Non siamo poi così diversi

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"Confida nel Signore con tutto il cuore
e non appoggiarti sulla tua intelligenza;
in tutti i tuoi passi pensa a lui
ed egli appianerà i tuoi sentieri."

-Proverbi 3:5-6

"Lo capirai".
Erano giorni che nella mente di Iris riecheggiavano quelle parole. Cosa c'era da capire? Perché avrebbe dovuto lasciare la sua famiglia?
Hexiel era molto strano e tremendamente bello. Iris si sentiva attratta da quegli occhi arguti, i capelli castano dorato e la sua mente immensa e misteriosa. Chissà se per lui era lo stesso?!
Non aveva conosciuto mai un ragazzo della sua età o poco più grande, ma dai racconti dei suoi nonni e dei domestici, i ragazzi a quell'età cercavano moglie. Volevano stabilità economica, una discendenza e una moglie. Una donna che riscaldasse il loro letto quando non avevano amanti.
Hexiel non sembrava quel tipo. E a Iris piaceva per quello. Lei non voleva essere sottomessa ma amata. Ma il ragazzo sembrava estraneo all'amore.
"Lo conosco da poco però. Magari è molto romantico" cercò di convincersi.
"Dov'è la tua mente in questo periodo?" Le domandò suo nonno.
Iris tornò alla realtà. Era seduta a tavola con i suoi nonni, loro pranzavano e lei viaggiava nella sua mente.
"Sono giorni che sei pensierosa ed esci sempre" disse preoccupata sua nonna.
"Hai conosciuto qualcuno? Stai attenta".
Iris scosse la testa e sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé.
Era la prima volta che mentiva a qualcuno ma quella loro protezione le stava diventando troppo stretta, una gabbia. Le sarebbe piaciuto parlare di Hexiel con i nonni e andare in paese ogni tanto. Ma tutto le era negato. Inizialmente capiva che quei giudizi erano troppo per una bambina ma ora che aveva diciassette anni, poteva sopportare. Insomma ma che importa del parere altrui? A che importa di insulti e pettegolezzi? Di certo non a lei.
"Pensavo solo che mi piacerebbe uscire un po' di più da questo luogo" rivelò. Era vero.
Anne abbassò lo sguardo. John rimase impassibile.
"Oggi devi andare a caccia?" Cambiò discorso.
"Sì" rispose John.
Ecco. Stava succedendo un'altra volta. Stavano cambiando discorso, come sempre. Anche quando aveva chiesto di sua madre, successe la stessa cosa. Cambiavano argomento, sviavano il discorso e limitavano le informazioni.
Iris non lo sopportava ma il suo carattere buono e comprensivo la spingevano a sorvolare.
Senza dire nulla si alzò e decise di andare da Hexiel.
"Io vado un po' in giardino" mentì. Ancora.
I suoi nonni annuirono. Almeno quello non le era vietato.
Quando uscì, trovò Hexiel ad aspettarla. Stava ridendo.
"La principessa è uscita dalla torre" scherzò.
"Almeno ti lasciano respirare? O è vietato pure quello?" Domandò con sarcasmo.
"Tu che ne sai?" Non aveva mai parlato di quel fatto con lui.
Hexiel rise di gusto, ancora e ancora.
"Non siamo poi così diversi. Sento la tua frustrazione, la tua rabbia e la tua incapacità di ribellarti" rispose.
Iris non diede peso a quelle parole.
"Non mi va di alzare la voce o rispondere male. Sono i miei nonni e devo portare rispetto" farfugliò Iris. Era incapace di far soffrire gli altri, cresciuta come un angelo e non come un'umana. Era così diversa da sua madre. Si era ribellata per la sua libertà.
Hexiel scosse il capo.
"Ma loro hanno rispetto di te? Tu hai rispetto di te?".
La baronessa non rispose.
"Ti insegnerò ad essere più forte. Degna del tuo futuro".
Iris lo fissò stranita. Ma che farneticava?
