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Un odore pungente di disinfettante gli pizzica senza pietà le narici.
Le palpebre vengono strizzate.
Una luce accecante lo investe costringendolo a rifugiarsi nel buio delle sue braccia indolenzite.
È privo di forze.
Ogni movimento fa male.
Sente un ago infilzato nella sua carne dell'arto superiore sinistro.
Una scansione di "bip" invadono le sue orecchie sensibili.

È in ospedale, ne è certo.
Prova ad alzarsi.

Un peso gli comprime il basso ventre.
Sforza la vista appannata e lo vede.
Vede l'angelo più bello del Paradiso.
L'angelo più bello di Lucifero stesso: Hwanhee.
Fortunatamente sta bene.
Il diciannovenne dorme a bocca schiusa dalla quale un piccolo rivolo di saliva sgorga seguito da lievi ronfi.

Così carino.

Eppure quell'angelo deve aver patito molto a causa di suo padre.
Asciuga quel che rimane delle lacrime che ancora incrostano il suo volto puro e paffuto.
Scosta una ciocca di capelli appiccicati alla sua fronte levigata.

Il peso adesso lo sente sul suo petto.
Lo fissa, ma non capisce.
Questo sentimento non lo capisce proprio.
Non pensa di averlo mai avuto prima.
Lo reprime.

La porta cigola, avvertendolo di una presenza estranea.

Si gira in direzione del rumore.
"Mi hai fatto preoccupare, idiota" lo ammonisce la figura slanciata.
"Shownu, cosa ci fai qui?"
"Le domande dovrei farle io" brontolò.
"Che cosa ti è saltato in mente?"
Non urlava, non sbraitava.
Sembrava solo stanco e questo lo preoccupava non poco.

Nonostante fosse sempre l'uomo alto, palestrato, attraente e orso che lui aveva conosciuto in tutti questi anni, qualcosa il lui era diverso.
Il volto ambrato sembrava scarno.
Occhiaie violacee ornavano i suoi occhi, scurendo la sua espressione già cupa.
I capelli pieni di gel avevano perso la propria lucentezza naturale.

"Perchè hai fatto una sciocchezza simile?"
Voleva davvero saperlo.
Dongyeol sorrise.
"Non ti si può nascondere nulla" schernì.
Accarezzò in modo istintivo i capelli setosi dell'universitario.

"Per lui?" Chiese nuovamente.

Il rosa sospirò.
"È male?"
Hyunwoo si massaggiò le tempie.
"Ovvio che lo è" proseguì.

"se solo sapessi cos'ho scoperto" provò.

"Quel tipo è meschino, vorrei tenerlo d'occhio-"
"Smettila!" Perse la pazienza.
"Hai già fatto abbastanza!"
Hee mugulò nel sonno, muovendosi fi poco.
"Shhh" intimò Lee.

Il capo si lasciò cadere malamente sulla poltrona di pelle rossa di fronte al grande letto.
"Occupati di lui" continuò calmandosi.
"E come? Non posso nemmeno tornare nel mio appartamento!"
Fece notare.
"Ho già provveduto a farti preparare la camera degli ospiti. Non tornare nel tuo appartamento e non farti vedere in giro."
"Quanto sono stato convalescente?"
"Quasi 5 giorni"
Annuì.
Uscì.

Bene era ufficialmente un potenziale senzatetto, aveva un mirino puntato sulla fronte e doveva occuparsi del guaio che aveva combinato.
Perfetto, no?

Min si svegliò lentamente.
Lo sguardo languido e il viso gonfio a causa della lunga dormita.

"Grazie al cielo sei sveglio" sussurrò lievemente.
Il suo sorriso era come un faro per i marinai in mezzo alla nebbia: una fonte di salvezza.

Si costrinse a mettere da parte questi pensieri, scuotendo la testa.

Hee si alzò.
"Vuoi qualcosa da mangiare? Hai sete? Ti sistemo il cuscino? Ti-"
"Sto bene così" lo bloccò il più grande.

"Come puoi stare bene? Ti ho visto... avevi una lamiera che ti trapassava il fianco da parte a parte... ti hanno meso una decina di punti...sei stato colpito in pieno dall'onda d'urto." Tremò.

Dagli errori s' impara... ForseOù les histoires vivent. Découvrez maintenant