I nervi si fanno contratti sotto alla pelle morbida, tesi come una corda di violino, come pronti a reagire da un momento all'altro al pericolo imminente.

Ed il pericolo sono io.

Il mio viso è ad un palmo dal suo, talmente vicino che sento il suo fiato scontrarsi contro le mie labbra.
È fresco e leggero, un bel rimedio per la mia pelle secca.
Si infrange contro di me in maniera regolare, facendomi credere di avere controllo, ma non è quello che leggo nei suoi occhi, frementi come una foglia secca mossa dal vento.

Non avvicinarti, Amanda.
Fermati al limite.

«Non sfidarmi» sento la gamba destra formicolare e solo dopo alcuni secondi mi rendo conto che le sue dita stanno massaggiando la mia pelle, incidendoci dei piccoli cerchi immaginari, che si imprimono nella pelle come marchi indelebili.

La saliva quasi mi strozza, ma riesco a ricompormi, respirando profondamente.

«Sennò che fai?» lo stuzzico, avvicinandomi ancora, «Mi ammanetti?» stringo la sua pelle, necessitando di un maggiore contatto.

I peli delle sue gambe mi solleticano i polsi, dandomi una piacevole sensazione.
La sua mano sale, lentamente, troppo lentamente e troppo in alto per le mie facoltà mentali.

Mi gira la testa.

Ed è come se la linea invisibile che ci divide si stesse assottigliando, fino quasi a scomparire.

Perché non riesco a fermarlo?

Sento i polpastrelli callosi scivolare sulla mia pelle liscia, per fermarsi poco sotto la curva del mio sedere, appena prima del confine.

Mi graffia con gentilezza la pelle, ancorandosi ad essa come se potessi sfuggirgli da un momento all'altro.

Una folata di calore si insinua tra le mie cosce, che trattengo dall'impulso di stringere forte, per alleviare i brividi.

Non mi sono mai sentita così.

«Prima metto a freno la tua lingua» si avvicina lentamente, arrivando quasi a spezzare ogni distanza.

Le punte dei nostri nasi si sfiorano appena e i suoi capelli, mossi dal vento, si scontrano contro la mia fronte.

Quando penso stia per baciarmi, devia, dirigendosi verso il mio orecchio, «Che è già una bella impresa» sussurra, sfiorando il mio lobo con le labbra, facendomi tremare le ossa.

«Il tuo culo è una bella vista» la voce di Duncan spezza il nostro momento di intimità, portandomi alla realtà in un lampo.

Mi allontano di scatto, coprendomi subito con la maglia, «Ma non dovresti farlo vedere a tuo fratello» dichiara con voce impastata, mangiandosi qualche lettera.

Alzo gli occhi al cielo, avvicinandomi a lui per tirargli una pedata sulla coscia.

Sento le mani di Scott ancora addosso, ma cerco di non pensarci, perché sarebbe troppo complicato e non sono nelle facoltà mentali adatte.
Spero che domani nessuno si ricordi di questa serata, compresa me.

«È l'ora di andare a letto» li avverto, beccandomi uno sbuffo da parte di entrambi, come se fossero dei bambini piccoli.

Mamma e papà dovrebbero arrivare tra un'oretta.
Non possono vederci in questo stato.

«Mi aiuteresti?» mi rivolgo a Scott, che si è già alzato per venire nella mia direzione.

Afferro Genelle per un braccio, mettendola in piedi lentamente, per non farle venire un capogiro.
Scott fa lo stesso con Duncan, così rientriamo in casa, dopodiché saliamo le scale, lenti come delle lumache.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.حيث تعيش القصص. اكتشف الآن