Hexiel era davvero strano. A volte parlava di cose insensate. Ma avevano un senso a dire il vero. Era presto per raccontare la verità alla ragazza, non era pronta. Doveva plasmare il suo carattere, renderla forte e consapevole. John ed Anne erano un ostacolo. Doveva toglierli di mezzo.
Nel frattempo, decise di conoscere meglio l'umana e la lasciò raccontare di sé e della sua infanzia.
"Astrid è stata la mia prima ed unica amica. È la figlia del vecchio pastore di mio nonno. Stavamo sempre insieme finché..." a Iris faceva male ricordare di come le le fu strappata via un pezzo della sua vita.
Hexiel la fissò incuriosito.
"Finché..." la incoraggiò a proseguire con il racconto.
Iris sospirò.
"Finché non andammo in paese e quei vecchi bastardi iniziarono a insultarci. Volevano ucciderci e non sarei qui se non fosse intervenuto mio nonno" disse con rabbia e tristezza la ragazza dai capelli ramati.
I due ragazzi si trovavano nel giardino che Caroline aveva amato come un figlio. Lo sguardo rivolto al cielo limpido.
"Da quel giorno vi hanno impedito di vedervi?! Capisco..." disse Hexiel alzandosi da terra.
"Avete infranto le regole".
"Non c'erano regole Hexiel. I miei nonni volevano solo proteggermi".
Il ragazzo si voltò verso di lei.
"Proteggerti da cosa?" Domandò perplesso.
"Dalla verità..." Iris si alzò per avvicinarsi al ragazzo. Nonostante fosse alta un metro e settantacinque, arrivava alle spalle di Hexiel a malapena.
"Mia madre era una strega e quindi è disprezzata da tutti e di conseguenza disprezzano anche me che sono la figlia" rivelò.
Il volto di Hexiel non mutò a quella rivelazione. Non sembrava importargli molto delle decisioni della madre di Iris, anzi in fondo lo divertivano. Amava chi andava contro le leggi imposte dagli uomini, amava chi andava contro Dio così come aveva fatto lui.
"Era? È morta?".
"No".
"Non lo so" si corresse Iris, poi continuò.
"Non so assolutamente nulla di lei e di mio padre. I miei nonni non mi raccontano molto e di io non voglio sapere. Non voglio sapere perché sono qui con loro e non con lei, la verità fa male, molte volte".
Hexiel comprese il dolore della ragazza e la strinse a sé.
Era un abbraccio freddo ma bastava a calmarla. Hexiel non doveva aver ricevuto molto affetto, Iris poteva sentirlo e immaginarlo.
"Comprendo come ti senti. Hai tanta frustrazione repressa e non lo sai. Odi quello che è successo con Astrid, odi il fatto che non vuoi sapere di tua madre e la colpa è dei tuoi nonni. Se ti avessero detto la verità sin dal principio, forse le cose sarebbero diverse" le disse Hexiel rompendo quel contatto.
Iris scosse il capo.
"Basta con questa storia, ti prego. Non ce la faccio più. Non voglio sentire sempre le stesse cose" disse Iris.
"Tu mi fai stare bene a differenza loro. Almeno quando sto con te vorrei essere libera e non sempre oppressa".
Hexiel alzò le braccia. Si arrese, per il momento.
Quella ragazza era una testa dura.
"Perché non mi racconti di te adesso?" Domandò timidamente Iris.
Hexiel sussultò.
"Non c'è molto da dire. Non mi piace parlare di me" cercò di evitare di rispondere.
"Neanche a me, ma l'ho fatto" ribatté Iris. Certo che quella ragazza sapeva il fatto suo.
"Va bene, va bene" rispose seccato il ragazzo.
"Qualche tempo fa litigai con mio padre. Lui e un mio fratello entrarono in conflitto, lui voleva il suo posto e io lo appogiai. Ma vinse mio padre e ci cacciò di casa. Da allora casa mia è un po' ovunque" disse molto vagamente.
"Mi spiace" rispose Iris.
"Non avete mai provato a chiedergli scusa o a chiarire?" Continuò a domandare.
"Non funziona così tra di noi. Io non chiedo scusa, non mi pento perché so di aver ragione" concluse la conversazione Hexiel.

L'ultima stregaWhere stories live. Discover now