Capitolo 1.

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Era il dieci luglio, ed io stavo tranquillamente fissando il cielo blu notte ricoperto di stelle che illuminavano le strade sotto di me, seduto sul davanzale della finestra della mia stanza;
mi persi a fissare il colore della luna piena: era bianca, con qualche tonalità di grigio intorno, e soprattutto era un incanto perché in mezzo a quei piccoli bagliori emanati dalle stelle, essa si mostrava prosperosa, decisamente un vero miracolo della natura.
Fissare quella bellezza, però, mi fece sentire uno strano peso sul petto perché mi riportò alla mente un altro tipo di ricordo che avrei preferito evitare con tutto il mio cuore.

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Filippo ed Einar si trovavano nella piscina presente nel giardino della casa del primo;
il cubano si stava rilassando al bordo di essa, col sole che gli illuminava il viso quando ad un tratto il ragazzo dagli occhi verdi, che nuotava sott'acqua, risalì a galla tutto sorridente e urlando come un bambino al quale era venuta un'idea stupenda.
Appoggiò, dunque, le mani bagnate sopra le spalle del cubano e lo scosse ripetutamente.
"Ho avuto un'idea su cosa fare stasera! Credo ti piacerà un sacco."
Sorrise tutto entusiasta e mentalmente si disse che era proprio un genio.

Occhi Azzurri, d'altro canto, lo guardò alzando un sopracciglio e subito dopo scoppiò in una fragorosa risata che rimbombò in tutto il giardino.
"Madonna Filo, sembri proprio un bambino certe volte, lo sai?
Comunque dai su, prendi fiato, respira profondamente e dimmi questa fantastigliosa idea che ti è venuta in mente e che mi piacerà un sacco come dici tu.
Che poi sei proprio strano forte eh: come fai a pensare mentre sei sott'acqua?"
Scosse la testa ridendo e tenendosi la pancia con le mani, nell'osservare la faccia imbronciata dell'altro.

Filippo rimase spiazziato di fronte a lui, imbambolato nel notare come quel suono gli era arrivato dritto alle orecchie e poi era sceso in basso, verso il ventre, facendoglielo solleticare da mille farfalle sfolazzanti; ogni volta che rideva, fremeva dalla voglia di abbracciarlo e proteggerlo da chi avrebbe potuto fargli del male.
Ogni volta che il ragazzo tirava in sù le labbra, si sentiva invedere da tanta di quella dolcezza che mai avrebbe pensato di poter donare a qualcuno, forse perché ci teneva un sacco, forse perché si conoscevano da tanto e gli voleva un mondo di bene.

Einar però non aveva mai capito quello a cui Filippo pensava ogni volta che si fermava a fissare il vuoto, col viso rivolto verso un punto della sua faccia.
"Iuhuu.. c'è ancora qualcuno in casa?"
Rise infatti, prima di alzare una mano e sventolarla di fronte agli occhi del rossiccio, facendolo risvegliare da quel suo 'stato di trance'.

"Uh ehm.. sì, scusa. Stavo pensando all'idea che mi è venuta in mente e a quanto, da uno a dieci, sia possibilie realizzarla."
Mentì, accennando però un tenero sorriso, passandosi poi la mano, ricca di anelli e tatuaggi, tra i capelli bagnati e riccioli.
Lui era il tipo di persona esternamente apatica a tutto, ma avente dentro un'infinità di emozioni che mai lasciava uscire, e sì, sapeva di potersi fidarsi ciecamente di Einar, però si sentiva stupido a dirgli 'ehi sai, quando ridi o sorridi mi fai salire la voglia di abbracciarti e di stringerti forte in modo da nasconderti dal resto del mondo e da proteggerti dallo schifo che ci circonda' probabilmente perché aveva timore di una possibile reazione negativa da parte sua.
Quindi alle volte rimaneva lì, a fissarlo in silenzio e a pensare a quanto stupido fosse a guardarlo in quella maniera, come una ragazzina davanti alla sua crush.

"Cooooomunque..
Prima cosa: non sono un bambino e smettila di dirlo, se lo ripeti un'altra volta ti ammazzo a suon di solletico.
Seconda cosa: stai tranquillo, ancora respiro.. non preoccuparti per questo.
Terza cosa: che cosa straminchia significa 'fantastiglioso'? Cos'è.. hai un vocabolario tutto tuo con parole inventate al momento?"
Rise strizzandogli una guancia per poi sbattere i palmi delle mani sulle sue coscie, ovviamente cercando di non fargli male.
"E quarta cosa: allora.. stammi bene a sentire; avevo pensato di chiedere a mio zio, che lavora al museo di astronomia, di lasciarci le chiavi del museo così che io e te possiamo rimanere lì a cuoriosare tutta la notte, finché vogliamo.
Cosa te ne pare?"
Chiese a quel punto con un piccolo sorriso sulle labbra, sperando con tutto sé stesso di non averlo deluso.

Centomila Volte.. {Eiram.} Where stories live. Discover now