Un nuovo inizio pt.2

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La giornata filò a gonfie vele, non sono stata molto attenta alle lezioni, avevo altro per la testa. Tornai a casa con l'autobus, di fianco a me c'era una donna alquanto strana, ma non ci feci molto caso. Mi fiondai sul letto a pancia in su, passavo molte delle mie giornate in quel modo. Non riuscivo a non pensare a uno di quei ragazzi: Andrea. Mi aveva preso in giro si, ma la sua presenza non mi dispiaceva affatto...anzi... A cena mangiai il solito: un panino. Dopo aver mangiato mi misi a letto, ascoltai un po' di musica per poi addormentarmi. Quello della mattina dopo, non era stato un buon risveglio, i vicini del piano di sopra avevano fatto casino per tutta la notte, che incivili. Misi un paio di jeans neri strappati e un t-shirt nera, una felpa e le mie amate Air Force 1, almeno quelle erano bianche!!

A scuola, mi sedetti al solito banco le mani tra i capelli; non mi sentivo molto bene.

Andrea:"Che capelli di merda hai questa mattina?" 

Ed eccolo tornato con i suoi soliti insulti. I suoi amici scoppiarono a ridere mentre io preferii non rispondere alle sue offese, non mi sarei mai abbassata al suo livello.
Perché mi tratta così, cosa gli ho fatto, sa solo il mio nome, credo. Mi chiedevo solo questo. Una voce richiamò i miei pensieri.

Professoressa:"Arrigoni non faccia il gradasso e si sieda"

Probabilmente si era accorta della situazione, ma io non avevo bisogno di alcun aiuto anche se mi fece piacere che Andrea tornò al posto. Da una parte invece, avrei voluto che restasse con me, non mi sembrava cattivo, ma non mi fidavo mai troppo; persino mia madre mi aveva tradito. Tornata a casa, feci subito i compiti, per togliermeli di torno e passare il pomeriggio liberamente. Uscii per fare due passi, avevo davvero bisogno di un po' di movimento. In lontananza, un viso familiare, non poteva essere...una mia vecchia amica, Clara. Lei, beh era sempre così gentile con me, fino a quando non arrivò Sofia che legò molto con Clara e me la portò via. Non volevo incontrarla, quindi misi il cappuccio della felpa e passai facendo finta di nulla. La feci franca. Probabilmente il destino non era dalla mia parte dal momento che di fronte a me si piombò una figura. Alzando lo sguardo mi accorsi che lui, proprio lui, Andrea Arrigoni, era davanti a me con un sorriso stampato in viso.

Andrea:"Ciao"

Aveva un sorriso stampato in volto. Mi fece cenno con il capo di seguirlo, era strano non parlava, mi degnava solo della sua presenza, ma anche senza parlare mi faceva molta compagnia. Restammo così, a camminare, per un quarto d'ora fino a che non arrivò l'ora di andarmene; si stava facendo sera. Lo salutai, lui si limitò a sorridermi. Non riuscii a dirgli che la sua felpa era davvero molto bella, ma non glie lo volevo dire, sarei sembrata una cretina.

Effettivamente lo sono.

Durante il cammino verso casa, pensavo a quanto fosse bello e perché si comportasse in quel modo con me..forse era bipolare?? No che idea stupida, non poteva esserlo. Una volta a casa, chiamai Chiara, la mia compagna di banco, ci avevo subito fatto amicizia; dovevo raccontargli ciò che era successo.

QUI C'È ANCORA LUCE||shiva-IN REVISIONE-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora