Hai Mai Avuto Paura Di Morire?

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Gli unici suoni che spezzavano il silenzio erano quelli dei loro passi.

Quelli della guardia, un uomo sulla cinquantina, erano pesanti e tonfi; quelli della donna erano molto più fini, il rumore di tacchi ritmato e di una camminata sicura.

« È stata sfortunata, signorina » disse l'uomo con aria affaticata, il suo peso non l'aiutava e dal giallo dei suoi denti tanto meno l'aver fumato per anni.

« Perché mai? Ho chiesto io di essere assegnata all'Arkham Asylum » rispose seria la donna, le iridi azzurre si spostarono sulla figura dell'agente accanto a lei con uno scatto appena visibile.

Aveva sentito la notizia della cattura al telegiornale e immediatamente aveva stabilito il suo nuovo obiettivo.

« Allora è fuori di testa ».

« Prego? » domandò stupita, le buone maniere si dimenticavano stando a contatto con i detenuti?

« Nessuno sano di mente si offrirebbe volontario per lavorare con quelli che sono chiusi qua dentro ».

« Non guarirebbero mai se nessuno si preoccupasse di aiutarli, le pare? » chiese retorica tentando di nascondere un tono spazientito.

L'agente si fermò di fronte alle porte che avrebbero dato accesso alla zona di isolamento, si girò verso la donna alle sue spalle.

« Non durerà tre secondi qui dentro, Dottoressa Quinzel » rispose ridendosela sotto i baffi « Ci hanno provato già due dei migliori con quella là » ricominciò a camminare.

Harleen sollevò le spalle. C'era troppo silenzio in quell'ala del manicomio.

« Non ci sono riusciti a quanto pare » disse lasciando libero il suo sguardo di percorrere le porte d'acciaio delle celle ai lati del corridoio.

Ognuna era rigorosamente chiusa da doppie mandate, con una guardia all'esterno non autorizzata a spostarsi per alcun motivo.

Dietro di esse i criminali più ricercati e pericolosi di Gotham: tra questi Victor Zsas fu l'unico a dare un cenno di vita fischiando divertito dalla finestrella.

« Sono morti » esordì l'uomo dopo minuti interi.

« Com'è possibile? »

« Una è stata decapitata... » rispose sistemando il colletto della divisa « Una foglia le ha tagliato la gola » deglutì sonoramente.

La bionda spalancò gli occhi e strinse istintivamente a sé i fogli che aveva tra le mani, la sua sicurezza sembrò vacillare.

« L'altro ha commesso l'errore peggiore, si è lasciato sedurre e ha ricevuto il suo ultimo bacio » continuò il poliziotto, tirando fuori le chiavi di un'ulteriore porta « Nonostante ciò ci è comunque stato vietato di tenerla ammanettata durante le sedute, perciò stia attenta. La sua fama di psicologa è giunta fin qui, dottoressa. Cerchi di sopravvivere ».

Non ricevette risposta, poiché non appena libero l'ingresso la bionda si infilò nella stanza e velocemente alle sue spalle la porta tonfò.

La stanza era incredibilmente buia, molto ampia ma riempita solamente di un lungo tavolo d'acciaio alle estremità del quale c'erano due sedie.

Gli unici raggi di luce filtravano dalla finestra in alto, ma erano ostacolati da lunghe travi di legno palesemente arrangiate.

Si avvicinò e prese posto, poggiò i documenti sul tavolo e nell'attesa che la sua paziente venisse portata da lei risfogliò per l'ennesima volta il suo fascicolo.

"Pamela Lillian Isley"

Aveva memorizzato perfettamente alcuni dati come la sua altezza e la sua età. Riguardò la piccola fotografia attaccata al foglio con una spilletta e fece un bel respiro: tre rapine a mano armata - le parole erano sottolineate, le piante potevano considerarsi armi? - distruzione di una fabbrica di agenti chimici, responsabile della morte di più di quattrocento persone. Non si sarebbe fatta spaventare da lei.

HarlIvy- OneShotsOù les histoires vivent. Découvrez maintenant