Capitolo 8

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Harry aveva dormito male, o forse meglio dire che non aveva dormito affatto.

Non si ricordava di aver sognato, non si ricordava quando si era forse addormentato un attimo.
Non lo sapeva. Ma adesso era confuso e la testa gli doleva.

Li avevano sistemati a tarda sera, quando ormai l'aria si era fatta davvero umida e fredda, in una capanna non molto distante da quella in cui erano stati portati ancora bendati a parlare con il Capo del villaggio. Non era accogliente, ma aveva almeno due pagliericci abbastanza comodi e un camino al suo interno. Camino che però era rimasto per tanto tempo spento e l'aria era ormai pregna di odore di chiuso e gelo. Era una Capanna molto piccola e decisamente sporca, nessuno doveva abitarci, ma era più di quanto i due stranieri si poteva sognare, in fondo erano degli ostaggi.

Zayn era già sveglio, lo vide vicino al grande braciere al centro della piazza del villaggio che tranquillo, stava dando un pezzo di carne a Jala, accarezzandogli piano la testolina piumata.

"Ben svegliato Generale!"
Disse l'arabo, non guardandolo neanche, ma avvertendo la sua presenza che si era avvicinata.

"Mi sembri...tranquillo Zayn! Non ti stanno controllando?"
Disse stiracchiandosi un pò e facendo scrocchiare la schiena.

Il moro non alzò neanche lo sguardo, ma continuò ad accarezzare tranquillo l'uccello sul suo braccio.

"Non sto facendo nulla di male. Ma sì, ci stanno controllando, guardati un pò intorno e lo vedrai."

Il Generale, attento e con occhio ormai sveglio, fece saettare da destra a sinistra lo sguardo. Vide uomini armati abbastanza lontani. Tre o quattro invece, erano più vicini e tentavano invano di confondersi tra la gente che aveva già occupato il centro del villaggio per i loro compiti mattutini. Li tenevano sott'occhio, ma allo stesso tempo sembravano curiosi di sapere cosa facessero.

"Ci hanno portato vestiti puliti e cibo!" Disse l'arabo, sussurrando qualcosa a Jala mentre si alzava.

Harry lo seguì di nuovo verso il loro spartano rifugio. Zayn mise il suo falco su un trespolo improvvisato lì davanti e finalmente si voltò a guardare l'amico.

"Quindi?"

"Quindi cosa?" Chiese Harry.

"Che facciamo?" Il moro si mise appoggiato al muro della capanna con le braccia conserte, era ancora vestito di tutto punto nel suo abito chiaro, il turbante adesso gli copriva solo i capelli ed era sciolto sulle spalle.

"Dobbiamo parlare con il capo, e probabilmente ci conviene cambiarci a questi punti e non disdegnare il cibo che ci hanno portato!" Disse, mentre con un sorriso furbo, prese un pezzo di pane in un cesto fuori dalla porta.

"Tu andrai a parlare con il capo, mio caro Generale. Io me ne resterò qui. Rivoglio le mie armi!"

"Non potrai riaverle, se prima non parliamo con loro, tu che dici?"

"Sono già controllato da qualcuno che credo voglia chiedermi qualcosa dall'alba ormai, giovane Romano. Penso sia meglio se resto qui, credimi!"

Harry si voltò nella direzione in cui aveva ammiccato l'amico e vide uno dei tre ragazzi che li avevano catturati, che senza dare troppo nell'occhio non riuscendoci, stava facendo la punta ad un bastone con un piccolo coltello, mentre ostinato teneva lo sguardo sulla loro capanna, come a controllarli.

"Zayn sii gentile. Non sembra che vogliano farci del male. Dobbiamo aiutarli lo sai, adesso sono loro al comando."

"Farò il possibile giovane straniero!" e gli mostrò un mezzo sorriso, mentre calcò la parola straniero.

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