Quindi farò ciò che è giusto per me

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"Benedetto l'uomo che confida nel Signore
e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero piantato lungo l'acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nell'anno della siccità non intristisce,
non smette di produrre i suoi frutti."

-Geremia 17:7-8

"Dannata Caroline" imprecò la donna gettando a terra una tazza che si frantumò in mille cocci.

L'uomo di fronte a lei, la guardò impassibile. Nessuno avrebbe mai decifrato quello sguardo serio e all'apparenza privo di emozioni.
"Non doveva fare questo a Iris, nessuno deve osare farle del male" disse a gran voce. Girava per la stanza buia, incapace di stare ferma per più di un minuto.
"È tutta colpa di quell'uomo, Friedrich. Deve morire" lo disse con tale convinzione che sembrava essere una premonizione.
"Se vuoi posso fare qualcosa" si intromise, nella conversazione tra sé e sé della donna, un altro uomo.
Lei si bloccò e girò lo sguardo verso la porta. Assottigliò lo sguardo cercando di capire chi fosse l'uomo nella penombra.
"Cosa vuoi fare?" Domandò l'altro uomo, quello seduto che di scatto, si alzò.
"Niente di che, solo una piccola vendetta personale" rise di gusto.
La donna li fissava. Con il tempo aveva imparato a capire la mentalità di quei due così simili tra loro. Quando dicevano qualcosa, era una menzogna e quando dicevano di voler far qualcosa, qualsiasi azione fosse, non scherzavano mai.
"Prenditela con lei non con lui. Ha sbagliato Caroline ed è giusto che sia lei a pagare" cercò di farlo ragionare.
L'uomo smise di ridere.
"Oppure potrebbero pagarla tutti e tre. Anche la bambina. Non la sopporto" ribatté. Il sorriso crudele e sadico era tornato. Stampato sul volto per celare dolore e rancore.
"No" urlò.
"La bambina no. È amica di Iris e non le farai del male".
Lui scoppiò in una fragorosa risata.
"Diana ahahah. Alle bambine è stato impedito di vedersi quindi si dimenticheranno presto. Voi sciocche creature e le vostre relazioni. L'amicizia..già, come quella che legava te e Caroline?" La derise e le ricordò lui.
Diana strinse i pugni e serrò le labbra. Non avrebbe potuto ribattere. Aveva ragione lui.
L'amicizia non esisteva. Era solo un desiderio unilaterale di voler condividere la propria vita con altri. Lei voleva condividere le sue ambizioni con Caroline ma lei l'aveva abbandonata per seguire la volontà di qualcun'altro. Aveva sofferto la sua perdita, e non voleva che accadesse lo stesso a sua figlia.
"La verità fa male".
"Lasciala stare" la protesse l'uomo che era rimasto in un religioso silenzio per tutto il tempo.
"Mi dispiace Diana. Sento e capisco quello che provi ma anch'io ho dei sentimenti e un orgoglio" si scusò lui, giustificandosi anche.
"Quindi?" Domandò lei.
"Quindi farò ciò che è giusto per me" disse per poi andarsene.
"Aspetta.." tentò di dire lei.
L'altro si avvicinò e la strinse a sé. Con le braccia circondò la sua vita.
"Lascialo stare, è irremovibile".
Nel frattempo Wormleighton Manor, era sommerso tra le grida e i pianti della baronessina.
Le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi, rigavano il viso arrossato. Il respiro era affannato e a tratti le mancava l'aria come quando ti manca qualcuno a te caro. E così era. Il petto sembrava esplodere dalle troppe emozioni. Rabbia, tristezza, incomprensione e nostalgia. Non capiva perché ma sentiva solo che aveva bisogno di lei e i loro ricordi, troppi e felici, erano schegge di vetro di qualcosa d'infranto. Incastonati negli occhi, le impedivano di vedere chiaramente.
John e Anne fissavano con compassione la scena. Non sapevano che fare, gli restava solo di aspettare che il dolore passasse. Ma il dolore non sparisce completamente, lascia sempre qualcosa e nella maggior parte dei casi, è qualcosa di brutto.
La donna apppggiò l'ultimo vaso per terra e sospirò. Con la manica bianca del suo vestito, si asciugò le gocce di sudore dalla fronte. Era stanca ma soddisfatta di quei fiori. Erano riusciti a sbocciare nonostante fossero stati trascurati.
"Ti fa male la schiena" constatò una voce maschile alle sue spalle.
Caroline sgranò gli occhi. Divenne pallida ed iniziò a tremare. Conosceva quel tono brusco fin troppo bene.
"A-agares" balbettò incredula. Rifiutava di girarsi, non voleva rivedere quegl'occhi magnetici quanto spettrali.
"Quindi ti ricordi di me? Ma che onore" ironizzò Agares. Ma il suo tono di voce era colmo di odio e disprezzo.
"Girati Caroline. Guardami in faccia" le urlò contro.
Caroline tremò quando alzò il tono di voce.
Non voleva voltarsi ma il suo corpo non rispondeva alla sua volontà. Si girò obbligato da una forza sovrannaturale.
Socchiuse gli occhi. Vide di sfuggita quel volto spigoloso e severo. Il solito sorriso crudele stampato sul viso.
"Dimmi...ti sono mancato un po'?! O era tutta una messinscena? Eh" le domandò.
Caroline non rispose. Agares iniziò a camminarle intorno.
"Ti sei servita di me e poi mi hai abbandonato quando hai trovato di meglio" le rinfacciò.
"Non è stata una mia scelta. Sono stata obbligata, era un mio dovere" si giustificò la donna quasi in lacrime.
L'uomo rise.
"Un tuo dovere? Da quando dai ascolto agli altri?! Hai disobbedito a chi non dovevi ma obbedito a chi avresti potuto uccidere" le rispose. I ricordi facevano male ad entrambi. Erano stati sconfitti da una terza persona che con prepotenza si era intromessa nella loro vita.
Caroline abbassò lo sguardo. Lui aveva ragione ma lasciarlo era stato un modo per perdonare le sue colpe.
"Se me ne sono andata, c'era un motivo in più" rivelò.
L'uomo si fermò davanti a lei e con un cenno della testa, l'invitò a continuare.
"Quello che avevamo noi due era qualcosa di indescrivibile, bellissimo ma tremendamente sbagliato. Sposarmi con Friedrich è stata una redenzione. Un modo per chiedere scusa a Dio" spiegò.
Agares digrignò i denti. Era infastidito e arrabbiato.
"Non pronunciare quel nome..." gridò.
"Quindi io sono stato solo un errore? Uno sbaglio della tua adolescenza?" Si stava innervosendo e i suoi occhi da azzurri, divennero rossi.
Caroline iniziò ad avere il respiro affannato. Qualcosa le stringeva il collo fino a farle mancare l'aria. E così fu finché non cadde a terra senza vita.
Iris si alzò di colpo dal suo letto ed iniziò ad urlare.
Le lacrime le bagnavano il volto.
"Caroline..." urlò.
E in quello stesso momento poté sentire il dolore e la disperazione di Beatrice e Friedrich.
Caroline non c'era più. I giornali parlavano ancora una volta di una morte senza spiegazione e di strani segni ritrovati sul corpo della vittima.

L'ultima stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora