Senza lei, il nostro piano non avrà successo

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"Figlio mio, osserva il comando di tuo padre, non disprezzare l'insegnamento di tua madre."

-Proverbi 6:20

Caroline fissava le due bambine correre spensierate. Erano ignare di tutto, innocenti com'era giusto che fosse.
La sua piccola Astrid era più simile al padre che a lei. Però riusciva a vedere qualcosa di se quando sorrideva. Avevano la stessa dolcezza.
Quel sorriso gentile era lo stesso che aveva lei, specialmente quando si trovava con Diana.
Spostò la sua attenzione su Iris. Non aveva molto della madre, come Astrid era la fotocopia del padre. Quei capelli rossi che brillavano al sole, simili al tramonto, erano in parte di lui e in parte di lei. Il suo sorriso era del padre, forse. Anche lui doveva avere quel caldo sorriso prima di quell'evento che gli cambiò la vita, per sempre. Iris era allegra, gentile e sempre disponibile. Era una bambina quindi era anche normale che fosse così, ma Caroline sapeva che sarebbe rimasta così fino alla fine. Non aveva il carattere dei suoi genitori. No, lei era diversa. E Caroline sapeva da chi aveva ripreso quella bellissima personalità.
"Mamma, a che pensi?" Le domandò Astid avvicinandosi a lei.
"Niente di importante amore mio. Sono felice che vi divertiate così" continuò.
Astrid.
sorrise e prese la mano della madre.
"Dai, vieni a giocare con noi" l'incoraggiò. E come una bambina, la giovane donna iniziò a inseguire le due bambinr Tutte e tre erano ignare del fatto di essere sotto controllo.
"Caroline, sei rimasta la solita bambina" ammise una donna con voce malinconica.
"Ma quella bambina sarà fondamentale per noi. Senza lei, il nostro piano non avrà successo" disse un uomo avvicinandosi alla donna. Il suo volto era coperto dal cappuccio del mantello.
Lei annuì.
"Andiamo, potrebbe accorgersi di noi" si allontanò.
L'uomo la seguì silenziosamente. Sorrise soddisfatto, il suo sogno di gloria era vicino.
Iris smise di correre. Alzò lo sguardo incerta verso il cielo.
"Che succede bambina?" Domandò Caroline.
"C'era qualcuno lì" disse indicando una collina.
Atrid e Caroline alzarono lo sguardo.
"Noi non vediamo nessuno"
"Forse te li sei immaginati, dai torniamo a giocare" trillò Astrid prendendo il braccio di Iris.
Caroline fissò ancora la collina. Si morse il labbro.
La luce della luna illuminava, flebile, la grande stanza.
La piccola Iris la fissava nella penombra. I suoi occhi cerulei riflettevano quel fascio argenteo e assumevano mille sfumature.
"Perché sei così pensierosa?" Domandò una voce alta e profonda.
La bambina voltò la testa.
"Nonno..." disse per poi tornare a fissare la luna.
"Ci sono volte in cui mi sento costantemente osservata ma non dalle stesse persone. Di rado sento qualcosa di negativo e la maggior parte qualcosa di positivo. Entrambi aspettano che io faccia qualcosa" spiegò la bambina giocando con i lembi della sua veste.
Suo nonno si sedette sul bordo del letto.
"E cosa dovresti fare?" Continuò ad interessarsi John.
"Non lo so" si limitò la bambina. Guardava la luna, ancora.
John non disse nulla, le diede un bacio sulla fronte e se ne andò.
Nel corridoio della villa, lo aspettava Anne.
"Anche tu guardi la luna?"
La donna annuì.
"Stasera è particolarmente bella. Il suo volto pallido, mi ricorda quello di lei. In fondo è nata in una notte con questo stesso cielo".
L'uomo accennò un sorriso.
Quanto le mancava quello sguardo magnetico e sfumato di grigio.

Una donna si muoveva avanti e indietro per la piccola stanza.
"Cos'è che ti agita tanto?" Domandò un uomo.
"Caroline, quella bastarda, potrebbe dire la verità e mandare tutto all'aria" urlò di rabbia la donna.
"Sapevo che sarebbe finita così da quando ha conosciuto quell'uomo. Mi ha abbandonata per lui" disse la donna. Nella sua voce c'era del disprezzo misto a nostalgia.
L'uomo sorrise di gusto.
"Lasciala stare Diana e vieni a letto"
Diana si fermò e prima di raggiungere il compagno, si fermò a fissare la luna.
Sulle sue labbra apparve un sorriso di speranza.
Qualsiasi cosa avrebbe fatto Caroline, lei sapeva che non sarebbe andata bene. Anche se non c'era, dentro Iris c'era parte di lei e una figlia non volterebbe mai le spalle alla madre.
"Non saremo mai così distanti, finché saremo sotto lo stesso cielo".

•Cinque anni dopo•

Sbuffava Iris tra quelle informazioni che considerava inutili.
Non le erano mai interessate le lezioni con la sua istitutrice, Lucy Jackson. Rebekah la considerava noiosa per la sua giovane età e troppo ignorante. Conosceva più lei la storia inglese a dieci anni che la trentenne. Per sua fortuna, le due erano sedute una di fronte all'altra e la pila di vecchi libri copriva la visuale a Lucy, così che la piccola Iris poteva dormire o fare altro.
Dal canto suo, Lucy era molto soddisfatta di quella bambina così sveglia e intelligente. Si vantava. Diceva che era merito suo se la piccola Spencer sapesse così tante cose per la sua età, ma dentro sé, sapeva che non era così. Quando l'aveva conosciuta, quattro anni fa, la bambina già sapeva leggere e scrivere senza che nessuno glielo avesse insegnato.
"E anche oggi abbiamo terminato signorina" salutò la donna senza accorgersi di una Iris persa nel mondo dei sogni.
Uscita dalla grande biblioteca, incontrò il vecchio John di ritorno da una battuta di caccia.
"Salve signore, com'è andata oggi?" Si interessò la donna.
John sbuffò. Era di malumore. Era tornato a mani vuote.
"Lasciamo stare. Com'è andata con la bambina?" Cambiò argomento.
"Uh benissimo. La bambina è sempre molto attenta..." iniziò ma John se ne andò subito.
Il suo malumore dipendeva da altro e non dalla mancanza di una preda.
Era nervoso e faceva avanti e indietro nel corridoio della sua villa.
"Che vi succede nonno?" Domandò Iris facendo capitolino dalla porta della biblioteca.
John si fermò e abbassò lo sguardo su quella bambina ormai cresciuta.
Aveva solo dieci anni ma per la società era grande, ormai.
John chiuse le mani in due pugni e colpì il muro.
Iris si spaventò e corse nella sua stanza.
"Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato" urlò.
"Cristo..." diede un calcio al mobile davanti a lui.
"Santo Cielo John" si spaventò Anne.
"Ma che ti prende?"
L'uomo non rispose e continuò a colpire il muro con calci e pugni.
"Quel bastardo di Alexander vuole far sposare Iris e suo nipote ma vuole prima sapere di chi è figlia la bambina e se ha una dote" spiegò.
Anne non rispose. Si sedette su una sedia.
"Iris ha solo dieci anni" disse.
"Non c'entra niente. Noi avevamo otto anni quando i nostri padri avevano deciso che ci saremmo sposati dopo dieci anni" ricordò l'uomo.
"...questo significa che Iris non si sposerà mai senza dote ed eredità paterna?!" Chiese la donna.
"Non con un nobile e mai darò la sua mano ad un contadino".

L'ultima stregaWhere stories live. Discover now