Capitolo 7

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"Dobbiamo bendarvi."

Louis lo disse piano mentre legava stretto un pezzo di stoffa sugli occhi di Zayn. Harry senza più la fascia intorno alla bocca, annuì ma rimase in silenzio. Ormai era chiaro ai due, che non li avrebbero uccisi, non ancora.

Harry aveva sentito che li avrebbero portati al loro villaggio. Aveva raccomandato a Zayn di tacere. Di cercare di non dire niente. Solo grazie. Se necessario. Anche perché non avrebbe potuto dire altro. Il Romano, non aveva avuto tempo di insegnargli molto.

Disarmati, e legati, non potevano fare nulla. Erano stati colti alla sprovvista come due Legionari idioti. Tutta colpa sua, si diceva Harry. Aveva anche trascinato il suo amico con se. Ma questo gli fece capire che forse, questa tribù di cui facevano parte quei tre giovani uomini, aveva qualcosa in più delle altre.

Ricordava i racconti di sua madre. Alcune tribù pacifiche vivevano nel profondo nord. Ancora più in alto del vallo. Erano popoli coraggiosi, leali e con una cultura molto radicata alla loro terra. Cavalcavano senza sella e si dipingevano il viso in segno di protezione dai nemici. Vivevano vicino alle grandi scogliere, ma non conoscevano le battaglie. Lei gli diceva che non avevano mai conosciuto la guerra. Non avevano mai avuto scontri. Per quello Antius, bramava tanto avere le loro terre.

Secondo lui sarebbe stato facile sottometterli a Roma e farne degli schiavi. Ma Harry sapeva che a quel popolo lui doveva molto. Sua madre era nata in quelle terre e il suo compito era quello di proteggerli. Avvertirli e insegnarli a combattere per quanto assurdo potesse sembrare.

Ma quei tre ragazzi...

Loro non sembravano aver bisogno di imparare a combattere. Il ragazzo castano che li stava bendando, maneggiava l'ascia e il pugnale come non aveva mai visto fare prima. L'ascia la teneva legata alla schiena, con un intreccio di strisce di cuoio. Il manico era corto, maneggevole, e sicuramente ben affilata. Il pugnale sempre agganciato alla sua cinta di cuoio. L'altro ragazzo con i capelli più chiari invece teneva ben saldo l'arco. Quando li teneva sotto tiro, aveva notato come il suo braccio era tirato indietro prendendo la mira, teso, sicuro. Il terzo ragazzo non aveva ancora capito che arma prediligesse, ma la stazza e la mosculatura non mentivano sul fatto che forsse così.

Di sicuro non erano indifesi come aveva creduto fino al giorno prima.

Avrebbe voluto parlare, chiedere molte cose, ma non era ancora il momento, sperava di poterne avere l'occasione.

Tenendo a passo sostenuto i cavalli, proseguirono per alcune miglia. Venivano dissetati, stavano attenti a non farli cadere da cavallo. Forse anche loro dovevano porgli alcune domande una volta arrivati al villaggio. Forse erano preziosi, volevano capire qualcosa anche loro.

Ad un certo punto, si sentì il grido chiaro di un falco sopra di loro. Zayn alzò la testa sicuro anche se bendato, che quella fosse Jala, non resistè oltre. Con le lani legate e la vista spenta, poteva solo usare la parola, non resisteva più. E parlò molto piano.

"Per favore, fatemi richiamare il mio falco!" Sembrava una supplica sincera. Il tono di voce flebile non fu facile da sentire, ma fu efficace.

Si fermarono tutti. Liam scese da cavallo e gli intimò ancora una volta di stare zitto avvicinandosi e toccandogli una gamba per incentivare la minaccia, il moro sussultò a quel tocco.

Harry intervenne e cercò di spiegare il gesto che parve avventato, dell'amico.

"E' il suo falco! Vi prego, non vi farà nulla permettetegli di richiamarlo."

Liam guardò i suoi compagni. Louis in sella a Fergus rimase serio, come se la cosa non gli importasse. Era vicino ad Harry, toccava a lui far si che non perdesse l'equilibrio e cadesse, sentì bene la richiesta del Romano. Niall invece faceva da aprifila e guardava anche lui verso Liam in modo inespressivo, passivo.

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