Capitolo 5.

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Erano un paio di giorni che stavo alla cassa perché Simone, il mio capo, mi aveva detto di dover andare a Roma per questioni probabilmente private, visto che non aveva intenzione di parlarmene.
Erano dunque un paio di giorni che stavo alla cassa morendo dalla voglia di tornare a casa come non mai; di solito con la costruzione dei gioielli smettevo per qualche oretta di pensare a Filippo poiché mi concentravo nel lavoro, ma in quel caso far pagare le persone, osservarle mentre decidevano cosa prendere, vederle entrare ed uscire mi provocava solo molta noia.

La mia attenzione venne attirata ad un tratto da un viso conosciuto, che si era fermato a fissare gli anelli presenti vicino al bancone e, che io non avevo visto neppure entrare dalla porta.
Questo poi si girò verso di me e mi fissò per qualche istante prima di sorridermi.
"Einar!"
Esultò quindi il ragazzo che si avvicinò a me e si appoggiò al bancone subito dopo avermi dato una pacca sulla spalla.

Lì per lì, rimasi un attimo immobile a fissare la figura del ragazzo, poi sorrisi leggermente e abbassai il capo in cenno di saluto.
"Ciao Giulio.. tutto apposto?"
Lui annuì stringendosi nelle spalle, poi mi guardò come se mi stesse squadrando il viso.
Mi sentii le guance in fiamme perché mi dava fastidio quando mi osservavano in quel modo, mi mettevano a disagio.

"Pensavo di trovare Simone alla cassa, come sempre.. sapevo che lavorassi nello studio, ma non credevo facessi anche il cassiere di tanto in tanto."
Mi morsi il labbro un attimo scioccato: come cavolo faceva a sapere che lavoravo in studio? Capisco la confidenza con Simone, ma lui non era il tipo da spiattellare in giro cose riguardanti i suoi lavoratori.

Dovetti fare una faccia mezza rincoglionita perché lui rise leggermente e scosse la testa.
"Tranquillo, non sono uno stalker.. me l'ha semplicemente detto Filippo.
Sai, mi parla spesso di te.. mi dice quasi sempre che ti vuole bene anche se tu non lo sai, ma non ne capisco il motivo!"
Agrottò le sopracciglia appoggiandosi una mano sulla fronte come se si stesse mettendo a ragionare su qualcosa.
"Insomma, sa tutto di te, siete inseparabili anche se ultimamente non vi vedo spesso insieme.. credo sia normale che vi vogliate bene e credo sia normale che tu lo sappia, o mi sbaglio?"

Probabilmente non sapeva la situazione che si era creata tra di noi ed ecco perché si poneva quelle domande.
'Mi vuole ancora bene..'
Fu quello che pensai in quel momento ed automaticamente mi morsi il labbro quasi a sangue per evitare di scoppiare a piangere, non so se per la gioia o per la malinconia.
Senza che me ne resi conto, mi persi a fissare un punto nel vuoto e ripensai a quanto bello sarebbe stato poter tornare indietro per evitare di commettere l'errore enorme che mi aveva rovinato la vita e aveva strappato Filippo dalle mie grinfie.

"Che poi.. durante il compleanno di Lorenzo, Filippo sembrava più attratto da te che dalla sua fidanzata.
E non sto scherzando, fidati di me Einar, ti stava mangiando con gli occhi e, per quanto lo conosco, non è sempre che si comporta in questa maniera.
Sei sicuro che non c'è qualcosa sotto tra di voi? Ti vedevo a disagio mentre lo spogliavi."
E a quelle parole arrossii proprio fino al midollo.

"Sicurissimo."
Risposi passandomi una mano sulla nuca a disagio prima che la porta si aprisse e mostrasse il volto contento di Filippo, stavolta senza la sua fidanzata.
'Oh Gesù Santissimo Benedetto.. ti prego uccidimi, voglio morire.'
Pensai, parlando praticamente solo e chiedendo a qualche forma invisibile di uccidermi all'istante; Filippo era bello, bello come sempre con i suoi ricciolini, il suo sorriso che illuminava anche un cieco, i suoi occhioni verdi, le sue grandi mani, il suo fisico non molto sviluppato d'altezza ma comunque abbastanza scolpito per essere così piccino, i suoi tatuaggi in bella vista.. era perfetto come sempre, ed il fatto di vederlo, per la seconda volta in tre giorni, mi stava letteralmente scioccando anche se da un lato ero particolarmente felice di non doverlo guardare solo in foto come facevo ogni sera prima di dormire.

Centomila Volte.. {Eiram.} Where stories live. Discover now