La testa inizió a ruotare, emettendo suoni orribili.

Ruotò a destra.

Jonathan decise che fosse abbastanza per loro, afferrò i polsi agli altri due, ma non riuscivano a muoversi.

Ruotò ancora di più a destra.

Continuó a tirarli, ma non ne volevano sapere: la paura li teneva ancorati al pavimento.

Ruotó del tutto a destra.

Sembrarono accorgersi di ciò, ed entrambi fecero un passo indietro.

Ma scapparono solo quando, la figura, si mosse all'improvviso, salendo molto velocemente le scale.

Corsero per il corridoio, sentendo anche l'urlo del mostro alla loro spalle.

Riuscirono ad entrare nella camera, ed il corvino chiuse la porta, poggiandoci, poi, sopra la schiena.

Si sentì qualcosa andare a sbattere su di essa, provocando un'enorme rumore che li fece sobbalzare.

Poi niente.

Silenzio assoluto.

Kevin cadde a terra, facendo dei respiri profondi, Ginger si tirava i capelli e Jonathan rimaneva fermo sulla porta, pronto a bloccare un'altro assalto da parte dell'essere.

Tutto ciò era a dir poco terrorizzante.

E un'affermazione inizió a vorticale nella testa dei ragazzi: tutto quello era vero.

I rumori.

I mostri.

Il silenzio.

Le regole.

La morte.

Il sangue si geló nelle loro vene.

I ragazzi, poi, si guardarono tra di loro.

L'unico modo per confermare ciò, era solo uno: Clio.

Il riccio ingoió a vuoto, facendo poi un bel respiro: doveva controllare se c'era ancora l'essere, prima di poter uscire.

Continuò a bloccare la porta con le mani, per evitare sorprese spiacevoli.

Si abbassò per arrivare alla serratura e sbirciò fuori.

Niente.

Non c'era nessuno.

Si girò di nuovo verso gli altri, e scosse la testa.

Via libera.

Aprì la porta, prima di uscire, seguito a ruota da Ginger e Kevin, che camminavano uno affianco all'altra.

Il ragazzo dai capelli neri non riusciva proprio a capire come fosse possibile tutto quello: i fantasmi o i vari esseri soprannaturali non potevano essere reali.

Però, a quel punto, quell'essere non si poteva spiegare in altro modo.

Era l'unica spiegazione, a meno che non fossero impazziti del tutto.

Questa volta scesero le scale senza alcun problema o, meglio, senza alcun tipo di blocco.

Senza qualcosa che potesse distrarre la loro attenzione.

Attraversarono lo spazio che divideva le scale dalla porta, prima di fare un bel respiro.

Kevin aveva deciso di andare davanti e, sebbene fosse estremamente pallido, poggiò la mano sul pomello.

Il cuore non aveva mai battuto così forte.

Il respiro non era mai stato così irregolare.

Le mani non avevano mai tremato tanto.

Ingoiò a vuoto ed aprì la porta.

Osservò sotto shock ciò che c'era dentro, prima di indietreggiare, piegarsi in ginocchio ed iniziare a vomitare tutto ciò che si trovava nel suo stomaco.

Ginger sbirciò, prima di iniziare a piangere con una mano sulla bocca, per evitare di emettere anche un solo suono.

Il riccio era pietrificato, fermo, con lo sguardo fisso con tutto ciò che c'era all'interno di quel bagno.

Rosso.

Liquido.

Sangue.

Specchio.

Corpo.

Testa.

Fune.

Silenzio.

Le vene gelarono nel suo corpo, ancora di più di poco prima, durante il quale voleva solo farla finita.

Ma, in quel momento, la vita finita era di qualcun'altro.

Clio.

Clio era evidentemente morta in modo assolutamente impossibile, strano e orribile.

Anche se orribile non poteva riassumere il significato di tutto ciò che c'era in quella stanza.

Terrificante.

Da voltastomaco.

Ecco: secondo Jonathan era l'insieme di tutto ció.

Il lampadario che si trovava attaccato al soffitto aveva attaccato una corda, una fune che proseguiva verso il basso.

Il cappio passava per il collo della testa della corvina che era penzolante e staccata dal resto del corpo.

Quest'ultimo era eretto, difronte allo specchio, macchiato di sangue.

Solo il braccio destro era piegato: la mano era alzata ed era posizionata come se stesse chiedendo silenzio, su delle labbra invisibili, anche perchè la testa non era attaccata al collo.

E da questo il sangue continuava ad uscire: il taglio netto era a dir poco spaventoso.

Il pavimento era sporco solo ed unicamente sotto il corpo della ragazza, poi, per il resto, era completamente pulito.

Lo specchio, anche, era sporco.

Una scritta rossa come il sangue fece ingoiare a vuoto il ragazzo riccio.

Nel mentre la lesse, si fecero le due di notte.

"Shhh."

The Game of SilenceWhere stories live. Discover now