Capitolo 5

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Non furono così fortunati quel giorno. Una pioggia finissima, fredda e insistente cadeva dal mezzodì. Il tempo era improvvisamente cambiato, ma sapevano che sui promontori era normale. Intorno a loro, la nebbia che si era formata poco prima dell'alba, ancora non si era diradata del tutto. Il sole aveva rischiarato solo per qualche ora ma poi era mutato tutto.

Dall'alto adesso non riuscivano più a scorgere la vallata. Spuntavano solo alcuni speroni di roccia grigia affilati, dalle nuvole di condensa più basse. Il cielo era plumbeo e loro camminavano attenti a non fare troppo rumore, sul fianco del promontorio. I cavalli erano rimasti a valle. Sarebbero stati più agili così.

Il punto in cui Liam aveva visto il fuoco era vicino. Dovevano stare attenti.
"Ci servono i segni!"

Liam estrasse da un piccolo fagottino legato in vita, un bastoncino azzurro, che aveva l'aspetto di un gesso. I suoi amici, si avvicinarono a lui e senza protestare, attesero.

"Saremo protetti e più forti, con questi."

Annuirono.

"Non sapevo avessi portato la pietra." Disse Louis, alquanto sorpreso.

"Sono il figlio del capo, le tradizione vanno rispettate."

Liam si passò il gesso sull'indice della mano sinistra, che si tinse subito di una meravigliosa tinta azzurro vivo. Aveva il colore del cielo. Passò l'indice sulla fronte e su parte del volto di Louis che in silenzio e con gli occhi chiusi, attendeva che l'amico avesse finito.

"*Min varya dagor!"
"Min varya dagor!" Ripetè il ragazzo dagli occhi chiari, mentre Liam finiva di passargli le dita sul volto, concludendo il suo disegno.

Lo stesso fece con Niall.

"Min varya dagor!"
"Min varya dagor!"

Tracciò segni diversi su ognuno di loro, poi fu il suo turno. Louis gli dipinse parte del viso e fece ad ognuno di loro, un altro segno.

Tracciò una linea verticale al centro delle loro labbra, che continuava giu lungo tutto il mento. "*Hidin" sussurrò.

E gli altri annuirono "Hidin.".

Era una buona idea. Da quel momento in poi, il silenzio era d'oro.

Veloci e furtivi si rimisero sulle tracce del fuoco. Trovarono un giaciglio più in basso, dove una piccolissima radura sospesa, dava una visuale perfetta su tutta la vallata. Da lì, se non ci fosse stata nebbia, avrebbero visto anche il punto dove loro erano accampati la notte appena passata.

Si guardarono negli occhi e con movimenti che conoscevano per capirsi anche non usando la parola, decisero di scendere piano, costeggiando il fianco dell'altura.

Due cavalli avevano calpestato il manto erboso sul quale adesso loro camminavano. Forme di zoccoli erano ben visibili. Impronte pesanti, i cavalli sostenevano anche il peso della sella oltre che del cavaliere che portavano. Non erano di una tribù del nord.

Il cuore di tutti e tre batteva forte. Erano irrequieti. L'aria fredda nei polmoni, creava in loro una gelo glaciale che mescolato alla tensione, lasciava che il sudore freddo grondasse dai loro colli. Louis sentiva la pelle d'oca ovunque sul suo corpo. Le labbra serrate lo tenevano concentrato con gli occhi veloci che guardavano in ogni punto.

Scesero ancora, silenziosi. Dovevano raggiungere i cavalli. Gli servivano le loro armi adesso. Non potevano combattere solo con i pugnali che avevano con loro legati alle cinture. I tre animali erano sul grande pascolo. Li raggiunsero veloci.

Poi sentirono un grido.

Un falco pellegrino. Alto nel cielo, si lasciava trasportare dal vento. Legato ad una zampa, un nastro lungo che seguiva il vento. I tre tirarono su la testa e capendo, che forse qualcosa non andava, salirono veloci in sella e iniziarono a cavalcare.


Sky Full Of SongWhere stories live. Discover now