Sono qui per te

70 7 0
                                    

"Camminiamo nella fede e non ancora in visione."

-Corinzi 5:7

La pioggia batteva sui vetri della grande finestra che si affacciava nel giardino. Le gocce di pioggia facevano a gara per arrivare prima al davanzale.
I nuvoloni scuri avvolgevano il mondo e coprivano la luna. Il buio aveva circondato il piccolo villaggio di Wormleighton.
Lo sguardo ceruleo di Iris era fissò al cielo. Non le era mai piaciuto il cattivo tempo. Avrebbe preferito un cielo calmo e limpido come gli occhi di Hexiel. Era da tutto il pomeriggio che non faceva altro che pensare a quel misterioso ragazzo appena conosciuto. Non ne comprendeva il perché ma era rimasta colpita da tanta bellezza. Iris non aveva mai visto un ragazzo così, non che in vita sua avesse visto molte persone. Ma lei era certa che non esisteva un ragazzo più bello del misterioso straniero.
Un rumore la distolse dai suoi pensieri. Proveniva da fuori.
Iris abbassò lo sguardo e vide una figura longilinea illuminata dai lampi. Era Hexiel.
Sapeva che non se lo stesse immaginando e senza pensare a cosa potesse farci lui lì, scese nel giardino.
Non era tardi ma con quel tempaccio era inutile stare svegli, così percorse il lungo corridoio tranquillamente.
Arrivata davanti al portone, si fermò. Sentì le guance bruciare e con un sospiro uscì.
Corse sotto la pioggia, verso Hexiel.
"Cosa ci fai qui? Potresti ammalarti se continui a restare sotto la pioggia" iniziò la conversazione.
Hexiel sorrise.
"Non preoccuparti per me, non mi lascio soggiogare da un po' d'acqua. Tu, piuttosto, stai attenta" rispose spingendola sotto il terrazzo.
"Perché sei qui?" Domandò ancora la ragazza dai capelli rossi.
"Sono qui per te".
Iris sentì il cuore bloccarsi.
"Sei stata la prima persona che ho conosciuto qui e non ho voglia di conoscere altri. Non mi piacciono le persone. Speravo che tu mi potessi aiutare ad ambientarmi e non dire a nessuno che sono in quella casa. Non saprei dove altro stare" le spiegò il ragazzo. Lo sguardo era rivolto verso il basso, timido. Doveva essere difficile essere così belli, la gente si concentra all'apparenza e non sull'essenza. Nessun'altra avrebbe compreso il suo bisogno di aiuto, avrebbero fantastico una storia d'amore con lui.
Iris annuì.
"Stai tranquillo Hexiel, lo hai detto tu: è una casa abbandonata e non appartiene a nessuno" cercò di ironizzare la ragazza.
Hexiel accennò un sorriso. Iris le sembrava troppo disponibile, romantica e sensibile ma non fragile. Era come lui, un tempo. Non poteva immaginare che la brama di potere e l'ambizione l'avrebbero cambiata. L'ego ti piega fino a spezzarti in sentimenti negativi, le particelle più grandi, quelle che non si rompono del tutto.
"Ora va a dormire, principessa" la salutò e si allontanò avvolto dalla nebbia. Iris rimase a fissarlo, il cuore che batteva, il volto arrossato e gli occhi sognanti. Poteva l'attrazione fisica fare questi effetti?!
Dopo il temporale,  Iris si recò nella vecchia casa.
La ragazza fissava molto attentamente quella piccola casa.
Era stata costruita con mattoni, un'abitazione rurale tipica dei contadini. Si vedeva che era stata abbandonata, l'edera si era insinuata tra le fessure dei mattoni spaccati, leggermente.
Il pavimento era pieno di terra e non si capiva se fosse terreno o terra portata dal tempo e dal vento.
La casa non era molto grande, c'erano tre stanze: la piccola cucina con tutti i suoi utensili, un tavolo in legno ancora in piedi, due sedie ed uno sgabello rotto. Poi due stanze da letto: una più grande con un letto matrimoniale, la stanza di Friedrich e la defunta Caroline ed una più piccola che ospitò la piccola Astrid. Iris passò la mano su quel letto minuto davanti ad una finestrella. Astrid guardava sempre le stesse prima di addormentarsi. Sul davanzale c'era un piccolo vaso con fiori ormai appassiti.
Sul volta di Iris scese una lacrima.
"Sei sicuro di voler abitare qui?" Domandò ad Hexiel.
Lui annuì.
"Non devo starci moltissimo. Non passo il tempo chiuso in una capanna" rispose.
Iris si voltò verso di lui.
"Sarà...ma non mi sembra molto igienico e non dormirei mai su quei letti". Si preoccupava per lui. Quel posto era sporco e lui non poteva stare lì. Almeno in tetto in paglia c'era ancora e la pioggia non entrava però non bastava per restare.
"Il sonno non mi preoccupa..." rispose distratto. Frugava tra i vecchi scaffali alla ricerca di qualcosa.
Iris si avvicinò a lui e lo guardò divertita.
"Non troverai niente lì. Astrid e la sua famiglia non possedevano molto" scherzò la ragazza dai capelli rossi.
Hexiel rimase impassibile.
"Non cerco nessun avere loro. Curiosavo soltanto" si giustificò il ragazzo dai capelli quasi dorati.
"Piuttosto..." iniziò Iris.
"Cosa ti ha portato qui? Deve esserci una motivazione che ti spinge a stare in questa catapecchia".
Hexiel sorrise ma non era un sorriso rassicurante.
"Sto cercando una persona e questo posto è meglio di quello da dove vengo" raccontò.
"Tu, invece, perché sei ancora qui? È un posto sciocco e inutile per te" domandò subito. Non diede il tempo alla ragazza di fargli altre domande. Non amava parlare di lui.
Iris fu colta di sprovvista. Che domanda era?
"Sono qui perché ho i miei nonni" disse con ovvietà.
"E i tuoi genitori? Sono morti?" La provocò.
Iris abbassò lo sguardo e si spostò verso la porta d'ingresso. Il cielo era limpido e il piccolo giardino pieno di erbacce. Caroline lo coltivava e curava con molta dedizione.
"Non voglio parlare dei miei genitori. Non è un argomento che mi piace" gli spiegò.
Hexiel annuì e la strinse da dietro. Iris sussultò.
"Perché non ce ne andiamo da qui? Cosa possiamo aspettarci da questo insulso luogo con le sue persone limitate? Sei mai stata a Londra? È immensa" le sussurrò lui. La sua voce era ipnotica. Iris si voltò.
Hexiel aveva l'oceano negli occhi, l'anima in tempesta, il cuore un continuo maremoto e la mente un immenso abisso di tesori.
La ragazza poté avvertire la profondità del ragazzo. Non riusciva a percepire molto bene le sue sensazioni ma intuiva che era diverso da tutti, un vero mistero. Avrebbe stravolto la sua esistenza.
"Non posso andar via. Non posso lasciare la mia famiglia".
Il volto di Hexiel si fece cupo.
"Smettila di lasciarti condizionare dagli altri. Vivi la tua vita" l'incoraggiò ma Iris era irremovibile.
"Dove vuoi che vada da sola? Senza soldi o altro? Poi tu sei qui per un motivo e già vuoi andar via?" Ribatté lei.
Hexiel annuì.
"Farò quel che devo, ma promettimi che ci penserai. Andremo via un giorno".
Iris non capiva. Si conoscevano da un paio di giorni e già faceva progetti con lei.
"Perché?" Gli chiese.
"Lo capirai".

L'ultima stregaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora