57. Papà

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Irene's story

Devo ammettere che per vari motivi di albe in vita mia ne ho viste, ma come questa sul circuito me ne ricordo poche

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Devo ammettere che per vari motivi di albe in vita mia ne ho viste, ma come questa sul circuito me ne ricordo poche. Sono arrivata in netto anticipo rispetto agli altri, un po' per l'ansia che non mi ha lasciata dormire e un po' per godermi un'ultima volta da sola la mia 'bimba' che tra qualche ora sarà brutalmente buttata in pista a lottare contro tutto e tutti. Mi siedo proprio sul muso della monoposto 55, quella di Carlos che sarà il primo a provarla, quando un inaspettato messaggio da un numero sconosciuto arriva al mio cellulare

Ciao Irenina, sono Maria. So che oggi è una giornata importante per te, me li ricordo i miei primi test! Avrai l'ansia a mille ma sono più che sicura che spaccherete tutto, in fondo quella macchina ha la testa, l'ingegno e il cuore di Irene Lo Presti...non può fallire ♡
Un bacio, mamma

Sorrido alzando lo sguardo per non far scendere le lacrime che prepotentemente bussano ai miei occhi, non me lo sarei mai aspettato ma è qualcosa di indescrivibilmente bello e quel nome, che ovviamente non sento mio, fa così strano.
Mi alzo andando ora a camminare per la pit lane che si sta lentamente popolando, sorrido ai miei colleghi di scuderie diverse e chiacchero un po' del più e del meno, accetto ogni consiglio, ogni buona parola.
Mi fermo solo quando mi ritrovo, inevitabilmente, davanti al box rosso, la monoposto ancora coperta e i pochi uomini Ferrari ancora mezzi addormentanti nel preparare il tutto al meglio. Faccio un cenno di saluto ad un paio di meccanici che riconosco, mi volto e provo ad allontanarmi verso i box Mercedes quando la voce di Charles mi fa bloccare all'istante "Irene! Che fai scappi?" Gli sorrido lasciandogli due rapidi baci sulle guance "Lavoro Leclerc, è diverso" Sorride a sua volta diventando poi improvvisamente serio "C'è una persona che forse vorresti incontrare". Come mio solito alzo un sopracciglio in segno interrogativo ma non fa in tempo ad aprir bocca che questa persona misteriosa compare dietro di lui facendomi sussultare "Charles che piacere, non mi avevi detto ci fosse anche la tua ragazza, Irene giusto?".

Papà.

Mi tende la mano sorridente mentre la saliva mi si blocca in gola facendomi quasi strozzare, non so se più per lui o per le sue parole...o forse perché si è ricordato il mio nome?
"Giusto, è un piacere rivederla ingegnere" Gli stringo con forza la mano mentre Charles, capendo la situazione, mi affianca dandomi con la sua sola vicinanza una dose di forza infinita "Comunque non stiamo più insieme" Si intromette il monegasco facendo imbarazzare Giuseppe "Scusate io non lo sapevo, mi dispiace" Io e il pilota ci guardiamo sorridenti per poi tornare a voltarci verso di lui "Non fa niente - dico - Ora ho più tempo per pensare alle macchine!" Una lieve e calda risata esce dalle sue labbra mentre dal box numero 16 Charles viene chiamato al lavoro "Scusate, il dovere mi aspetta!" Lo salutiamo rapidamente per poi tornare a rivolgerci l'uno all'altra "Allora Irene, mi mostri il gioiellino di cui parlavamo qualche mese fa?" Un brivido percorre la mia schiena al solo pensiero di condividere ciò che amo di più con quest'uomo, uno sconosciuto all'apparenza, ma si sa che il cuore segue le sue ragioni "Sarebbe un onore signore". Gli indico, come se ce ne fosse bisogno, la direzione verso cui ci incamminiamo mentre lui sorride scuotendo la testa, chissà da chi ho preso "Dammi del tu te ne prego, mi fai sentire più vecchio di quanto non sia" Ricambio il sorriso annuendo debolmente.
Quando arriviamo al box McLaren vedo Carlos ancora vestito 'in borghese' mentre si beve tranquillamente un caffè con Lando "Loro dovrebbero essere i nostri gioielli e sto molto attenta ad usare il condizionale" Scherzo accompagnando Giuseppe dai ragazzi che si presentano divertiti e dubbiosi "Lui è Giuseppe Lo Presti, a voi non dirà niente ma gran parte dei successi Ferrari degli anni 90 sono dovuti alle idee di quest'uomo" I due si scoprono improvvisamente interessati a questo signor ingegnere ma ora ho solo un'immensa voglia di mostrargli la macchina "E questa, beh questa è lei. Bella vero? Vorrei prendermi tutti i meriti ma come puoi immaginare non è così, purtroppo" Gli occhi mi brillano mentre cammino attorno alla monoposto accarezzandone i lineamenti "Non devi dispiacertene, il lavoro di squadra è l'unico modo per fare una super vettura! E da come ne parli sei troppo coinvolta per non avere nessun merito" La semplicità con cui dice queste parole per me così importanti mi disarma, potrei e vorrei star qui a parlare di ogni dettaglio con lui ma la sessione sta per iniziare ed io ho un posto privilegiato al muretto per questa mattinata di prove libere.

Ci congediamo con un caloroso sorriso e la promessa di non perderci di vista in questi giorni spagnoli "Un'ultima cosa prima di scappare, perchè sei qui?" Gli domando afferrando le cuffie arancioni e posizionandomele attorno al collo incamminandomi già verso il muretto box "Non puoi chiedere ad un ingegnere di stare troppo lontano dalla pista e per mia moglie era meglio qua che l'Australia" Ridiamo per poi salutarci, definitivamente, e tornare ognuno al posto che gli compete, io a cercare di farmi spazio nelle gerarchie McLaren e lui a godersi la metaforica sedia d'oro ad honorem che gli spetta in Ferrari. Un sorriso mi spunta quando mi siedo nella piccola seggiolina arancione davanti ai monitor, è un onore sapere che sangue scorre dentro le mie vene ma non ho tempo di star qui a riflettere sulla mia, incasinatissima, vita. Mi giro quando un rumore assordante inizia ad uscire dai nostri box e la macchina arancione esce in pit lane pronta ad essere gettata nella bolgia.
Quante notti passate a tu per tu con quella vettura, sviscerata, nuda. Quante liti con i calcoli, con le idee. Quanto freddo, quanto sudore, quanta fatica. Ed ora è lì, la sto lasciando al mondo, ora è tua, goditela Carlitos e godetevela voi tifosi. Un solo istante, un solo dannato motore acceso, un solo dannato rettilineo e tutto diventa improvvisamente ripagato, per la prima volta capisco veramente cosa si provi a creare qualcosa, per la prima volta capisco veramente cosa significhi avere uno scopo nella vita.

Irene /Charles Leclerc/Where stories live. Discover now