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-------------------- 𝗞𝗮𝘁𝗹𝘆𝗻𝗻'𝘀 𝗣𝗼𝘃 --------------------

La partita era finita e i ragazzi si erano ritirati nello spogliatoio per farsi le docce e cambiarsi. Tutti tranne uno. Benjamin continuava a ronzarmi intorno e stava diventando peggio delle mosche. Sbuffai sonoramente mi alzai, dirigendomi verso l'uscita. Ne avevo abbastanza, non lo sopportavo più. La mia pazienza, per quanto immensa fosse, aveva un limite che Benjamin aveva appena oltrepassato. Ero anche sola, Isabelle mi aveva lasciata lì in balia del portiere che continuava a tediarmi da quando era uscito dallo spogliatoio.

« Potresti lasciarmi stare? Mio Dio basta! » pronunciai stanca, aprendo il cancello per uscire. Benjamin mi fermò e mi guardò.

« Che c'è? Non ho fatto nulla! » protestò lui e io sbuffai. Possibile che non se ne rendesse conto di quanto fastidioso fosse? Non resistevo più, avevo bisogno di tranquillità e solitudine.

« Mi stai assillando da più di venti minuti! » dissi, alzando il tono della voce. Lui sbuffò e roteò gli occhi. Diamine, avrei potuto commettere un omicidio. Strinsi un pugno e cercai di mantenere i nervi saldi altrimenti, a mali estremi, estremi rimedi. E poi qualche annetto in prigione non era nulla. Decisi di smettere di pensare ai macabri modi in cui avrei potuto uccidere Benjamin Price e concentrarmi su come fuggire. Stavolta non avevo scelta: dovevo andarmene e basta. Mi voltai, uscendo dal cancello verde e dirigendomi verso casa di Holly.

« Ehi! Dove stai andando? » mi domandò Benjamin, afferrando il mio polso destro. Cercai di liberarmi, lui non doveva toccarmi. Appena liberai il polso, me lo massaggiai e lo guardai storto. Mi aveva fatto male questo idiota. Rimasi in silenzio, con lui che mi guardava per avere una risposta dalla sua domanda.

« Non hai risposto alla mia domanda. » disse serio, come ovvio che fosse. Oh cielo, che il signore me la mandi buona! Un sonoro 'Tsk' lasciò le mie labbra e, a braccia conserte, incrociai il suo sguardo. 

« Se avessi voluto rispondere, avrei risposto. » risposi. Volevo tornarmene il prima possibile a casa di Holly e chiudermi nella stanza. Avevo bisogno di parlare con Alek e i nonni, volevo parlare con Michelle, con Napoleon e... con Pierre. Effettivamente, era da un po' che non lo sentivo e mi dispiaceva molto, si era creato un bel rapporto e gli volevo bene. Poi ripensai a quello che mi aveva detto il giorno prima della mia partenza.

« Katlynn. » secco, diretto. Aveva pronunciato il mio nome per intero, non aveva usato alcun nomignolo. Un brivido mi percorse la schiena, così impetuoso da paralizzarmi, le gambe si fecero molli, gli occhi si spalancarono, il cuore si bloccò. Perché aveva pronunciato il mio nome? Incrociai le sue iridi, percependo la tensione che si andava creando.

« C-che hai detto? » domandai come la stupida. Non poteva avermi chiamato per nome, lui non lo aveva mai fatto. Raramente aveva usato il mio nomignolo, Kat, ma il mio nome per intero non glielo avevo mai sentito pronunciare. O meglio, era la prima volta che glielo sentivo pronunciare da sobria. Quando la sera prima mi aveva riaccompagnata a casa e mi aveva chiamata "Katlynn", aveva percepito qualcosa di simile ma l'effetto che faceva da sobria era dieci volte più devastante. Perché reagivo così? Dopotutto era così che mi che mi chiamavo, era il mio fottuto nome. 

« Ho detto: Katlynn. È il tuo nome, no? » domandò lento, avvicinandosi a me. Il mio cuore era ripartito a mille e minacciava di saltare fuori dal mio petto e gettarsi tra le sue mani. Indietreggiai ma mi bloccò, afferrandomi per la vita. 

« Un nome davvero grazioso anche se non adatto a qualcuno di così... sensuale come te. Ma scommetto che sarebbe magnifico da pronunciare mentre mi doni piacere. » mi sussurrò. No. Era troppo. Sollevai la mano che in una manciata di secondi entrò in contatto con la sua guancia. Gli avevo tirato uno schiaffo in pieno volto che lo fece indietreggiare mentre si teneva la guancia. 

ALL'ULTIMO RIGORE (Prima Parte)Where stories live. Discover now