Al momento però, avevo scelto l'unica alternativa che stava peggiorando la mia condizione. Aiutare Cassie con quelle ricerche stava risvegliando dei ricordi che avevo sepolto e che ora cercavano di riaffondare i denti nel presente, ma non potevo permettermi di perdere di nuovo il controllo. C'erano persone che contavano su di me. Non potevo aspettarmi che quell'idiota di mio fratello combinasse qualcosa di buono al posto mio.

Mi vestii in fretta e mi diressi velocemente verso il piano inferiore della casa.

Probabilmente non ero stato abbastanza attento, perché sentendo i miei passi mio padre mi raggiunse in salotto. «Questo weekend starò via di nuovo» mi informò. Come se me ne importasse qualcosa. «Ho una convention a...».

«Ok» lo interruppi, uscendo di casa.

Dio, quanto invidiavo Christian che era già al college e poteva ignorare i casini che aveva lasciato qui. Un anno. Un solo anno e sarei stato libero anche io.

Mi infilai velocemente il casco e mi appiattii sulla moto, prima di sfrecciare in direzione della Churchill Accademy.

***

«Amico, non puoi sparire sempre».

Philip non mi aveva neppure lasciato parcheggiare, prima di iniziare con le sue solite menate. Tolsi il casco e gli feci un cenno con il mento, sperando che tornasse a ignorarmi.

Lui però si avvicinò alla moto. «Ci hai dato buca di nuovo».

Non era una domanda, quindi non risposi. Non capivo perché continuasse a starmi con il fiato sul collo. Avevo lasciato la squadra da un pezzo, ma probabilmente sperava che cambiassi idea e che tornassi dal Coach Russell a chiedere indietro il mio posto. Cosa che, non solo non avevo intenzione di fare, ma che neanche volendo avrei potuto sistemare.

«Dov'eri? Ti abbiamo aspettato per un'ora» riprese, facendo cenno agli altri di incamminarsi verso la palestra.

Coinvolgerlo in quello che io e Cassie stavamo facendo era fuori discussione. Philip era leale. Lo era stato in tutto il casino di Christian. Ma avrei detto lo stesso di un'altra persona e non avevo bisogno di ripensare a tutto quello che era successo per ricordarmi che fidarmi era stata un'idea di merda.

«Avevo da fare» risposi veloce.

Continuai ad ignorare la sua sfilza di domande e mi diressi verso l'aula di filosofia. Quel giorno non ero in vena di tormentare la Davis. Volevo solo riprendere il mio quaderno e quei maledetti dati che ancora non capivo del tutto. Non avevo fatto alcun passo in avanti con il secondo foglio che avevo rubato, quello sui server e i satelliti. Nonostante avessi forzato l'accesso al database di mio padre, non li avevo trovati in alcun registro. Non in quelli a cui potevamo accedere noi, in ogni caso. C'era qualcosa che non andava.

Estrassi il computer per continuare quelle ricerche e lanciai un'occhiata al posto che solitamente occupava Cassie.

Vuoto.

Repressi il fastidio che provavo ogni volta che qualcuno si rimangiava la parola data. Dovevamo vederci per parlare dei documenti del sindaco e ora non si presentava a scuola?

Per il poco che la conoscevo, sembrava fisicamente incapace di comportarsi come avevamo deciso. Se doveva decidere tra due opzioni, avrei messo la mano sul fuoco che avrebbe scelto quella più pericolosa o quella che mi avrebbe irritato di più. Se possibile, entrambe.

Il mio cellulare vibrò, segnalando una sfilza di messaggi da parte di Philip. Due feste, una partita di football e un film di cui non mi poteva interessare di meno. Cancellai tutto. Dove diavolo era finita?

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