quando sarò lontano

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Trovo la camera mia e di Riccardo. Poso il borsone e mi butto sul letto. Decido di aprire il mio laptop e guardare qualcosa su Netflix. Proprio quando ho scelto la serie tv, la porta della camera si apre.

"Comodo il letto?" mi dice Riccardo.

"Giudica tu." gli dico, facendogli spazio accanto a me. Mentre lui si sistema vicino a me, poso il laptop sul comodino e mi volto a guardarlo. Il ciuffo perennemente spettinato che gli cade sulla fronte gli copre leggermente gli occhi chiari...

"Si sta bene qui." mi dice guardandomi negli occhi.

"Si, si sta proprio bene..." lo sguardo mi cade per un attimo sulle sue labbra e prima che possa dire altro lui le poggia sulle mie. Il calore della sua pelle mi fa sentire al sicuro. Poggia una mano sulla mia guancia mi avvicina a sé. La distanza fra di noi diminuisce sempre di più finché lui non poggia la sua mano sul mio fianco scoperto. Sento la sua mano insinuarsi sotto la mia maglietta e...

"Ric..." mi stacco da lui e metto la mia mano sulla sua.

"Cosa c'è?"

"Niente è che io..."

"Non te la senti. Lo so" Si sistema di nuovo accanto a me e guarda dritto davanti a sé. Sembra seccato. "Non te la senti come non te la sei sentita un'altra decina di volte." dice in maniera risoluta.

"Cosa vorresti dire?"

"Andiamo Irene, stiamo insieme da quasi un anno e mi sembra che tu non voglia stare con me."

"Io voglio stare con te. Ma non mi sento pronta per..."

"Dì la verità, stai con me solo per esibirti, vero?" La sua affermazione mi spiazza.

"Cosa?!"

"Vuoi cantare con la mia band e stai con me solo per questo..."

"Okay, okay..." lo interrompo "Quello che dici non ha alcun senso e mi ferisce tanto."

"Irene aspetta..." Tende una mano verso di me, ma lo respingo.

"No, io" mi alzo dal letto. "penso che stanotte starò da qualche altra parte." Prendo il borsone e mi dirigo verso la porta.

"Se esci da quella porta non canterai con me al festival!" esclama. Mi blocco di scatto davanti alla porta e lo guardo.

"Fai sul serio?" gli dico, disgustata. Lui sembra riflettere meglio sulle sue parole.

"No, ascolta io..."

"Va bene così."

"Non dicevo sul serio."

"Vado a farmi un giro." dico. Esco dalla stanza, senza badare alle proteste di Riccardo, scendo giù per le scale ed esco dall'hotel. Mi sento umiliata, furiosa, ferita... Ho bisogno di spazio.

Come Stelle ad agosto || rovere ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora