Capitolo 6.

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Filippo.

Cantare 'La Ragazza con il Cuore di Latta' lì di fronte a tutti, lì di fronte al mio migliore amico, alla mia "ragazza" e a tutte le persone che volevo bene mi aveva fatto emozionare: quella canzone era parte di me, l'avevo scritta quell'estate dopo aver conosciuto una ragazza con quello stesso problema.
Avevo voluto dedicarle una canzone proprio per dire lei, e a tutte le persone che ne soffrivano, che qualcuno prima o poi le sarebbe stato accanto e l'avrebbe salvata da quei demoni che ormai le mangiavano la vita.
Avevo scritto quella canzone proprio per far capire al mondo quanto quello, in certi casi, potesse essere pieno di persone che non avevano un cuore e che quindi cercavano bisognosamente di rubarlo a chi mai aveva fatto del male.

Quella sera avevo anche bisogno di sfogarmi e per me la musica era un punto di sfogo, il punto principale; riuscivo sempre ad esprimermi al meglio, ad essere me stesso e a mostrare ai miei ascoltatori i sentimenti che mi invadevano il petto in quel momento.
Forse fu proprio questo che costrinse Einar ad ubriacarsi fino al midollo; aveva sicuramente notato quanto fossi arrabbiato dal ritornello che avevo cantato con un po' più di aggressività, aveva notato la delusione che provavo nei suoi confronti dalle parti che cantavo -praticamente con un tono basso e- col capo chinato verso il pavimento.

Ebbene sì, Einar era lì a guardarmi con gli occhi lucidi e con le lacrime che gli bagnavano le guance. Era lì a guardarmi, con l'anello che gli avevo regalato stretto al petto.
Lo stesso Einar con il quale, quella mattina, avevo litigato pesantemente, lo stesso Einar con il quale avevo alzato la voce per chiedergli risposte a domande che mi ponevo ogni sacrosanta notte, prima di dormire.

Vederlo lì in quel momento mi aveva reso felice, nonostante tutto, anche se a primo impatto lo guardai malissimo perché avevo visto le bottiglie di birra vuote al suo fianco e i suoi occhi completamente rossi. E anche perché insomma, non mi aspettavo di vederlo lì dopo il mio comportamento scorbutico e dopo averlo esplicitamente mandato a fanculo.. cosa che tra l'altro non pensavo davvero.
Purtroppo però io avevo questo problema: quando mi arrabbiavo, involontariamente facevo cose che ferivano le persone accanto a me come, in questo caso, l'aver strappato la foto di un nostro ricordo davanti la sua faccia.

Mi sentivo tremendamente in colpa: non avevo intenzione di fargli del male, né di ferirlo nonostante lui avesse deluso me allontanandosi dalla mia persona sia fisicamente che mentalmente.
Non mi piaceva far star male le persone a causa mia, specialmente Einar che conoscevo da quando avevo sette anni.. specialmente lui, al quale tenevo con tutto il cuore, specialmente lui che amavo con tutto me stesso.

Ebbene lo avevo ammesso sì, provavo qualcosa per lui; dopo un anno dal nostro litigio più grande, io ero ancora innamorato di lui, del suo essere così tremendamente dolce, della sua purezza che mi spingeva ad avere un comportamento protettivo nei suoi confronti, della sua timidezza che lo faceva arrossire ad ogni mio complimento, dei suoi occhi che mi ricordavano il profondo di un oceano che conteneva tutti i suoi segreti più grandi, tutte le parole che non avrebbe mai detto a voce e tutte le sue emozioni.

Era tutto per me ed averlo così distante mi rendeva più freddo del solito con qualsiasi altro essere vivente mi parlasse, a parte Lorenzo che era l'unico con cui riuscivo a comunicare.. l'unico, dopo Einar, al quale mostravo le mie emozioni.

Con la mia ragazza? Beh, non avevamo un rapporto così tanto affiatato.. era bella, per carità, ma non riuscivo a provare per lei quelle emozioni che provavo per Einar.
Cercava di starmi accanto, ma aveva intuito che qualcosa non andava e per questo quella sera, dopo che mi fece i complimenti per la bella canzone insieme a Lorenzo, mi lasciò andare sapendo che sarei corso da quel cubano che mi aveva rubato il cuore.

E così feci.. avevo intenzione di parlargli e di scusarmi con lui per essermi comportato di merda, ma quando giunsi al bancone, il barman mi disse che quello strano ragazzo aveva cominciato a ridere da solo, dopo essersi bevuto cinque o sei birre e circa dieci bicchierini di vodka, e poi era uscito nominando un certo Filippo.
Ebbi un tuffo al cuore, poi mi girai verso Lorenzo, che mi aveva seguito, e gli feci cenno di uscire fuori per raggiungere Einar.

Centomila Volte.. {Eiram.} Where stories live. Discover now