Le colpe ricadono sui figli

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"Il SIGNORE disse a Satana: «Da dove vieni?» Satana rispose al SIGNORE: «Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa»".

-Giobbe 1:7

Faceva caldo in quell'estate del 1603. L'Inghilterra era in festa per l'incoronazione del nuovo monarca, quel 25 luglio 1603. Tutti i nobili erano stati invitati a corte per il gran ballo, compresa la famiglia Spencer.
In Wormleighton Manor c'era una gran confusione, già, dalla prima mattina. La piccola Iris, il raggio di sole di quella famiglia, si era alzata all'alba e d'allora non si era fermata un minuto. Correva a gran velocità per le stanze della villa inseguita dalla sua tata, ormai esausta. "Piccola Iris vi prego fermatevi. Dovete prepararvi per il grande ballo" le ricordava la poveretta.
"Non ne ho voglia Lucy. Questo genere di feste non mi piace. È noioso e per persone anziane come i nonni" disse schiettamente la bambina continuando a scappare da Lucinda. La donna sospirò e arresa si asciugò il sudore sulla fronte tirando indietro i ciuffi castani.
"Baronessina se vi fermate vi prometto il vostro dolce preferito" provò a trattare la giovane ragazza avvicinandosi alla bambina ormai ferma. Iris riflettè e accettò il compromesso.
"Va bene però ricordati di mantenere la promessa" disse la bambina e la serva annuì. Quella bimba era troppo sveglia per la sua età.
Mentre Lucinda preparava la piccola Iris, i coniugi Spencer aspettavano in salotto.
"Cosa diremo se dovessero domandarci di lei?" Chiese Anne con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra.
"Non lo so" si limitò il marito fissando l'invito gettato sul tavolo.
"Penso che non risponderò alle loro domande. Non sono affari loro, non sono tenuti a sapere" urlò con rabbia stracciando il pezzo di carta.
"Tesoro..." bisbigliò Anne avvicinandosi a lui e stringendolo da dietro.
"Iris è tutto ciò che ci resta di lei" disse tra le lacrime.
John si calmò e fissò il quadro appeso sul muro. Era un suo autoritratto fatto nel 1580 quando Dio gli concesse il dono più bello e tanto atteso.
"Come mai fissate sempre quel quadro nonno? Vi manca la vostra giovinezza?" Domandò Iris correndo vispa verso i nonni. Aveva i boccoli rossi sciolti ma decorati con un piccolo diadema ed indossava un lungo abito verde e semplice. Aveva tre anni ma possedeva già una bellezza che non passava inosservata.
"Oh bambina. Non mi manca la mia giovinezza perché non avevo te" disse prendendo in braccio la nipotina che gli sorrise dolcemente.
"Nonno, chi è quella bambina che avete tra le braccia?! È la mia mamma? Non parlate mai di lei... ha fatto qualcosa di male? Dov'è? È morta?" Iniziò a chiedere la bambina. Anne deglutì mentre John abbassò lo sguardo e sospirò.
Nessuno rispose mentre Iris continuava a fissare il ritratto di suo nonno da giovane. Non aveva la barba e i capelli erano più lunghi. Li aveva raccolti dietro in una coda bassa.
Era in piedi vicino ad una culla e tra le braccia aveva un fagotto bianco. Il volto della bambina era appena visibile.
"Signori la carrozza è arrivata" annunciò il maggiordomo davanti la soglia della porta. I due coniugi annuirono e si prepararono a lasciare la casa con la bambina.
"Ne parleremo quando sarai più grande".
Il viaggio fu lungo e pieno di ansia e paura per domande scomode e poco convenienti.
Il palazzo era abbellito come non mai. C'erano molti ospiti, tutti membri della nobiltà e con lo sguardo rivolto ai due Spencer che ballavano. Commenti sulla loro bellezza, del titolo appena ottenuto e della piccola bambina dai capelli rossi.
La bambina si sentiva in soggezione e si annoiava. Non c'erano altre bambine con cui giocare.
