto a farlo, ma una parte di lui doveva liberarsi, svuotarsi da quel peso.

Aveva raggiunto il divano di casa alle undici di sera, dopo che JJ lo aveva forzato, o meglio quasi minacciato, di mangiare qualcosa con lei, sapendo benissimo che l'amico avrebbe saltato la cena dall'ansia. Si era confidato con JJ durante il viaggio di ritorno, anche se non era andato nei dettagli. Però, come sempre, lei lo aveva capito subito. Era stato liberatorio parlare con lei, soprattutto perché chiamare Athena gli metteva ansia. Un misto di adrenalina e morsa allo stomaco, con tanto di ripensamenti su ripensamenti.

Voleva parlare con lei, condividere quello che era il suo più grande ostacolo emotivo subito dopo la sua innata mancata capacità di esprimere ed emanare emozioni affettive.

Si passò una mano sul viso. Come si era cacciato in quella situazione? Maledetto lui e quel giorno in cui durante una lezione del suo corso di filosofia, non si era fatto gli affari propri. In fondo era sempre stato bravo a tenersi alla larga da certe situazioni, però quel giorno no. Quel giorno il destino aveva già deciso per lui. Però poteva veramente incolpare il destino? Era un uomo di scienza, sapeva perfettamente che era stato lui e soltanto lui a scegliere di sedersi su una determinata sedia e di parlare ad una determinata persona.

La cosa che ancora lo meravigliava era il comportamento di Athena, così semplice e spensierato. Forse era quello ad averlo attirato, quel bisogno di semplicità e spensieratezza.

Spencer sapeva che stava temporeggiando con i suoi stessi pensieri, cercando il coraggio di comporre il numero della ragazza. Con il suo lavoro aveva bisogno di qualcuno capace di ridere per le piccole cose e avere una risata così contagiosa da trascinati con essa. Si, aveva bisogno di una persona come Athena al suo fianco. Si girò verso la libreria e vide i nuovi libri appena sistemati dalla ragazza. Sorrise appena e scosse la testa. Non era ancora pronto a lasciarla andare nonostante tutto.

«Mh» mormorò Athena rispondendo alla chiamata, senza degnarsi di guardare l'ora. Aveva finito di leggere il suo ultimo libro alle due passate, quindi doveva essere decisamente tardi. Qualcosa però la spinse comunque ad accettare la chiamata. La prima volta che Spencer l'aveva chiamata nel cuore della notte era dopo circa sei mesi dalla loro conoscenza. Era a Seattle per un caso straziante e senza neanche accorgersene aveva composto il nome della ragazza e premuto il tasto verde.

«Scusa dormivi» disse il ragazzo come se lo avesse appena realizzato. Aveva fatto di tutto per rimandare quella conversazione, poi qualcosa nella sua mente scattò e ora non poteva più tirarsi indietro. Prima si era messo a giocare a scacchi un paio di partite, poi aveva letto tre libri in modo piuttosto disinteressato e infine era passato alla visione di un film. Una volta arrivato ai titoli di coda aveva preso coraggio.

«No, Spence, stavo giusto per scoprire come aprire il vaso di Pandora senza lasciare uscire nulla» borbottò lei aprendo gli occhi usando la sua solita punta di ironia che riservava a pochi. Non amava essere svegliata, neanche da lui. Ancora ricordava la litigata che aveva avuto con il suo ex perché l'aveva svegliata per farle vedere i risultati appena aggiornati di un qualche campionato non meglio specificato.

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