Capitolo 11- La Caccia

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Nick si tolse la maglietta, inginocchiato davanti a una betulla che aveva la corteccia bianca come il latte e decine di striature orizzontali scure. Quando era piccolo si soffermava spesso nei boschi a guardare le venature del legno, con suo padre che solitamente lo precedeva di una decina di passi, girandosi ogni tanto per controllare che fosse ancora lì, che non si fosse cacciato nei guai. Era sempre stato il suo angelo custode. Quando si fu sfilato i jeans e poi tutto il resto sistemò ordinatamente i vestiti, si mise in quadrupedia e chiuse gli occhi. Sapeva che Math era poco più in là, nella sua stessa posizione, modulando il respiro al medesimo modo e tenendo le palpebre serrate. Uno, due, respira. Uno, due, respira. Suo padre gli aveva insegnato questa tecnica per potersi concentrare sulla Trasformazione. Riusciva a sentire solo l'aria che lasciava i suoi polmoni uscendo dalla bocca e il cuore che gli batteva in petto, nonostante le chiome degli alberi fossero mosse da una brezza tutt'altro che silenziosa. La percepiva sulla pelle nuda, ma non ne era turbato. Qualche respiro ancora e il lupo sarebbe uscito fuori. Sì, ecco, era ora. Mentre le dita si accorciavano e la coda gli spuntava alla base della schiena sussultò appena, quando il suo bel viso si allungò in un muso affusolato quasi non gemette. Anni e anni di pratica gli erano serviti per ottenere una trasformazione pressoché inavvertibile. Il dolore non se ne sarebbe mai andato, ma non per questo aveva bisogno di gridare come un'ossesso. Lasciava che esso lo colmasse come un liquido che riempie una caraffa, con lentezza e silenziosità. Math invece lo si poteva udire a miglia e miglia di distanza, non si faceva problemi a far baccano durante la Trasformazione: ululava, ringhiava, si agitava tutto, grattava il terriccio con le unghie. Non sarebbe stato difficile individuarlo. Appurato che le sue zampe avevano una presa salda sul terreno Nick cominciò ad aggirarsi fra gli alberi col tartufo all'insù, in cerca del compagno. Come aveva previsto impiegò appena un paio di minuti a raggiungerlo, ma quello non gli parve molto felice di vederlo, a giudicare dal rantolo rabbioso che proveniva dal fondo della sua gola. Nick per gioco gli saltò quasi sul dorso, Math lo respinse con una zampata non proprio gentile, ma poi sbuffò dalle narici, rassegnato. Fu allora che iniziarono a correre. 

La Corsa non era paragonabile a nessun tipo di attività fisica umana. Era puro divertimento e adrenalina, gioco e gara, muscoli che si muovevano all'unisono, un turbinio di odori e sensazioni per cui in nessuna lingua esistono parole adatte a descrivere tutto questo. I due giovani lupi si rincorrevano facendo volare via le foglie secche sotto le zampe, fianco a fianco, con le lingue un po' penzoloni, eccitati. All'improvviso Math si immobilizzò, rischiando di far sbattere Nick contro il suo fondoschiena. Le sue orecchie si muovevano a destra e a sinistra come piccoli radar, nel tentativo di identificare un rumore poco lontano rispetto a dove si trovavano. Le schiacciò contro la testa e prese a latrare sommessamente mentre avanzava a passi lunghi. Quella tecnica intimidatoria evidentemente funzionò. Da un cespuglio basso sbucò fuori prima un muso bianco, poi un corpo snello e peloso, bianco e grigio, tutto tremante e che li fissava con due grossi occhi verdi. Lexie si rimise ben ferma sulle zampe, facendo di tutto per non apparire spaventata. Era solo la sua seconda Trasformazione quindi non si era ancora abituata a muoversi in quella forma, farsi vedere da qualcuno di loro non era nelle sue intenzioni, ma ormai il danno era fatto. Nick si avvicinò per annusarla ma lei si ritrasse con imbarazzo mugolando. Devi trasformarti spesso, ora più che mai: la frequenza delle trasformazioni ti permetterà di vivere una vita più normale, eviterai trasformazioni improvvise, così le aveva detto Sal. Se le cose stavano davvero così sarebbe stata disposta a trasformarsi ogni giorno o anche ogni ora, per questo si trovava lì. Correre insieme ad altri le avrebbe fatto bene, ma era subentrato un problema non indifferente: aveva di nuovo fame. Ci pensò il suo stomaco gorgogliante ad avvisarli. Math si guardò attorno poi fece cenno a Nick e Lexie di seguirlo. Si inoltrarono sempre più fra gli alberi, lasciando ogni tanto una traccia odorosa strusciandosi contro le cortecce o urinando su qualche radice. Lei si limitava a osservarli e a tenere l'andatura. La infastidiva non avere uno spettro completo di colori. Ai suoi occhi le foglie in terra sembravano tutte uguali, tutte gialline,  e l'ambiente sembrava fin troppo luminoso. 

Into the Den - LA SAGA DI STONE HALLWhere stories live. Discover now