«Ascolta Taehyung—»

«Non chiamarmi per nome.» grugnì stringendo i pungi sulle spalle dell'alfa come per imprimergli quanto più dolore possibile. Voleva che provasse ciò che aveva provato lui, che si sentisse umiliato, deluso, senza nessuno su cui poter fare affidamento anche solo per un secondo, anche solo per poter respirare tranquillamente senza la costante paura che qualcuno gli facesse del male!

Era cambiato, solo in quel momento se ne stava rendendo conto. Tutto di quello che stava succedendo da ormai un mese lo avrebbe segnato per sempre nel profondo, non avrebbe più avuto notti tranquille senza che l'irrequietezza non s'impossessasse del suo corpo – anche quando si troverà finalmente steso nel suo grande letto nella sua camera a palazzo – quando avrebbe chiuso gli occhi. Avrebbe rivissuto il sabotaggio che aveva portato alla morte di un intero equipaggio, gli sguardi languidi dei componenti della Esmavros con le loro parole sprezzanti e la loro voglia di punirlo per il suo semplice essere omega; avrebbe rivissuto anche quegli episodi che lo avevano visto fuori dal veliero pirata ma che lo avevano imprigionato più di quelle quattro mura che avevano costituito in quel periodo la sua camera: all'Henede e all'asta di schiavi omega, il mercato nero.

Ma ciò che sapeva lo avrebbe perseguitato maggiormente sarebbero stati quegli occhi grandi dalle sfumature nere, sempre puntate sulla sua figura anche quando meno se lo aspettava; le sensazioni che, nonostante tutto, era stato in grado di provocargli. I suoi tocchi, quelle premure, quel ghigno odioso quanto bello.

Si sentiva perso perché quello che gli era successo nemmeno un giorno fa era stato in grado di aprirgli gli occhi su qualcosa di così semplice da comprendere e al tempo stesso così difficile da accettare: aveva lasciato che il suo cuore si aprisse a Jungkook e lo aveva lasciato entrare. Aveva permesso al pirata di rendere le sue emozioni condizionate dalle sue azioni, altrimenti non avrebbe mai agito in quel modo se non si sentisse già profondamente legato a quell'alfa. E quella consapevolezza lo distruggeva interiormente ancor di più, perché ciò significava che ormai aveva le mani legate ed era stato sé stesso l'artefice di tutto.

Lo amava e per quel motivo aveva tanta sofferenza a scorrergli nelle vene in quel momento.

Completamente perso nei suoi pensieri non si rese conto che l'alfa aveva arrestato la sua camminata e, piegandosi sulle ginocchia, l'aveva riportato con le gambe per terra e con la schiena poggiata contro il tronco di un albero.

Si portò i palmi delle mani sugli occhi, in modo tale che Jungkook non potesse guardare il suo volto imbrattato di lacrime e trucco sbavato. Al tempo stesso però, privò al suo sguardo di incrociare quello di Jungkook sinceramente dispiaciuto e velato da uno luccichio di lacrime.

«Taehyung...» sussultò quando sentì ancora una volta il suo nome sussurrato da quella voce, mentre delle mani calde andarono a stringergli delicatamente i polsi così che potesse spostarli e lasciare il suo volto visibile, in modo tale che i loro guardi potessero nuovamente incastrarsi gli uni negli altri – come erano soliti fare da quando tutto quello era iniziato. Taehyung poteva leggere in quelle iridi scure tutto il dispiacere per ciò che gli era successo ma era arrabbiato e umiliato, non avrebbe mai potuto ascoltarlo come se nulla fosse.

Un singhiozzo gli sfuggì dalla gola mentre provava nuovamente a districarsi da quella presa, invano però perché Jungkook era intenzionato a farsi ascoltare e guardare dall'omega come se realmente ciò che aveva fatto avesse una giustificazione plausibile.

«Non voglio ascoltarti, non voglio che mi parli.» la sua voce uscì strozzata mentre le lacrime continuavano a scorrere senza che potesse controllarle, rigandogli le guance.

«Taehyung non avrei voluto lasciarti lì ma—»

«Ma cosa Jungkook?!» provò a spingerlo all'indietro mentre la rabbia gli causò una forza che non credeva di possedere. Riuscì nel suo intento e, anche se con ancora i polsi stretti nelle mani di Jungkook, riuscì a far cadere i pirata sull'erba selvatica che cresceva sul terreno sabbioso. «Hai una sola idea di come io possa sentirmi in questo momento?! Ogni volta che ho provato a fidarmi di te hai sempre fatto in modo di allontanarmi e spaventarmi! Ed ora che ci sei riuscito davvero a far perdere ogni mio sprazzo di fiducia nei tuoi confronti, mi chiedi di ascoltarti?!» urlò tirando fuori tutto quello che lo faceva ribollire dalla rabbia all'interno «Perché sei tornato indietro, perché non mi hai lasciato lì dov'ero, uh?!» sbraitò tentando di divincolarsi da quella presa, così da poter riportare le sue mani a nascondere il suo viso imbruttito da rughe d'espressione e quel trucco secco che tirava le sue guance.

The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora