La verità è che non so cosa pensare. Non voglio farmi castelli per aria per poi scoprire che sono tutti costruiti solo nella mia testa.

Scott mi lascia sempre con il beneficio del dubbio, un giorno è simpatico e aperto con me e l'altro chiuso come un riccio.

Ora come ora non saprei dire se abbiamo in qualche modo legato o anche solo instaurato una "rapporto".

Dopo la rottura con Asher mi sono focalizzata sul rapporto con me stessa, sui miei dubbi e le mie insicurezze e ho deciso di mettere da parte un qualsiasi approccio con i ragazzi.

È per questo motivo che tendo ad essere restia o a non cercare una relazione.

Non sono una di quelle persone che sente il bisogno costante di stare con qualcuno.
Io mi trovo bene anche da sola, con me stessa.

Ma alla fine si vedrà. Credo nel destino e se sarà, allora sarà.

«Capito» seguono secondi di silenzio, nei quali cerco di non dare una risposta alla sua domanda.

Sarebbe un azzardo e non voglio confondere i miei sentimenti.
A volte non sapere è la scelta migliore.

«Domani ceni da me?» cambio argomento, come se non sapessi la risposta.

Praticamente viviamo insieme, da lei e da me a giorni alterni.

«Oramai dovrei chiamare Margaret mamma» dichiara, trovandomi completamente d'accordo.

«Andiamo a prenderci un frappè?» propongo, sentendo un buco nello stomaco.

Il frappè per me è essenziale, non riuscirei a vivere senza.

«E che domanda» infila le Vans, legando i lacci in modo disordinato.

Poco dopo ci troviamo nel nostro bar preferito del centro, sedute al nostro tavolino.

«Hai mai provato a cambiare gusto?» Ginni sorride, dopodiché beve dalla cannuccia.

Scuoto la testa, «No. Ho paura che se ne assaggio un altro, poi questo non mi piacerà più così tanto» mi giustifico.

Può sembrare contorto come ragionamento, ma non voglio rinunciare al mio frappé preferito.

Mi guarda con le sopracciglia aggrottate, scuotendo la testa leggermente.

«Tu prendi sempre quello alla fragola» mi difendo, guardando il liquido rosa.

«Solo quando sono con te» dichiara, facendomi spalancare leggermente le labbra.

«Tu non me la racconti giusta» chiudo gli occhi in due fessure, puntandole contro l'indice.

«Oh cazzo» esclama subito, guardando alle mie spalle con occhi esterrefatti.

Ma perché sono sempre di spalle quando succede qualcosa di eclatante?

«Asher è appena entrato ed è con Koreen la stronza» proclama sbalordita, procurandomi subito una smorfia di disgusto.

«Non farti vedere. Magari non ci notano» d'istinto mi giro verso la parete del locale, intenta a coprirmi con i capelli il viso.

«Mi ha vista, cazzo» Ginni dipinge sul suo viso un sorriso finto.

Sento dei passi alle mie spalle, che si fermano proprio davanti al nostro tavolo.

Merda, perché sono qui?

«Ciao ragazze!» lo squillo di Koreen, simile allo squittio di un topolino mi rompe i timpani, facendomi chiudere gli occhi.

Falsa.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now