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Quella sera Elisa era intenta ai fornelli quando Massimo arrivò. Aveva portato due bottiglie di ottimo vino mentre lei stava preparando una carbonara. Non aveva molto in casa quindi con all'albume avanzato aggiunse altre due uova e fece una frittata di ricotta. Non era il massimo ma l'aveva preparata con entusiasmo. Mentre lui, sotto le sue direttive, apparecchiava la tavola.

«Meno male che non ho problemi di colesterolo» disse Massimo per prenderla in giro appena lei mise in tavola.

«Questo è il ringraziamento per aver preparato la cena?» con finto risentimento

«Me la dovevi dalla sera in biblioteca» rispose stando al gioco e versando il vino nei bicchieri.

«Non molto» sorrise lei indicando il vino.

«Hai paura che voglia farti ubriacare?» continuando a versare nel bicchiere senza fermarsi.

Lei si irritò leggermente «no, ma quanto ne bevo lo decido io» rispose.

«Dai puoi lasciarti andare, non è come non accettare le caramelle da uno sconosciuto, anche perché ormai noi ci conosciamo» alludendo alla notte trascorsa insieme.

Elisa fece una smorfia. Non le piaceva la piega che stava prendendo quella conversazione.

Massimo sembrò accorgersene «scusa, so che non era una battuta irresistibile, ma stavo solo cercando di alleggerire un po' l'atmosfera» sospirò «suppongo sia stata una giornata pesante per entrambi»

Lei decise di sorvolare e provò a riprendere la normale conversazione senza lasciarsi condizionare da una frase uscita male «ok, scuse accettate» sorrise prendendo il bicchiere e invitandolo ad un brindisi.

Anche lui sorrise «ad una bella serata»

Iniziarono a cenare provando a lasciarsi alle spalle almeno per qualche ora il caso a cui stavano indagando. Elisa raccontò di lei, dei suoi anni di studio e dei suoi primi approcci con il mondo della criminalità e della medicina legale. Le era sempre piaciuto risolvere i misteri, fin da bambina, raccontando di quando a sette anni, una notte rimase sveglia e nascosta sotto il tavolo della sala per vedere chi fosse Babbo Natale. Con la faccia spaventata e sorpresa di suo padre mentre, colto in flagrante, metteva i regali sotto l'albero. Massimo rise immaginandosi la scena. La serata piacevole lo aveva messo a suo agio e così le confidò della sua infanzia e del suo sogno di diventare poliziotto, dei suoi anni in accademia, degl'inizi al commissariato di Ventimiglia, della piccola casa che aveva comprato con sua mamma su quelle colline con un pezzetto di terra e alcune piante di ulivo. Ci tornava appena poteva anche se adesso sua mamma non c'era più.

«Mi dispiace» disse con sincerità Elisa. Non riusciva ad immaginarsi come sarebbe stato perdere i genitori.

«È la vita» rispose lui con un velo di nostalgia «se n'è andata tre anni fa, e torno spesso lì anche per questo, per i ricordi che mi legano non solo a quella terra ma soprattutto a mia madre, e poi sono un solitario non amo la compagnia»

Lei si incuriosì, era un lato del suo carattere che non immaginava «perché?» chiese con sincerità.

«Non lo so, dopo un po' la confusione mi dà noia. Non amo stare al centro dell'attenzione» sorrise ironico «forse non mi piaccio abbastanza»

Elisa ricordò le prime pagine dei giornali con la sua foto «eppure sei fotogenico» rise ripensando alla battuta del suo assistente Stefano sul fascino di Massimo.

«A cosa ti riferisci?»

«Alle pagine di cronache con la tua foto per aver risolto il caso Corelli» rispose

Anche Massimo sorrise «si giusto» ripensando a quel caso «sono stato fortunato, Corelli era un trafficante di un certo calibro lo seguivamo da tempo» rispose «mi sono solo trovato al posto giusto al momento giusto»

INSIDE THE MINDWhere stories live. Discover now