Quarto inverno

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Bath, 17 dicembre 2013. 

Ed eccole lì, splendide e maestose: costellazioni di ghiaccio ad ornare il parabrezza della mia ormai esausta auto. Erano trascorsi dieci minuti da quando avevo lasciato il mio appartamento per rintanarmi nell'abitacolo ancora congelato, eppure non riuscivo a muovermi, a trovare la forza di cominciare la giornata. Preferivo starmene immobile, stretta nel capotto di lana rosa cipria e il naso nascosto nella mia fidata sciarpa grande quanto una coperta da picnic. Ne traevo un senso di calma, come se nulla, in quell'istante, avesse potuto ferirmi. Sospirai intensamente, sprofondando nel morbido del sedile e gettando lo sguardo al cumulo di lettere rintanato nella piccola tasca della borsa. Dopo quella notte di follia, Harry aveva preso a scrivere delle lunghe pagine di scuse e ciò si era verificato con cadenza assidua ogni mese. Le leggevo milioni di volte, le portavo nel letto la sera e le ritrovavo al mattino appena sveglia. Erano lettere impregnate d'amore, di quotidianità, di desiderio. Eppure. Eppure, nonostante l'insistenza e nonostante i miei sentimenti fossero limpidi quanto l'acqua di un ruscello, non potevo. Non potevo e non riuscivo ad agire. L'aver spezzato il cuore di Nathan mi aveva resa malvagia e sporca. Non ero io. Non avevo mai giocato con i sentimenti di nessuno e mai l'idea mi aveva neppure sfiorata. Ero Laura, la ragazza che non sbaglia, non va fuori controllo, non è mai in ritardo o disorganizzata e non è mai in grado di dire di no. Avevo sbagliato ed era mio dovere, ora, pagarne le conseguenze. Per quella ragione, nei giorni successivi a quel turbolento Capodanno, cercai di rimettermi in sesto e ricomporre i pezzi del mio cuore. Tornai a trascorrere del tempo a casa dei miei genitori e mi dedicai a cuore aperto alla pasticceria. Avere le mani occupate mi aiutava a non pensare e di sicuro la quantità di zuccheri in circolo attutiva il colpo. Inoltre, dopo quella notte, mi allontanai saldamente da entrambi gli uomini della mia vita: avevo chiuso a chiave il mio cuore e nessuno, giurai, vi avrebbe più fatto breccia. Mai più.

***

Dopo una fredda giornata di lavoro, rientrai in casa con la ferma decisione di gettarmi nella farina. Sapevo che mettere le mani in pasta sarebbe stata la mia unica possibilità di cura, specie se a quest'ultima si fosse aggiunta una quantità indefinita di cioccolato. Così, dopo aver indossato dei pantaloni comodi, un maglione bucherellato e aver legato i capelli alla bene e meglio, mi diressi verso la cucina per raccogliere il necessario.

«Altri dolci?», squittì mia madre, piombandomi alle spalle, una pila di vestiti tra le mani «ho tirato su ben cinque chili da quando sei tornata in questa casa».

Scrollai la testa, posizionando i vari ingredienti sul bancone. 

«Mam, non ricominciamo», stridetti, intuendo perfettamente lo scopo di quel discorso.

«Quello che sto cercando di dirti è che io e tuo padre non possiamo rimetterci la linea soltanto per le tue disastrose capacità d'interazione», sentenziò.

Sospirai profondamente, affondando le mani nell'impasto. Mantieni la calma, Laura, mantieni la calma.

«Insomma, è trascorso un anno», continuò imperterrita «Nathan ti ha perdonata e continua a cercarti, mentre Harry».

«Mam», strillai «quante volte ancora ti devo dire che la mia vita privata non ti riguarda?».

«Mi riguarda eccome tesoro, specie se la tua vita come la vuoi chiamare», replicò, mimando le virgolette «attenta alla mia splendida forma fisica!».

Scossi nuovamente la testa, roteando gli occhi. Certo, Nathan mi aveva perdonata, ma era stato bizzarro, per non dire folle. Sapevo di non poter meritare la sua comprensione, non dopo quello che avevo fatto, eppure, nonostante i miei vani tentativi di allontanamento, i suoi occhi azzurro mare continuavano a cercarmi, desiderosi d'un legame che non ero in grado di ristabilire.

Dieci inverni [h.s.]Where stories live. Discover now