epilogo

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Ricontrollarono la camera da letto, con le torce accese a illuminare ogni piccola porzione di stanza. Dei piccoli segni sul pavimento di legno sembravano indicare che l'armadio era stato spostato dalla parete più volte. Lo spinsero e iniziarono a tastare quella parete trovando una piccola incrinatura. Un taglio dove ci passavano giusto le dita di una mano. Fu Gualtieri a infilarci la mano e a fare forza. Il pannello scivolò lungo un binario scomparendo dietro a un'altra porzione di pannello e liberando un piccolo passaggio. Francesco illuminò quel buio trovando delle scale che scendevano perpendicolarmente. Discese la scala a pioli seguito da Elisa e Stefano. L'odore di chiuso e umido era nauseante. Sembrava di entrare in una vecchia tomba. Quando mise i piedi a terra si rese conto che c'era acqua. Illuminò con la torcia e proseguì lungo quel cunicolo stretto di roccia e fango fino ad una insenatura. Alla destra c'era una specie di mensola in legno posata su due rocce. Sopra c'erano delle scatole. Non perse tempo a guardare cosa contenessero, l'avrebbero fatto dopo, ora dovevano cercare Amedeo. Spostando il raggio della torcia lungo la parete vide una sedia con accanto un letto. Si avvicinò seguendo la luce. Vide delle sacche di flebo appese alla testa del letto e seguendo i tubicini arrivò fino al braccio di un bambino. Amedeo era sdraiato incosciente apparentemente morto. Staccò velocemente le flebo dalle braccia e lo afferrò. Era leggerissimo e sembrava non respirare.

«Chiamate un'ambulanza» disse voltandosi per uscire da quel buco angusto.

Sapeva che un'equipe medica era al lago in attesa di eventi, Ambrogi era stato previdente.

Salì i pioli con l'aiuto di Stefano ritornando nella camera da letto del bungalow dove due agenti lo stavano aspettando con delle coperte per avvolgere il bambino

«È vivo?» chiese Elisa arrivando trafelata al suo fianco

«Il polso è debolissimo» rispose Gualtieri guardando quel corpicino inerme tra le sue braccia. L'ambulanza arrivò a sirene spiegate fermandosi davanti l'ingresso del bungalow dove l'ispettore Gualtieri accompagnato da Elisa adagiò Amedeo su una barella che immediatamente i paramedici trasportarono nel veicolo per ripartire velocemente alla volta dell'ospedale.

Sentirono il suono della sirena allontanarsi sempre di più fino a scomparire per lasciare il posto nuovamente al silenzio denso di quel bosco.

Gualtieri si sedette sui gradini sfinito ed Elisa gli si fece accanto sedendosi anche lei.

Gli agenti continuavano a fare rilievi intorno a loro.

«Se non avessi notato la doppia parete non lo avremmo mai trovato» disse lei accennando un sorriso di gratitudine

«Fortuna che mi avete liberato allora» rispose lui con una vena ironica nella voce

Lei sospirò «ti ho già chiesto scusa mi pare»

Francesco si girò a guardarla «e pensi di cavartela così?» sorrise sornione

Elisa vide il suo sorriso, in effetti se l'era meritata quella penitenza. Doveva espiare le sue colpe «e cosa dovrei fare?» alzando un sopracciglio e inclinando leggermente la testa per guardare i suoi occhi

Francesco si alzò continuando a guardarla «a cena domani sera» disse aumentando il sorriso «e paghi tu» girandosi poi per ritornare verso il sentiero

Anche Elisa si alzò arrivando al suo fianco «ci sto. Una cena ci può stare, credevo peggio» rispose camminando accanto a lui.

«Si ma per tutta la squadra» aggiunse lui toccandole leggermente il braccio con il gomito

Lei strabuzzò gli occhi «ma sono più di dieci persone» disse

«E il ristorante lo scelgo io» aggiunse Francesco

«Sei stronzo però» continuavano a camminare uno accanto all'altro lungo il sentiero «mi costa come un matrimonio»

Francesco sorrise «si» rispose «e non hai idea di quanto io mangi» ridendo di gusto.

Fine

© Dan Ruben

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