Capitolo 10.

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Quella sera era finalmente arrivata e, anche se con poco preavviso, il proprietario del locale era riuscito a trovarmi cinque minuti.
Non era chissà quale perfezione, le note non erano nemmeno perfettamente accordate e dovevo ancora sistemare un po' di cose, ma non m'importava più di tanto perché ero riuscito a scrivere una canzone che sentivo veramente mia e volevo assolutamente cantarla a Filippo perché forse, sarei riuscito ad esprimere maggiormente ciò che provavo per lui e, forse, sarei riuscito a fargli tornare a galla tutto ciò che avevo sempre ricordato in quell'anno di merda passato senza di lui al mio fianco.

L'avevo provata a casa varie volte, con la mia chitarra, anche prima di prendere quella decisione affrettata di cantarla davanti ad un sacco di persone e, soprattutto, davanti a lui.. eppure, nonostante non fossi sicuro delle note che con le quali avevo accompagnato le parole, ero convinto di doverlo fare per lui e per liberare me stesso da quel peso enorme. Inoltre sarebbe anche stata un'enorme sfida per me: avrei cantato davanti un folto gruppo di gente che avrebbe potuto tirarmi addosso anche dei pomodori, se non fossi piaciuto.
L'ansia mi stava divorando, lo sentivo, ma mentre davo le note al chitarrista, che avevo scoperto fosse Alessandro, ero convinto che stavo facendo la cosa giusta e quasi, mi sentivo orgoglioso del grande passo che stavo compiendo.

Il pomeriggio avevamo provato un sacco di volte, addirittura Alessandro mi diede qualche consiglio per sistemare meglio le note, ed io non stavo più nella pelle: nonostante fossi spaventato a morte, non vedevo l'ora di cantare quella canzone.
Camminavo avanti ed indietro sul palco, continuavo a fissare il foglio, rileggere le parole e ripetermele a mente mentre Alex si esercitava pizzicando le corde della chitarra per ricordarsi a memoria la melodia.
Solo qualche oretta dopo lo sentii smettere, alzarsi dallo sgabello, posare la chitarra a terra e allontanarsi; non ci feci molto caso inizialmente, ma poi alzai di botto lo sguardo quando gli sentii urlare un 'Ehi Fil!'.

OcchiVerdi era proprio lì, di fronte ai miei occhi, stava sorridendo e salutando Alex ed io mi persi a fissarlo per qualche istante pensando a quanto fossi convinto del fatto che dovevo assolutamente cantargli quella canzone.
Ripresi a concentrarmi sulle parole: le sapevo praticamente a memoria, ma avevo paura di dimenticarle a causa dell'ansia o dell'emozione e quindi continuavo a rileggerle e ripetermele in testa mentre camminavo, a grandi falcate, da una parte all'altra del palco.
Quando una voce interruppe la mia concentrazione, sussultai portandomi una mano sul petto e poi arrossii rendendomi conto che, colui che mi stava rivolengendo la parola, era proprio Filippo.
"Allora mi hai fatto venire qui perché vuoi cantare, Ein?"
Mi chiese, appoggiando i gomiti sui bordi dell'alto palco: non gli vedevo il viso, poiché era girato di spalle e fissava l'ingresso, eppure dal suo tono, sentii che sembrava preoccupato.

Io mi sedetti accanto a lui incrociando le gambe, tratteni un sospiro appoggiando una mano sulla sua spalla, e rabbrividii al semplice contatto.
"Volevo fosse una sorpresa.. non pensavo venissi prima dell'inizio della serata.
Mi spiace se è andato tutto a monte, Fil.. i-io ci tenevo davvero a questa cosa e invece ho rovinato tutto."
Strinsi la sua spalla per qualche istante, poi scossi la la testa e feci per alzarmi in piedi, prima che la sua mano mi afferrasse il polso e mi costringesse a rimettermi a sedere.

"So cosa vuoi fare, e non te lo permetterò."
Disse serio, lo sguardo sempre fisso sulla porta d'ingresso, la mascella serrata e la presa ferrea sul mio polso.
Stavo per aprire bocca e chiedergli a cosa si riferisse esattamente, ma lui mi precedette e riprese a parlare, spostando finalmente lo sguardo verso di me.
"So che ci tieni ed è per questo che non devi rinunciare adesso che sei quasi sul punto di volare."
Scosse la testa e ritornò a fissare un punto di fronte a sé, lasciandomi però il polso.
"Il mio è un consiglio, Ein.. non andare a dire al proprietario del locale che non vuoi più cantare.
Io sono qui, è vero, ma è stata comunque una sorpresa vederti sul palco a leggere quel foglio agitato come non mai.
Non avrei mai immaginato che volessi fare questo genere di cosa per me, e sei ancora in tempo per andare avanti con questa tua idea e sorprendermi ancora di più, perché fidati, sono certo che sarai sensazionale.
E se fino a poco fa eri sicuro di questa cosa, Ein.."
Si fermò un istante, solo per girarsi nuovamente verso di me e appoggiarmi una mano sulla guancia, accennando un sorriso.
"Non rinunciare.
Alex mi ha detto che ci hai messo tutto te stesso, che è un pomeriggio che provi, e che la tua canzone è davvero speciale. Mi ha detto che canti col cuore, ed io voglio assolutamente vedere tutto questo, voglio sentire come la tua voce mi entri nel cuore e mi scombussoli il cervello, voglio tremare sotto le tue parole.
E se molli adesso, tutte le certezze che ti sei costruito, crolleranno. Ed io non desidero vederti crollare di nuovo, Ein.
So quanto per te sia difficile, so quanto sei timido e so quanta paura tu possa avere in questo momento, ed è per questo che ti consiglio di concludere questa impresa.
Adesso che sei sicuro di quello che vuoi fare, non abbandonare solo perché sono qui. Pensa che non so la tua canzone, che non so le parole e che non ho la minima idea di cosa immaginare.
Concentrati solo a dare tutto te stesso, mettici i tuoi sentimenti e le tue emozioni, proprio come li hai messi nella lettera; ingarbugliati? Fregatene.. contrastanti? Chissene.. urla quello che provi e basta.
Io sarò qui per ascoltarti, niente di più niente di meno, e non mi permetterò nemmeno di giudicarti."

Centomila Volte.. {Eiram.} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora