Ma rimaneva immobile.

Distolse lo sguardo dallo specchio quando con un tonfo, qualcuno si sedette sullo sgabello accanto al suo sbuffando sonoramente. Vide una graziosa omega dai capelli lunghi ed un rosso spento, intenta ad afferrare quella che sembrava un colore per le labbra da una boccettina. La vide picchiettare il piccolo mignolo sul contenuto per poi fare lo stesso sul labbro inferiore, prima di unire le labbra e rendere omogeneo quel color rosso, proprio come i suoi capelli.

Era bassina, le braccia erano scoperte così come la maggior parte del suo corpo. Indossava un abito corto e dalle spalline quasi insistenti, grigio, che risalvata sulla sua pelle nivea.

Si chiese come potesse comportarsi con così tanta naturalezza, perché sembrasse abituata ormai a fare tutto quello, quando la vide improvvisamente girarsi nella sua direzione – dopo essersi sentita osservata – e lanciargli uno sguardo fugace, contornato da dell'ombretto nero.

Boccheggiò per qualche secondo prima di distogliere lo sguardo e portarsi il dorso delle mani ad asciugarsi le guance, evitando in questo modo il suo sguardo profondo e la smorfia stizzita per aver appena assistito a quello che doveva essere un omega al suo primo giorno in quel posto.

«Hai bisogno di aiuto?» la sua voce delicata attirò nuovamente il ragazzo che scorse la figura della rossa intenta a richiudere il barattolo e rimetterlo al suo posto. Si alzò abbassando con le mani il vestito stretto per poi mettersi come il grasso alfa dietro di lui, posando le mani candide e piccole sulle sue spalle. Il tocco però era gentile ed il sorriso che gli stava rivolgendo e che faceva fuoriuscire delle piccole fossette comprensivo. «Immagino tu sia qui da poco.»

Annuì titubante. Avrebbe voluto tanto rispondere che ci sarebbe rimasto anche per poco tempo, quello che non sapeva era se perché venduto a qualche signorino o se avrebbe ripreso coscienza di sé stesso e iniziato a correre lontano.

«Ti do un consiglio da colleghi allora...» abbassò di poco il tono di voce «La vedi quella ragazza lì?» vide dallo specchio il piccolo cenno del mento, per indicare la stessa ragazza schiaffeggiata dalla guardia poche ore fa, seduta a imbellirsi il volto. «Se disobbedirai, se tenterai di prendere parola in qualsiasi decisione, se ti rifiuterai di fare qualcosa, ecco... quella è la fine che farai.»

Deglutì e rilasciò un sospiro tremante, prima di ripotare lo sguardo nello specchio per vedere nuovamente la rossa concentrata sulla sua figura. «Mi chiamo Dahyun.» precisò «E tu?»

La sua spensieratezza sembrava una boccata d'aria fresca in piena estate, solo che in quel luogo e in quello stato d'animo non sentiva per nulla la voglia di avere una conversazione e né tanto meno di sembrare gentile e sorridente come la ragazza là dietro.

«Taehyung.» decise di rispondere con freddezza quindi, abbassando lo sguardo per un secondo. Secondo in cui tutto gli ritornò in mente e che gli fece mancare il respiro.

Odiava provare qualcosa per Jungkook, perché anche in quella situazione l'unica cosa che riusciva a pensare era a lui e alla speranza che tornasse a riprenderlo. Era diventato esattamente ciò che il principe dentro di lui non voleva diventasse: dipendente da un alfa. Non lo aveva marchiato e né tanto meno si erano legati nel modo più carnale, ma sentiva il respiro mancare al pensiero di stare lontano da lui. Quasi riusciva a capire come suo padre si sentiva quando, in alcuni giorni, si ritrovava a piangere sulla tomba di sua madre e ad invecchiare più velocemente del solito lontano da lei. Con l'unica differenza che con Jungkook non aveva nessun tipo di legame...

«Allora Taehyung, come sei finito qui?» lo riportò la rossa alla realtà dopo aver visto nuovamente i suoi occhi farsi lucidi e rischiare di far strabordare altre lacrime.

The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇWhere stories live. Discover now