V. NEBULA

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Entrato nella sua camera, Tauson vide con piacere che quella testa scalmanata e bitorzoluta di Pew era stata lucidata ed aggiustata, e gli era stato dato un corpo dalla forma di un cubo per rendersi più utile.

"Padron Vos!", esclamò non appena lo vide. Si precipitò con le rotelle verso di lui, aprendo le braccia metalliche e facendo una piroetta su sé stesso. "Mi guardi! Sono completo!"

Tauson, che era di pessimo umore, si lasciò scappare un sorriso. "Ti trovo in forma." Poi, con fare svogliato, si gettò sulla sua poltrona.

Pew si mise al suo fianco. "Qualcosa non va?"

L'uomo si passò una mano sul viso. "Sono solo un pò stanco, Pew. E tra meno di due giorni ripartirò per la mia missione."

"Una nuova missione?", disse entusiasta. "Mi può portare con sé? Prometto di servirla bene e con tutte le mie capacità, padrone."

"Non sono il tuo padrone", sorrise. "Non devi essere schiavo di nessuno, hai capito?"

Pew ruzzolò un pò in giro. "Sì ma voi siete molto gentile con me, e mi avete salvato la vita", disse. "Un droide non ha un senso vivere se non può adempiere ai suoi scopi."

"Hai ragione", disse convinto. "Benvenuto nella famiglia, allora."

"Che bello!"

Poi Tauson gettò uno sguardo alla notte che si era impossessata del pianeta. "Pew", sentenziò perdendosi nei suoi pensieri. "Non te l'ho più chiesto. Sapevi che abbiamo vinto la guerra, no?"

"Me lo hanno detto mentre mi aggiustavano", rispose pronto. "Sono stato chiuso così a lungo in quel magazzino che ho perso la concezione del tempo e della realtà. Non che ne abbia una in realtà. Ho usato il vostro gergo intenzionalmente per rendere l'idea del mio spaesamento."

"Chiaro", disse. "E sai com'è andata? Ti hanno detto anche questo?"

"No, padrone."

"Allora mettiti comodo, sto per raccontarti una bella storiella."

Pew indietreggiò appena. "Signore, il concetto di comodità non rientra nei miei..."

"Stavo scherzando", sospirò, guardandolo teneramente. "Abbiamo approfittato di un momento di debolezza di Baeley per sferrare l'ultimo attacco. Il nostro segnale era riecheggiato a chiunque ai confini della galassia, dato che dopo la battaglia di Erroq la nostra flotta si era decimata." Il suo sguardo era rimasto nel passato. "Abbiamo disattivato gli scudi del Cuore, riuscendo a penetrare direttamente nel pianeta, mentre sopra alla Capitale si combatteva la battaglia aerea. Io e uno squadrone abbiamo attaccato questo stesso palazzo, riducendolo a poco più di un ammasso di macerie. Drysden mi aveva dato un ordine: imprigionare Baeley per fare un'esecuzione esemplare. Entrato nel palazzo, la trovai già pesantemente ferita. Stava soffrendo incredibilmente, e vidi solo paura nei suoi occhi. Paura per quello che le sarebbe successo dopo la morte. La sua corona, composta da cristalli panlux che la aiutavano ad esercitare la magia contro di noi, erano svuotati dal suo potere. E capii che anche lei aveva esaurito ogni forza nel suo corpo per fronteggiarci. Non ci pensai due volte, e forse questo è stato il mio errore. Le tolsi quella sofferenza acuta dandole il colpo finale, lasciandomi una sensazione di sgomento poco dopo."

I suoi occhi ritornarono alla realtà. "La mia soluzione non fu accettata solo perché era prevista una cerimonia che sarebbe rimasta nella storia, e perché sarebbe stato Drysden ad eseguire la manovra. Non gli è mai andato giù che gli avessi tolto quella soddisfazione, nonostante non avessimo più niente di cui preoccuparci." Fece una breve pausa. "Lasciai il corpo lì e consegnai il pugnale insanguinato agli Insorti. Fu questa la mia cerimonia solenne, alla fine."

Panlux - Il Nuovo OrdineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora