Capitolo 5

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Le giornate passano quasi tutte uguali: allenamento, pranzo, svago, cena e lunghe notti passate a dormire tranquillamente.
Anche se ogni secondo è carico di monotonia, i miei compagni di squadra stanno rendendo tutto così divertente.
Io e Manuel ci parliamo davvero poco e la maggior parte delle conversazioni sono banali: "Mi passi l'acqua, per favore?" Oppure "Chiudi tu la porta della camera?" E così via.

Oggi, 16 giugno, ci sarà la prima partita contro la nazionale del Portogallo ed io non vedo l'ora di mostrare a tutto il mondo il mio stile di gioco. Voglio far star zitti quelli che dicono che una donna non può giocare a calcio come un maschio e stasera ne avranno una prova concreta.
Ci siamo tutti quanti allenati duramente nelle ultime settimane e c'è da dire che siamo un gruppo bello unito.
Ma l'ansia prima di una partita c'è sempre, anche se posso contare sui miei compagni.
Adesso sono nello spogliatoio dell'arena Fonte Nova e mi sto giusto vestendo: maglia, pantaloncini, parastinchi, calzettoni e le mie adorate scarpette Adidas World Champions bianche e nere. L'ultimo accessorio è la fascetta da capitano sul braccio.
Manuel è già pronto da qualche minuto e mi sta fissando. È seduto difronte a me e la sua espressione è impassibile come al solito.
La sua mascella squadrata è contratta e riesco a sentire il rumore dei suoi denti che scricchiolano.
Non faccio più caso a questo suo comportamento nei miei confronti perché ormai ci sono abituata.
Prima di uscire dallo spogliatoio gli lancio un'ultima occhiata disperata sperando che almeno oggi mi faccia l'imbocca al lupo ma lui si affretta a prendere i suoi guanti da portiere ed esce prima che io possa dirgli qualcosa.
Sospiro arrendevolmente e mi affretto a raggiungerlo sul campo da calcio.
Non capisco perché ogni volta che lo vedo con la sua fidanzata il mio cuore si frantuma in mille piccoli pezzettini.
Non capisco perché quando non c'è alla notte, rimango sveglia ad aspettarlo mentre un misto di gelosia e angoscia mi fa ribollire il sangue.
Non capisco perché mi sento così attratta da lui anche se so che non posso averlo.

La partita finisce molto bene: quattro a zero per noi, con un goal di Müller al '12 minuto, due miei al '1 e al '33, uno di Hummels al '32.
Sono così stanca. È stata dura vincere ma sono contenta perché ho fatto del mio meglio ed i risultati si sono visti chiaramente.
Quando ritorno in albergo mi precipito subito in camera a dormire al posto che fermarmi a festeggiare con gli altri calciatori e le loro fidanzate. Con voce tremante dico a Manuel: "Vado in camera perché sono stanchissima e mi sento la febbre."
Mi scruta il mio viso per qualche secondo e poi fa un gesto che non mi sarei mai aspettata: appoggia le sue labbra carnose sulla mia fronte.
"Hai la febbre. Forse è meglio se ti riporto io in camera." Risponde a voce bassa facendomi venire i brividi.
Mi limito a seguirlo in silenzio fino a quando non arriviamo davanti alla stanza.
Con una tale dolcezza che non sapevo avesse, mi aiuta ad infilarmi il pigiama e mi prende in braccio appoggiandomi sull'enorme letto matrimoniale riservato a me.
Mi sento improvvisamente così sola distesa su questo materasso enorme e così vuoto.
"Non lasciarmi qui da sola, Manuel." Sussurro con una sicurezza nella voce che mi spaventa. Di sicuro sarà l'effetto della febbre alta.
Mi guarda negli occhi per qualche secondo e in quelle magnifiche pozze blu appare un goccio di paura.
È questione di un nano secondo perché dopo sono più freddi di prima.
Si sdraia vicino a me ma rimane lontano dal mio corpo, come se la mia pelle potesse bruciare la sua.
"Puoi abbracciarmi?" Gli chiedo girandomi dalla sua parte.
Annuisce piano piano e allunga un braccio sul mio fianco.
Mi giro di schiena e sento il suo petto contro di me.
È stranamente caldo, a differenza dai suoi occhi glaciali. Avrei scommesso che anche la sua pelle fosse stata fredda come la neve sulla più alta delle cime tempestose.
Sento la pelle andare in fiamme sotto al suo tocco delicato.
Cerco di addormentarmi ma tra le farfalle nello stomaco e il suo sguardo che mi perfora la scatola cranica è davvero impossibile chiudere occhio.

A TRUE LOVE STORY NEVER ENDS || M. Neuer & J. LawrenceWhere stories live. Discover now