Da bambina ero una di quelle orribili pesti che dicevano "ma è facilissimo, come fai a non vederlo?". Nel mio primo lavoro ricordo che si parlava di html, nel lontano 1990, e io lo vedevo come un gioco entusiasmante mentre le persone per cui lavoravo lo vedevano come un rebus complicatissimo. Con gli anni ho imparato che la difficoltà non è intrinseca alle cose ma dipende dalle lezioni che non abbiamo ancora imparato o che abbiamo già imparato.

Sono sempre stata una ribelle, ho guidato le rivolte degli studenti per chiedere una scuola migliore negli anni ottanta, quando ero ancora minorenne, molti studenti erano più grandi di me, ma mi seguivano per quella che definivano la mia forza. Sono venuta a vivere in Italia senza sapere una parola di Italiano e ho fatto tante cose che richiedono coraggio, ma quelle che richiedono disciplina... quelle mi sono ancora ostiche. Sulla perseveranza ci posso stare coi miei tempi, sulla disciplina, la sola parola mi blocca, è la mia criptonite.

Mi hanno sempre attratta le domande esistenziali, chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando, siamo soli nella galassia o accompagnati (come diceva una canzone punk). Mi sono definita cristiana non catolica ma non ho trovato una storia veramente convincente fino a quando non ho conosciuto il corso in miracoli, una nuova versione del messaggio di Gesù che mi ha convinta di più. In fondo sono cose che non possiamo veramente conoscere ma solo intuire, e che possiamo solo rappresentare con delle metafore, più o meno sacrileghe, ultimamente penso che Dio sia un programmatore e che ha creato per noi una specie di algoritmo personalizzato.

Tra le persone che mi conoscono ci sono quelle che mi credono pigrissima e quelle che quando dico di essere stanca mi dicono che non riescono a immaginare di fare tutte le cose che faccio io. Da qualche anno mi piace dire che "la pigrizia non esiste, è questione di offerte non allettanti". Infatti, normalmente è un concetto legato al dover fare. Nessuno è pigro per le cose che ama, solo per quelle che non vuole fare.

Giulio Cesare Giacobbe, che ammiro tantissimo, dice che i ricordi si possono cambiare, che come li abbiamo scritti nella nostra mente li possiamo cambiare. Anche Igor Sibaldi, che, da provocatore qual è, porta il concetto all'estremo di poter resuscitare persone morte. Senza andare così lontano, io ho imparato a dubitare dei miei. Ed è diventato molto utile. Ho smesso di discuttere con altre persone sul passato, ho imparato che tutte le versioni sono ugualmente vere e falsate.

Una decina di anni fa ho avuto un anno di fuoco. Mio marito se n'è andato di casa, lasciandomi con due bambine di cinque e due anni, al lavoro mi hanno messa in cassa integrazione e poi mi hanno licenziata. In quel momento ho imparato che nulla è per sempre e che bisogna vivere  perchè a volte, tutto quello che abbiamo accumulato e costruito, tutti i nostri risparmi, possono sparire come per magia.

E, nel frattempo mio papà è andato in ospedale per un mal di pancia ed è uscito quasi senza colon, e con un pezzo di pancreas, milza e qualche ganglio in meno perchè gli avevano tolto un tumore che non sapeva di avere. Questo mi ha fatto comprendere appieno quanto siano importanti le persone, anche se non le vediamo spesso, anche se sono lontane, anche se spesso rompono le scatole. Le relazioni che abbiamo con gli altri possono farci vivere meglio o peggio tutto quello che ci capita.

Da allora la mia vita è cambiata completamente. Ho cambiato lavoro, ho cambiato "casa", non ho traslocato ma la casa è diversa. Ho cambiato compagnie e attività. Ma soprattutto ho cambiato molti atteggiamenti. Molti dicono che è troppo tardi per cambiare. Io non lo sapevo e l'ho fatto. Con i miei tempi, con le mie circostanze, alla mia velocità. Potrei aver fatto prima e più in fretta. Non lo so. E non mi interessa.

Ora ho un bellissimo rapporto di collaborazione con il mio ex marito e il capo che mi aveva licenziata nel 2009 mi richiamò nel 2015 e ho collaborato ancora con quell'azienda per altri quattro anni, fino a quando ho deciso io di troncare il rapporto per dedicarmi a cose che mi ispiravano di più. Tra cui la scrittura. Voglio raccontarvi la mia storia non perchè seguiate i miei passi, ma perchè sappiate che una vita diversa è possibile e quali sono le domande da farsi per trovarla, per crearla.

13 cose che ho imparato giocando a garden scapesWhere stories live. Discover now