«Stai bene?» domanda una ragazza, piegandosi per aiutarmi a togliere la bici dal mio corpo.

Annuisco, «Sì, grazie» la rassicuro sorridendole lievemente.

Mi sento la sabbia anche nel reggiseno e in bocca.
Che schifo.

«Amanda?» alzo di scatto lo sguardo, puntandolo sul ragazzo di fronte a me, sentendo subito la terra mancarmi sotto ai piedi.

«Scott?» il mio tono è uguale al suo, così come l'espressione sorpresa, ma la mia muta subito quando riconosco la maglietta arancione fluo che indossa.

Ma questo ragazzo è ovunque. Non è che ho un microchip segreto sotto pelle?

È lui la causa della mia caduta, per colpa sua che non si spostava, ho fatto un bel tuffo di testa nella sabbia.

Tania Cagnotto mi fa un baffo.

Sto per insultarlo, quando mi accorgo delle cuffiette che escono dalla maglietta e penzolano sul petto.
Stava ascoltando la musica, per questo non mi ha sentita gridare.

«Ti sei fatta male? Stai bene?» mi aiuta ad alzarmi, piantando una mano sul mio fianco e l'altra sulla spalla.
Si àncora alla mia pelle candida, facendomi percepire la callosità dei suoi polpastrelli anche nelle ossa.

Mi scrollo i vestiti, rendendomi un minimo presentabile, nonostante il corpo sudato e i capelli spettinati.

Perché quando sono con lui faccio solo figure pessime?

«Sì, sì, sono solo due graffi» osservo le mie ginocchia arrossate, facendo una smorfia.

Che male.

«Cazzo!» la mia migliore amica corre nella mia direzione, arrivando in un lampo, «Ma che è successo?» domanda, guardandosi attorno confusa.

«I freni non hanno collaborato e nello schivare Scott, sono andata fuori strada» spiego rapidamente, sollevando la bici da terra.

«Allora eri tu quella che mi è sfrecciata affianco alla velocità della luce» interviene lui, facendomi annuire.

Io il vecchio che mi ha noleggiato la bici, lo denuncio!

«Purtroppo sì» incontro i suoi occhi verdi, contornati da lunghe ciglia folte, «E ho pure rischiato di ucciderti» ridacchio, osservando le sue labbra piegarsi leggermente all'insù.

All'improvviso mi catapulto in un'altra dimensione, ritornando con la testa a qualche sera fa, al nostro bacio.
Mi sembra ancora di sentire le sue labbra sulle mie, così calde e voraci, cercarmi come se fossi il suo ossigeno e ne avesse un disperato bisogno.

«Scusami se non ti ho sentita» ispeziona le mie ginocchia sbucciate, «Stavo ascoltando la musica» sembra davvero dispiaciuto, ma non gliene faccio una colpa.

È la stupida bici la causa dei miei dolori.

«Vado a recuperare la mia bici e ti porto del ghiaccio» dichiara Ginni, allontanandosi velocemente, senza aggiungere altro.

Restiamo noi due, soli anche se circondati da persone, a guardarci e senza trovare nulla di specifico da dire.

Riesco solo a sorridere.

«Sei una calamità naturale» scherza, facendosi più vicino a me, che nel frattempo ho appoggiato la bicicletta ad una delle tante palme.

«L'universo sembra avercela con me» chiudo un occhio per colpa del sole ardente, che mi brucia il viso, facendomi lacrimare gli occhi.

Scott si sposta di lato, facendomi ombra con il suo corpo, mentre non smette nemmeno per un secondo di guardarmi, indugiando su ogni pagliuzza dei miei occhi.
Allunga un braccio verso il mio viso e mentre io trattengo il fiato, il suo indice si posa sulla mia guancia sinistra, a sfregarla lentamente.

I granelli fastidiosi di sabbia mi irritano la pelle, ma a poco a poco li toglie tutti, fino a quando non percepisco solo la morbidezza del suo tocco.

Alzo gli occhi sopra alle ciglia, «C'era della sabbia» si giustifica, indugiando per un istante sul mio collo, prima di interrompere ogni contatto.

Non farlo. Sfiorami ancora.

«Grazie» il mio sguardo viene catturato dalle sue braccia scoperte, sudate e luccicanti sotto ai raggi del sole, che si stagliando contro la sua pelle come fosse perla, carezzandola dolcemente, nonostante la forte intensità.

«Stasera cosa fai?» domanda d'un tratto, cogliendomi alla sprovvista, tanto che mi ritrovo a boccheggiare senza riuscire ad emettere nemmeno un suono comprensibile.

Ma che ti prende?

«Io...» cerco di sembrare disinvolta, «Nulla. Non faccio nulla» dichiaro alla fine, facendolo annuire leggermente.

«Ti andrebbe di venire con me a mangiare qualcosa?» ciò che speravo mi chiedesse, esce dalle sue belle labbra con disinvoltura.

Devo aver preso un forte colpo alla testa.

«Me? Tu ed io, soli?» blatero, «Cioè... mi farebbe piacere...» strabuzzo gli occhi, chiedendogli di fare qualcosa per farmi smettere di parlare, «... venire a cena con te» sorrido imbarazzata, «Soli. Tu ed io» concludo e vorrei prendermi a schiaffi da sola.

Benissimo... ora non vorrà più uscire con me.
Come biasimarlo.

«Ehm... bene. Hai delle preferenze?» domanda, facendomi scaldare il cuore.

Quando uscivo con Asher mi portava sempre a mangiare il sushi, anche se sapeva quanto lo odiassi, ma a lui non interessava perché l'importante era che piacesse a lui.

Non voglio paragonarlo a Scott, ma per me i piccoli gesti sono quelli che contano di più.

«No. Tutto tranne giapponese va bene» dichiaro, scacciando dalla testa il pensiero del mio ex invertebrato.

«Sarò da te per le otto» si avvicina, torreggiando con tutta la sua altezza, «Ora devo andare. Ci vediamo dopo» con estrema delicatezza scosta una ciocca di capelli ribelli dal mio viso, causandomi un forte tumulato interiore, che si trasforma presto in brividi.

Si allontana, aumentando il passo fino a correre lentamente.

Mi ha praticamente chiesto un appuntamento, vero?


CIAO SCOTTINE🤍

Purtroppo è un capitolo di passaggio, ma vi assicuro che il prossimo vi piacerà parecchio, perché sì... ci sarà un appuntamento. 😏

Cosa vi aspettate da questa uscita?
Sono davvero curiosa di saperlo. 💜

Ci tenevo a ringraziarvi per essere sempre al mio fianco, grazie mille.

Vi voglio tanto, tanto bene.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Место, где живут истории. Откройте их для себя