𝐗𝐈𝐈𝐈 ー 𝐃𝐎𝐕𝐄 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐒𝐓𝐀𝐓𝐎 𝐁𝐄𝐍𝐄 𝐋'𝐔𝐋𝐓𝐈𝐌𝐀 𝐕𝐎𝐋𝐓𝐀

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Era un sabato mattina, Jimin si destò dal proprio sonno ad un orario inconcepibile.
6 del mattino.

Con i piedi ben incastrati nelle lenzuola, diede un'occhiata fuori alla finestra, il sole era già sorto ma i raggi erano nascosti dalla notte che faceva i capricci per farsi ancora vedere.

Jimin afferrò il cellulare e decise di mandare un messagio a Yoongi.

Ti va se andiamo alla spiaggia oggi?

Aspettò qualche minuto per la risposta ma non la ricevette, il messaggio era arrivato ma Yoongi non lo aveva letto, probabilmente stava ancora dormendo, si sentì in colpa per averlo disturbato di Sabato.

<<Dio è come se ne fossi dipendente>> borbottò mentre intrecciava le braccia sotto la testa, era come una dolce intossicazione, appannava la vista e inebriava gli altri sensi provocandogli il batticuore.

Era come la botta d'adrenalina prima di crollare.
Perché si crolla, sempre.

Jimin saltò giù dal letto e scese per far colazione, si sedette al tavolo in cucina notando un post-it sul centrotavola che recitava:

Buongiorno amore! Io e papà siamo andati a fare compere, in frigo c'è la cena di ieri altrimenti prepati qualcosa da solo. Chiudi la porta se esci e mandami un messaggio.
Divertiti!

Con amore, mamma.

Jimin sorrise di sbieco, aveva l'intera casa a disposizione, poteva benissimo restare in mutande e mettere i canali di musica sulla tivù e fare finta di esse Beyoncè usando un mestolo come microfono.
Sorrise pensando a come si prospettava la giornata.

Alla fine, decise di andarsi a fare un giro, fece una doccia veloce e optò per una maglietta bianca a mezze maniche e jeans neri con i suoi adorati stivaletti lucidi.
Guardando fuori alla finestra si rese conto che avrebbe fatto freddo quella mattina, così si infilò un piumino beige assieme ad un cappellino nero con la visiera.
Inforcò gli occhiali da sole ed ecco fatto, era pronto.

Prese il cellulare e le chiavi, si chiuse la porta alle spalle e disse addio al concerto in mutande.

Affondò le mani fredde nelle tasche e iniziò a camminare senza una metà e non potè fare altro che viaggiare con i pensieri tenendo i piedi a terra.

Si chiese così, a cuor leggero, cosa stesse facendo Yoongi in quel momento, se fosse sveglio, se stesse dormendo, se lo stesse sognando.
Perché Jimin lo faceva, qualche volta Yoongi gli era apparso in sogno ed era bello, più bello che mai, sorrideva mostrando le gengive ed indossava una camicia, le luci blu e viola gli coloravano la pelle e gli occhi da gatto brillavano.

Jimin ricordava che avesse sempre un mazzo di fiori tra le mani, che cercasse di consegnarglielo, le mani di Jimin non riuscivano a muoversi ma vedeva sempre un'ombra oscura riuscire ad afferrarli.

Non si preoccupava più di tanto, a Jimin i fiori non piacevano troppo, probabilmente era per quello che non riusciva a prendere quelli che Yoongi gli stava dando nel sogno.

Camminando senza meta si rese conto di trovarsi davanti al negozio di tatuaggi dove lui e Yoongi si erano fatti fare i loro, c'era il cartello 'CHIUSO' in bella vista sul vetro interno della porta, Jimin sorrise, da allora il rapporto tra lui e Yoongi era cresciuto, erano uniti, tenuti insieme da quelle piccole "Y" e "J" impresse nei loro polsi.

Jimin restò ad osservare qualche altro istante la vetrina del negozio, poi camminò via, determinato a chiamare Yoongi e chiedergli di raggiungerlo in spiaggia.

Lo chiamò al cellulare ma squillò a vuoto poi la chiamata terminò per esaurimento di tempo.

<<Aish Yoongi!>> insomma, era quasi ora di pranzo, per quanto il sonno fosse insistente non c'era niente da fare: la fame batteva tutto, quindi perché Yoongi non gli rispondeva se era sveglio?
Sempre ammesso che lo fosse!

Jimin ficcò il telefono in tasca e continuò a camminare, stavolta una meta ce l'aveva, la loro spiaggia, ormai mancava poco per arrivarci.

Nel rimanente pezzo di strada che lo separava dalla sua destinazione, Jimin pensò all'altro tatuaggio che Yoongi s'era fatto fare, il pianoforte con lo sgabello, sulle costole.
Jimin ricordò la piccola smorfia di dolore che incorniciava la faccia di Yoongi in quel giorno uggioso, eppure con le piccole rughe d'espressione e la mano che gli torturava il braccio, Jimin non riuscì a non pensare che stesse bene, così, vicino a lui, nel bene e nel male.

Peccato che il male l'aveva sempre sottovalutato.

Jimin arrivò alla spiaggia senza accorgersene, si sfilò le scarpe di tela e poggiò i piedi sulla sabbia non ancora bollente, probabilmente la temperatura non sarebbe salita di tanto quel giorno, era nuvoloso.
Il ragazzo si sedette a riva, con i piedi nudi infossati nella sabbia bagnata e qualche volta le onde correvano in sua direzione, bagnandogli le punte delle dita dei piedi.

Venne scosso da un brivido improvviso ma sollevò le spalle non pensandoci su, non gli pesava più di tanto star da solo, era confortevole il silenzio, udire la ninna nanna della marea come se fosse la musica di un carillon e farsi cullare.

Cercò di chiamare nuovamente Yoongi ma il cellulare era staccato, Jimin sbuffò sommossamente, si costrinse a smettere di tartassarlo, era Sabato, se Yoongi voleva dormire doveva lasciargli i suoi spazi.

<<Zio! E alla fine lui ti ha risposto?>> Gracchiò Bowa curiosa, Jimin le sorrise mentre tutti i bambini si gustavano la loro colazione all'aria aperta.
Mingi aveva la bocca sporca di marmellata di albicocche, Jimin le passò un tovagliolo e lei lo prese con un sorriso in faccia.

<<No Bowa, non ha risposto a nessuna chiamata che gli feci quel giorno>>

<<E perché no?>> la piccola parve delusa, mentre Soobin fissava Jimin con occhi inquisitori e allo stesso tempo curiosi, Jimin fece spallucce e si dondolò sulla sedia <<Probabilmente era impegnato quel giorno>> lo disse con un sorriso.

Yeojun annuì e si voltò verso Seokjin, <<Papà ma domani vengono lo Zio Suga e Woohyun?>> lo chiese con la bocca piena, Jin gli passò un tovagliolo assieme ad un bicchiere di succo di frutta mentre guardava desolato Jimin, tutti i bambini erano entusiasti dell'imminente arrivo del cuginetto Woohyun e degli zii.

<<Si tesoro, dovrebbero arrivare domani mattina se non incontrano traffico>> il piccolo sorrise raggiante, <<Evviva!>>

<<Zioooooo continua la storia!>> Jimin non se lo fece ripetere due volte.

Non poteva imporgli la sua presenza ad ogni costo, aveva diritto ai suoi spazi, ma Jimin aveva proprio un brutto presentimento.
Come se quello potrebbe essere uno degli ultimi giorni in cui fosse felice.
E quello l'ultimo posto dove fosse stato bene.

Non si sbagliava.

𝐐𝐔𝐄𝐈 𝐁𝐑𝐀𝐕𝐈 𝐑𝐀𝐆𝐀𝐙𝐙𝐈 [M.Yg, P.Jm]Where stories live. Discover now