13. -Un dialetto impossibile

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"E tu non ridere! Fai più casini di me." Metto il broncio e incrocio le braccia al petto.
Parlano di me, mentre loro chissà in che situazioni si trovano ad essere coinvolti.
"Non ha tutti i torti." Afferma Alan guardandolo dallo specchietto reversibile.
"Alan, io sono costantemente nei casini. Di che ti stupisci?"
"ca' chiamì sempe me" Risponde.

Non la smetterà mai di parlare in napoletano.

"Puoi spiegarmi secondo da quale pulpito riesci a cacciarti in più casini di Alan? Da non dimenticare, che la tua età è inferiore a quella sua."
"È la stessa domanda che mi faccio anch'io, dall'inizio del mio quarto anno di High School." Mi trattengo dal ridere.

"Ti rispondo io. Ho di meglio da fare."
"Si, scopare nel tuo studio da sfigati." Alan alza il dito medio a quelle parole, in risposta Derick ride.

***

Le macchine sono ferme già da un buona mezz'ora, senza sforzarso di fare un centimetro in più.
Da lontano scorgo un macchinario, ma che non riesco a inquadrare bene a causa delle macchina che lo succedono.

A quanto pare non sono l'unica ad averlo notato, ma ci sono anche gli altri due ragazzi.

Alan rimane a bocca aperta dopo aver visto quel macchinario.
"Ma sul serio?" Dice, ancora incredulo.
"L'autovelox? Ma crè? Ca mo i machin vann talment chian ca l'autovelox no fa i fotografij fa i disegnini." Commenta con un tono così alto come se stesse parlando con qualcuno.
Dalla sua espressione si riesce a leggere quella solita frase: Ma fai per davvero o hai qualcosa che non va nel tuo cervello?

"Sto rivalutando la scelta di invecchiare qua dentro." A quelle mie sante parole, le macchine si muovono e riusciamo, non si sa con l'aiuto di quale santo, ad accompagnare Derick nella sua abitazione.

"Vuoi stare un po' a casa mia?" Domanda.
Il suo tono suona come una dolce melodia, lo dice come se avesse paura di qualcosa.
Trattengo un sorriso, e anche l'entusiasmo, che adesso è alle stelle.

"No. Sono ancora arrabbiata."
Metto nuovamente il broncio e incrocio le braccia al petto.
"L'ho chiesto solo per risultare gentile, siamo già a casa mia." Spegne l'auto e si dirige velocemente verso la porta di casa sua.

Lo seguo e osservo ogni suo movimento come se fosse qualcosa che non avessi mai visto prima di quell'istante.
Toglie la sua felpa nera Gucci e con uno scatto fulmineo indossa una maglia larga a maniche corte di colore senape.
Gli sta così bene!

Posa le sue scarpe dentro un piccolo scaffale di legno con uno stile moderno e non visto molto spesso.
Osservo meglio la casa e riesco a notare quanto l'arredameto possa essere simile ad una di quelle case americane.

Va verso un aggeggio quadrato attaccato alla parete e con un click, dentro la stanza si riesce a sentire un ingegno mettersi in noto e iniziare ad arieggiare.

"Che hai fatto?" Domando.
"Fa un po' di freddo e quindi ho acceso i riscaldamenti." Si avvicina all'isola che è posizionata al centro della stanza.

Da un sportello esce fuori un pacchetto di biscotti.
I miei preferiti.

"Ne vuoi qualcuno?"
"Dovresti già sapere che se tu mi offri qualcosa che sia cibo, la mia riposta sarà sicuramente di si."
"Mi fa piacere." Si limita a dire.

Prende un piatto e butta dentro tutti i biscotti mettedomeli difronte a me.
"Fa di loro quello che vuoi." Sorride dolcemente e si allontana.

Dal suo enorme salone urla qualcosa.
"Indossi ancora le scarpe?" Ancora con i biscotti in bocca urlo un "Si"

Corre verso di me, potrebbe quasi sembrare una mamma in una piena crisi isterica.
"Mi sporchi la moquette!" Diventi bianca e appena sfilo le scarpe dai piedi, lui me le toglie di mano andandole a posare.

Ripensando meglio a quella scena non riesco proprio a frenare la mia risata.
Mentre penso a queste due settimane passate con lui, e quanto possa essere così bello passare del tempo in sua compagnia, percepisco il nostro rapporto essere qualcosa di bello.
In poco tempo lui è stato il protagonista del motivo del nostro legame.

Credo che la cosa che preferisco di lui sia il suo carattere.
L'aspetto che ha lo definisce il ragazzo stronzo e arrogante. Prepotente e antipatico.
Ma non è così, non ha il solito carattere che tutti i ragazzi hanno o che pensano di avere.

I miei pensieri vengono interrotti da lui.

"Ma stai mangiann ancor biscott?"
"Sono i miei preferiti."
"S' ti mang nu biscott t ven o mal e panz, ma s ti mang tutt o pacco t'ha ricoverà.'
Sul a guardart m'e venut o mal e panz a me."

Dopo poco realizza la mia riposta.
"Mi capisci?!" Dice con così tanti stupore da riuscire a far stupire anche me.
"Ti conosco da due settimane, quasi tre, e con le tue continue imprecazioni riesco a capire ciò che dici." Nei suoi occhi leggo una scintilla.






The change [COMPLETA] ||Geôlier.Where stories live. Discover now