Ad un certo punto, si sentì chiamare da una voce sconosciuta. Incuriosita si allontanò ed iniziò ad esplorare il palazzo. Le altre stanze erano vuote e silenziose. Erano tutti nella sala da ballo. Iris osservava quei mille volti che la fissavano. Molti ritratti di vecchi monarca appesi per i corridoi.
"Sei proprio una bella bambina sai?!" Si complimentò una donna alle sue spalle. Iris si voltò di scattò e vide davanti a sé una donna alta e coperta da un mantello.
Riconobbe la voce che, prima, la chiamò.
"Chi siete?" Domandò Iris intimorita. Quella donna non le piaceva affatto.
"Sei uguale a tuo padre" le disse con voce malinconica
"Le colpe ricadono sui figli" continuò estraendo un coltello da sotto la veste. La bambina avvertì il pericolo e urlò ma nessuno riuscì a sentirla. Iniziò a correre ma la donna era più veloce di lei e stranamente più agile per la sua età. Iris cadde e iniziò a strisciare verso il muro non avendo più via di uscita. Si accovacciò e iniziò a piangere.
"Finalmente" disse la donna brandendo l'arma.
"Ora che ti ho tra le mie mani, potrò vendicarmi di tua madre" Sorrise.
Era un sorriso sadico e malvagio. Stava per colpire la bambina ma ad un tratto urlò. Gettò l'arma e iniziò a contorcersi dal dolore. Iris non capì cosa stesse accadendo ma approfittò dell'occasione per fuggire.
Andò dai nonni e li pregò di tornare a casa.
"Cosa succede?" Chiese Anne preoccupata.
Iris non rispose. Non lo sapeva nemmeno lei. I due coniugi capirono che era qualcosa di grave e preferirono andare via prima di creare scandali.
La mattina successiva John appoggiò la tazza fumante di tè sul tavolino in legno alla sua destra. Non fece caso se la mise sopra l'apposito piattino, era impegnato a leggere la gazzetta a stampa, nuova innovazione del Seicento.
"Hanno trovato una donna morta a palazzo durante la festa dell'incoronazione" raccontò a sua moglie.
Anne, che si stava versando il tè, non ne rimase molto colpita. Probabilmente la notizia non le interessava granché, preferiva sapere, solamente, ciò che riguardava lei e la sua famiglia.
"Non si sa chi fosse questa donna" continuò l'uomo.
"Probabilmente era una strega visti i segni impuri incisi sul corpo" avevano ipotizzato le persone che avevano ritrovato il corpo.
Anne alzò lo sguardo a quella notizia, sembrò catturare la sua attenzione.
"Che genere di incisioni?" Domandò con curiosità mista a preoccupazione.
John girò pagina e cercò qualcosa riguardante i segni.
"Eccolo qui" disse indicando una frase con il medio.
"Non si sa con esattezza cosa rappresentino questi simboli ma sono molto simili ad un geroglifico egizio che rappresentava l'aria" lesse l'uomo.
Anne abbassò lo sguardo.
"Aveva i stessi simboli, quella sera..." bisbigliò.
"Com'è morta?" Domandò ancora.
"Non lo so, il suo corpo era contorto e aveva un pugnale vicino" rispose l'uomo gettando il giornale nel fuoco.
"Forse era ciò che preoccupava la bambina" ipotizzò Anne.
In quel momento arrivò Iris. Sembrava turbata.
"Cosa c'è principessa?" Le domandò suo nonno prendendola in braccio. Iris era riluttante nel parlare.
"Cos'è una strega?" Chiese con la voce tremante.
"È una persona crudele che sta dalla parte del male" gli spiegò John.
Anne si infuriò, chiuse le mani a pugno e tremò di rabbia. Avevano giurato di non affrontare mai quel discorso in casa loro, specialmente con la bambina.
"Nonna che succede?" Iris si accorse della tensione della donna.
"Niente amore, vai in cucina a fare colazione. Lucinda ti aspetta lì" le ordinò la nonna. La bambina annuì e corse dalla tata.
Il barone Spencer sorrise amaramente.
"Avevamo giurato di non farne parola. Lei deve crescere lontano da queste favole" lo rimproverò.
John fissava fuori dalla finestra. Si accese un sigaro, respiro il fumo e poi lo gettò fuori.
"Favole? Queste sono follie e perlopiù vere. Iris lo scoprirà" sembrò arrendersi.
Anne scosse la testa.
"No, io la proteggerò".

L'ultima stregaWhere stories live. Discover now