04:00

83 8 2
                                    

Jonathan e Kevin erano seduti uno affianco all'altro sul divano.

Erano entrambi scossi e, certo, non sarebbero andati a levare la ragazza da appesa alla corda.

La paura era davvero troppo forte per loro.

Non sarebbero mai riusciti a vincerla.

Il silenzio era parte della casa, e si fondeva velocemente con essa.

Sebbene il tempo sembrava che passasse velocemente, era anche vero che un secondo alcune volte sembrava durare anni interi.

Erano le tre di mattina.

Mancavano ancora due ore.

Due ore nelle quali uno strano essere dagli occhi rossi sembrava continuare a divertirsi con loro.

Come se fossero pupazzi inanimati.

Come se non fossero assolutamente niente.

Come se non fossero vivi.

Come se non provassero dolore.

Come se non provassero paura.

Come se fossero stupidi giocattoli.

Alla fine non erano loro che stavano giocando al gioco del silenzio.

Alla fine era il demone a giocare con loro.

Alla fine era Yusseruf a giocare con loro.

Sentirono dei passi veloci provenire dalle scale che davano al piano superiore e, con gambe tremanti, si alzarono dal divano, mettendosi dietro a esso.

Volevano nascondersi da chiunque stesse arrivando.

Da chiunque voleva farli urlare.

Da chiunque voleva il loro male.

Quando i passi finirono, il silenzio tornò.

Peccato che, quando Jonathan si affacciò lievemente da dietro il mobile, i suoi occhi incontrarono la figura della rossa che, tremando a sua volta, si guardava attorno alla ricerca degli altri rimasti.

Lui scosse la testa, facendo muovere i suoi ricci neri su di essa, prima di afferrare la mano del biondo e farlo uscire fuori dal nascondiglio assieme a sè.

Vide come la ragazza dai capelli rossi si gettò tra le braccia di Kevin, che la accolse generosamente stringendola a sè proprio come fosse un peluche.

Riusciva a vedere e a percepire il legame che univa i due amici: era solido e anche abbastanza intimo.

Sapeva che i due si conoscevano da quando erano piccoli, che avevano continuato a stare insieme anche dopo le medie, dopo le quali, appunto, hanno preso direzioni diverse: mentre il ragazzo dai capelli biondi voleva diventare un bravissimo psicologo prendendo lo Scienze Umane, la ragazza decise di dare un senso alle sue doti canore e andare al Musicale.

La loro fortuna era che la scuola era una unica per tutte e due, quindi non dovevano essersi separati più di tanto.

Doveva ammetterlo, Jonathan: era abbastanza geloso della loro complicità.

Aveva avuto una cotta per Kevin dalla prima superiore, da quando li misero vicini di banco e da quando condivisero il libro di testo: in quel momento, ecco che scoccò la scintilla.

Era attratto come una calamita da quei profondi occhi scuri, da quelle guance morbide, da quella pelle pallida, da quelle labbra sottili e rossee, che aveva appena avuto la fortuna di baciare, e del suo piccolo naso appuntito e per la maggior parte del tempo rosso, a causa delle sue numerose allergie o del freddo che spesso provava.

The Game of SilenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora