Ti devo portare dai tuoi genitori

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"Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta."

-Giovanni 5:14

Iris era attonita da quella dichiarazione. Non riusciva a crederci anche se spiegava quanto appena successo.

Non aveva mai pensato a Dio, aveva l'impressione che lui la ignorasse, e nemmeno al demonio, non le piaceva il male.
Hexiel era davvero strano e misterioso come ragazzo ma era assurdo pensare che fosse una creatura sovrumana.
Hexiel sospirò. Doveva immaginarlo che Iris sarebbe stata scettica. Così decise di non perdersi in parole e di passare ai fatti. Ormai sentiva qualcosa per lei quindi non aveva senso mentirle e nasconderle la sua vera identità.
Senza di niente, la sua pelle assunse un colore pallido, il colore dell'alabastro, il colore di una persona malata. I suoi occhi divennero di un rosso sangue, trasmettevano solo paura e angoscia.
Iris fu disturbata da uno strano rumore, il rumore della pelle che veniva lacerata. Ed infetti era quello. Dalla schiena di Hexiel spuntarono due ali enormi e maestose piene di piume nere.
La ragazza cadde a terra. Era spaventata e meravigliata allo stesso tempo. Non immaginava che potesse essere quello l'aspetto di un demone. Aveva sempre pensato ad un orrenda figura umanoide, nera e magra. Hexiel, invece, sembrava più un angelo con un tocco di macabro. In fondo lui era quello, un angelo caduto e ora dannato.
"Mi credi adesso?" Domandò. Il tono della sua voce era cambiato. Era più duro. Iris aveva paura e si sarebbe aspettata più un 'tranquilla, non ti farò del male'.
Hexiel decise di tornare umano, Iris era troppo spaventata e lui terribilmente crudele e sadico in quella forma.
Le tese una mano e lei l'afferrò riluttante.
Hexiel l'abbracciò.
Iris ci mise un po' ma poi si calmò tra le braccia di Hexiel.
"Dobbiamo andare" disse, poi, lui trascinando la ragazza dietro di se. Arrivarono alla vecchia casa di Astrid e Hexiel sembrava aver molta fretta di andar via.
"Non abbiamo più tempo, dobbiamo andare" disse mentre prendeva i vestiti della baronessa.
"Andare dove?" Domandò confusa la ragazza dai capelli rossi.
Hexiel aveva detto che le avrebbe dato una settimana di tempo per riflettere e invece...
"Via" si limitò lui.
Iris si arrabbiò.
Pretendeva di sapere dove si sarebbero recati. Lui l'aveva spronata alla ribellione e al sapere le cose, ora non poteva fare il vago.
"Io non mi muovo di qui finché non mi dici dove stiamo andando" si ostinò la ragazza.
Hexiel la fissò sorpreso e arrabbiato allo stesso tempo, non era il momento per dare spiegazioni ma non aveva scelta.
Hexiel sospirò. Sapeva che Iris l'avrebbe presa male e sperava vivamente che non cambiasse idea.
"Ti devo portare dai tuoi genitori" rivelò con decisione.
Iris sgranò gli occhi. Che aveva detto?
Le parole non riuscirono ad venir fuori dalla sua bocca. Hexiel conosceva i suoi genitori?
Beh se era un demone e sua madre una strega, molto probabilmente lo venerava come un Dio.
"Quindi eri me che cercavi sin dall'inizio..." intuì la ragazza.
"Ti sei avvicinato solo per ottenere la mia fiducia e poi condurmi dai miei genitori" pensò allontanandosi dal demone.
Hexiel scosse la testa.
"No sciocca" rispose afferrandola per la mano e tirandola a sé.
"Questa storia è troppo complicata quindi non posso spiegarti tutto ora" continuò.
"Ma sappi che ci tengo a te, veramente. Io mi sto innamorando" non diede il tempo a Iris di controbattere che subito la coinvolse in un bacio passionale. Era un attaccamento bisognoso e dolce. Quando i due si staccarono, Iris sorrise e si lasciò guidare da Hexiel.
La condusse attraverso il fitto bosco che circondava Wormeighton e che mai aveva attraversato fino in fondo. Eppure quel terreno senza impronte di animali o persone, quei rami fitti e quel silenzio, lei già li aveva attraversati.
Camminarono per mezz'ora finché non arrivarono davanti una vecchia casa. Solo allora Iris si rese conto di aver avuto i genitori sempre così vicini. Li separava solo la metà di un'ora e un maestoso bosco.
La ragazza  esitava. Non voleva entrare, aveva paura. Sentiva che c'erano molte persone ad attenderla e lei aveva paura.
Si sentiva talmente piccola rispetto a quelle persone, avvertiva una strana energia negativa.
La ragazza dai capelli rossi fece due passi indietro, era intimorita.
"Hexiel, andiamo via ti prego" lo supplicò.
Hexiel capì la paura di Iriz e, quindi, cercò di calmarla.
"Lì dentro ti aspettano da sempre, i tuoi genitori ti amano moltissimo. Non hai nulla da temere".
Iris, però, non ascoltò quelle parole. Era facile parlare. Lei voleva solo tornare a casa. Aveva troppa paura e un brutto presentimento.
D'un tratto la porta della grande casa si aprì.
Uscì un uomo imponente e dai capelli biondi.
Con un sorriso beffardo si avvicinò a Iris.
Doveva avere una quarantina d'anni e non era il tipo di persona sulla quale si faceva affidamento.
Il suo viso spigoloso era tremendamente perfetto e maledettamente crudele.
Anche lui doveva essere un demone, emanava un'aura poco rassicurante.
"Quindi sei tu la misteriosa creatura di cui tutti parlano" disse. La sua voce era profonda e dura.
"Interessante" aggiunse.
Iris provava fastidio e paura allo stesso tempo. Quell'uomo non smetteva di girarle intorno.
La scrutava in ogni minimo particolare.
"Davvero bella" si complimentò, poi si fermò davanti ai suoi occhi.
"Io sono Agares, molto lieto principessa" si presentò con sarcasmo. Non gli importava conoscere la ragazza. Era incuriosito da lei ma non era una sua priorità fare la sua conoscenza.
"Ottimo lavoro Hexiel, Diana e lui vi aspettano dentro" li avvertì mentre rientrò nella casa. Quella casa che era arrogante e oscura. Abbastanza grande e di color ebano, emanava una tale malvagità che impediva a chiunque di entrare. Situata nel cuore del bosco, era la dimora perfetta per le streghe.
"Andiamo" la incoraggiò Hexiel, la mano tesa ad afferrare la sua.
Iris annuì debolmente ed entrò.
Quando arrivarono al portone, questo si aprì da solo.
La ragazza si ritrovò in una stanza buia dove c'era solo una figura femminile.
Quella donna le sorrise dolcemente e Iris la riconobbe.
Quei capelli color castano ramato, gli occhi azzurro-grigi e il volto dolce e severo, rappresentavano l'unione delle caratteristiche fisiche di Anne e John. Quella era Diana, sua madre. La riconobbe anche con la bambina che vide alla sua finestra, in quel ricordo non suo.
La donna avanzò piano rivelando sempre di più quella figura di donna bellissima e di trentacinque anni.
"Figlia mia" disse con dolcezza.
Iris sorrise titubante.
Era paralizzata dall'emozione e sua madre lo capì così la strinse a sé.
"Non puoi immaginare quanto abbia aspettato questo momento, mi sei mancata tantissimo" disse tra le lacrime. Iris pianse e la strinse forte e la donna sorrise. Per Diana era un sogno avere, finalmente, sua figlia con sé.
Ogni volta che le tornava alla mente il suo ricordo, le mancava l'aria. Il fiato si tratteneva in gola, le lacrime rigavano il viso e la voce spariva. Aveva paura di mostrare che anche lei aveva un cuore.
Ma Diana non poteva più negare quanto amasse quella creatura nata da un amore straordinario.
Hexiel decise di lasciare da sole le due. Salì le scale per cercare il suo capo.
Lui era lì, appoggiato alla ringhiera del primo piano mentre fissava le due donne.
"Ottimo lavoro" disse lui.
Hexiel fece un leggero inchino.
L'uomo alzò lo sguardo verso il demone e lo fissò con un certo disprezzo.
"Ti sei divertito a letto con mia figlia?" Domandò.
Hexiel scosse il capo. Non aveva capito assolutamente nulla.
"Non l'ho usata per il sesso" ammise.
L'uomo avanzò finché non fu faccia a faccia con Hexiel.
"E allora per cosa?" Chiese irritato.
"Per lo stesso legame che lega te e Diana da anni" rispose con durezza. Non aveva il diritto di rispondere così ad un suo superiore ma era un demone, che importava a loro delle regole.
"È da quando ho conosciuto lei che il sorriso è sbocciato sul mio viso" ammise con una certa dolcezza.
L'uomo sorrise e scese le scale. Era il momento di rincontare sua figlia e questa volta come padre.

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